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Dopo la strage di Capaci e prima della strage di via D'Amelio

Giovanni Brusca al 'processo Mori' a Palermo: "Totò Riina mi parlò della trattativa dopo la strage di Capaci"

10 ottobre 2011

E' ripreso questa mattina al tribunale di Palermo il processo al generale del Ros Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu sono imputati per la mancata cattura di Bernardo Provenzano nell'ottobre del 1995. Di fronte alla corte, in videocollegamento, l'ex boss Giovanni Brusca.
Già ascoltato nell'ambito di questo processo lo scorso maggio, Brusca aveva chiesto di essere risentito per fornire nuovi particolari che aiuterebbero a datare con esattezza la consegna del "papello" contenente le condizioni poste da Totò Riina per la presunta trattativa tra Stato e mafia.

"Totò Riina mi parlò del papello e della trattativa, per la prima volta, certamente prima della strage di via D’Amelio". Questo è quanto ha ribadito Giovanni Brusca. Il collaboratore che, correggendo una prima versione, aveva già anticipato la trattativa ai giorni che intercorsero tra l’eccidio di Capaci e quello di via D’Amelio, ha voluto aggiungere nuovi particolari sul punto. "Dopo l'audizione del 18 maggio sono tornato in cella e ho ricordato come sono andati i fatti. Incontrai Riina a casa di Girolamo Guddo e lì, dopo esserci appartati per una decina di minuti, mi disse: 'finalmente si sono fatti sotto, gli ho consegnato il 'papello' con le richieste scritte. In quella occasione me ne parlò per la prima volta. Sempre allora si vantava del fatto che erano stati mobilitati anche i servizi segreti anche se non era così". "Ricordo adesso che l'incontro con Riina avvenne prima del 16 luglio quando andai a casa di Salvatore Biondino, il suo autista, per chiedere una cortesia. In quell'occasione Biondino mi disse: 'siamo sotto lavoro' e tre giorni dopo (dopo la strage di via D'Amelio ndr), capii di che cosa si trattava".

Questa è la cronologia dei fatti ricostruita da Brusca: Riina, tra fine giugno e inizi luglio del 1992, a margine di un summit di mafia a casa del mafioso Girolamo Guddo gli avrebbe detto che "lo Stato finalmente si era fatto sotto e che lui gli aveva dato un papello con una serie di richieste scritte". Successivamente Brusca e il capomafia corleonese si sarebbero visti in un'altra occasione per programmare un duplice omicidio ma non sarebbero tornati a discutere del papello. Il 16 luglio del '92, tre giorni prima dell’omicidio di Borsellino, Brusca avrebbe incontrato il boss Salvatore Biondino che gli avrebbe accennato ad un "lavoro da compiere". Il pentito avrebbe poi capito che si riferiva alla strage di via d’Amelio. Sempre in quella occasione, Biondino gli riferì da parte di Riina di sospendere i preparativi di una serie di attentati progettati a politici come l’ex ministro Calogero Mannino. Infine Brusca ha ricordato di avere rivisto Riina a metà agosto del '92.
Il pentito ha voluto ricordare la scansione temporale di quei mesi a riprova del fatto che di trattativa si parlò prima dell'eccidio di via D’Amelio. In occasione dell'incontro di agosto, a cui erano presenti anche i boss Vincenzo Sinacori e Leoluca Bagarella, sarebbe venuta fuori l'esigenza "di dare un altro colpetto per far tornare qualcuno a trattare".

"L'altro colpetto" sarebbe dovuto essere la "vendetta contro i carabinieri". "Io non avevo saputo nulla dell'attentato allo stadio Olimpico di Roma che la mafia voleva organizzare fino a quando Gaspare Spatuzza non mi disse che era in preparazione una 'vendetta contro i carabinieri'. Non so il motivo. Non ricordo altro", ha detto Brusca.
Già in passato Brusca aveva parlato del fallito attentato all'Olimpico ma solo oggi ricorda che era stato il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza a parlargli della bomba che avrebbe dovuto uccidere decine di carabinieri in servizio allo stadio. In altri processi Brusca aveva ribadito che l'attentato all'Olimpico si sarebbe dovuto eseguire "contro i carabinieri", perché era "una vendetta per chi non aveva mantenuto le promesse". Oggi ha spiegato di avere appreso da Spatuzza "del particolare della vendetta contro i carabinieri".

Al termine dell'udienza, il pm Antonino Di Matteo ha chiesto l'acquisizione di numerose circolari riservate del ministero dell'Interno scritte tra il 14 gennaio e il 31 marzo 1992 su "intensi allarmi per una campagna terroristica contro esponenti politici" dell'epoca. In particolare, il pm ha chiesto al Tribunale di acquisire le circolari, tra cui telegrammi, fonogrammi e altri documenti sulla "possibile campagna di destabilizzazione con attentati nei confronti di esponenti politici".

Nel 1996 Brusca, dopo avere deciso di collaborare con i magistrati, disse ai pm che tra gli obiettivi di Cosa nostra c'erano anche esponenti politici, tra cui esponenti del governo, "come Calogero Mannino e Carlo Vizzini". Il pm parla, quindi, di esponenti politici nel mirino tra cui "personaggi dell'allora Dc, Psi e Ds". Sempre oggi il pm ha chiesto di produrre diversi articoli di stampa "successivi all'entrata in vigore del decreto del 41 bis", cioè il carcere duro per i boss, scritti tra l'8 giugno e i primi di luglio del '92.

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign]

 

 

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10 ottobre 2011
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