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Dopo la strage di Cana, Israele decide di sospendere i bombardamenti per 48 ore, ma la guerra non è finita

31 luglio 2006

...Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora».
La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare» e le riempirono fino all'orlo.
Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola».
Ed essi gliene portarono.
E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono»... [Giovanni 1:1-12]

La notte scorsa a Cana, cittadina nel sud del Libano, è piovuta una pioggia di bombe ad alta precisione: obiettivo un edificio di tre piani che è venuto giù come un castello di carte.
Dentro si erano rifugiate da giorni molte famiglie spaventate dal conflitto. Sotto le macerie, una ottantina di cadaveri, 37 sono bambini (quindici di loro erano disabili).
E' stata questa la strage che ha segnato per sempre questa data e questa guerra. Per tutta la giornata il mondo è stato colpito e travolto dalle immagini dei soccorritori che scavavano tra le macerie e sollevavano corpi di bambini e bambine, li portavano via a braccia, li mostravano urlando e chiedendosi perché.

Il perché, dal loro punto di vista, l'hanno detto gli israeliani. Alla radio militare, fin dalle prime ore del mattino, un alto ufficiale dell'aviazione ha spiegato che da quel palazzo, nei giorni scorsi erano stati sparati diversi razzi katyuscia verso le città israeliane di Maalot e Kiryat Shmone (Galilea). E, in serata, durante la seduta urgente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, l'ambasciatore israeliano al Palazzo di vetro, Dan Gillerman aveva detto che ''Cana è un covo di hezbollah''. Aveva anche aggiunto che Israele è profondamente colpito da questa tragedia ma che gli Hezbollah ne portano la totale responsabilità.
Poco più tardi, la Fox Tv ha mostrato un filmato che dimostrerebbe la tesi dei missili lanciati da quell'edificio: è un video notturno soffuso di luce verde, si vede il palazzo e si vedono degli oggetti volanti che potrebbero essere missili che partono dai due lati.
Ma allora, perché in quel palazzo erano rifugiati donne e bambini?
Perché questa strage degli innocenti?
Israele agita la tesi secondo la quale gli hezbollah userebbero ''attirare'' civili inermi nelle loro basi per farne scudi umani e per usare le vittime come propaganda quando Israele reagisce. Cosa anche possibile ma che non risponde alle domande di fondo che si pone l'intera (e inorridita) comunità internazionale: i generali dell'aviazione israeliana sapevano (o immaginavano) che in quell'edificio si nascondevano dei civili inermi? E se sì, perché hanno deciso di bombardarlo?

Il mondo islamico ha già deciso che Israele ha la piena responsabilità della strage e che Onu e Stati Uniti sono corresponsabili per non aver fatto abbastanza per fermare gli attacchi decisi da Olmert. Da qui le manifestazioni culminate con l'assalto alla sede dell'Onu a Beirut, di qui, anche le richieste di tutto l'occidente per un ''immediato cessate il fuoco'' e l'appello rivolto da un frustratissimo Kofi Annan al Consiglio di Sicurezza per una ''pesante condanna'' di Israele.
Il primo ministro libanese Fuad Siniora ha chiesto una ''tregua immediata e incondizionata'' dopo aver appreso del tragico bombardamento. Siniora ha definito Israele ''criminale di guerra'' e ha aggiunto che non parteciperà a nessun negoziato se non ci sarà un cessate il fuoco. Il primo ministro ha inoltre elogiato il capo degli Hezbollah e ha salutato ''i martiri che cadono difendendo il Libano''.

Il paese di Cana era già stato pesantemente segnato dalla guerra tra Israele ed Hezbollah nel 1996. Il 18 aprile di quell'anno, infatti, durante l'operazione ''Furore'' condotta dall'esercito israeliano contro i guerriglieri sciiti, venne bombardata dall'artiglieria israeliana una vicina base del contingente dell'Onu (Unifil) dove avevano trovato rifugio centinaia di civili. In quel caso i morti furono oltre 107, poi sepolti in una fossa comune al centro del villaggio, dove è stato in seguito eretto anche un monumento. Altre 800 persone rimasero ferite.
''Non vogliamo un'altra Cana'', aveva urlato appena dieci giorni fa un portavoce del contingente dell'Onu (Unifil) dispiegato al confine tra Libano e Israele, che ancora una volta si è venuto a trovare al centro del fuoco incrociato di soldati israeliani e guerriglieri hezbollah. Le sue parole hanno purtroppo trovato drammatica conferma, ma non è stata ''un'altra'', è stato di nuovo ''a Cana'', un villaggio che dovrebbe evocare memorie bibliche, e non immagini di poveri innocenti fatti a pezzi da una violenza inaudita.

Dopo di allora Cana è stata peraltro al centro anche di un altro e ben diverso conflitto tra Israele e Libano, quando una archeologa israeliana ha affermato di avere trovato vicino alla cittadina di Kafr Kanna il sito dove, stando al Vangelo di Giovanni, Gesù realizzò il suo primo miracolo, quello di trasformare nel corso di un banchetto di nozze l'acqua in vino. Fino ad allora si era ritenuto che il luogo del miracolo fosse la sfortunata cittadina in Libano. Ma questa è un'altra storia.

48 ore di stop, ma la guerra non è finita
Dopo il deplorevole fatto successo nella città di Cana, Israele ha accettato di sospendere per 48 ore i raid aerei sul Libano meridionale, in modo da consentire di far luce sulla strage. A dare la notizia, a Gerusalemme, è stato un portavoce del Dipartimento di Stato, Adam Ereli, dopo i colloqui che il segretario di Stato Condoleezza Rice ha avuto con le autorità israeliane.
La sospensione dei raid fino alla mezzanotte di martedì è l'effetto della pressione esercitata dalla stessa Rice sul governo israeliano.
Si parla di stop, e non di tregua. Questa parola, infatti, avrebbe un diverso peso politico dato che Israele subordina il cessate il fuoco al disarmo di Hezbollah. Israele si coordinerà con le Nazioni Unite per dare una finestra di 24 ore agli abitanti del Libano meridionale affinché possano lasciare la regione se lo desiderano. Israele si riserva il diritto di riprendere i raid in ogni momento, se nota attività in preparazione di attacchi contro il suo territorio.
E a poche ore dall'inizio della tregua, che il ministro degli Esteri italiano, Massimo D'Alema, ha definito ''uno spiraglio di luce'', Condoleezza Rice si dichiara ottimista sul fatto che entro la settimana si possa arrivare a una soluzione definitiva del conflitto. Israele, invece, è tornato a precisare che il cessate il fuoco non significa che sia terminata o stia per terminare la guerra contro i guerriglieri sciiti di Hezbollah.

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31 luglio 2006
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