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Dopo la tragedia di Favara

Prime demolizioni nel luogo dove sabato scorso due sorelline sono rimaste vittime del crollo della propria casa

25 gennaio 2010

Già ieri erano migliorate le condizioni di salute di Giovanni, il bambino di undici anni sopravvissuto sabato mattina al crollo della sua casa, nel centro di Favara (AG), che ha provocato la morte delle sue due sorelline ed il ferimento dei genitori (LEGGI).
Il bambino si trova ricoverato nel reparto di Chirurgia pediatrica dell'Ospedale dei bambini di Palermo, dov'è stato trasferito sabato sera in eliambulanza da Agrigento. Il dottor Franco Carolina, aiuto primario, ha sciolto la prognosi dopo avere visitato il piccolo che presenta solo una contusione alla gamba destra dovuta al "trauma da schiacciamento". "Continueremo a monitorare i valori emato-chimici - ha spiegato il medico ai cronisti - ma le condizioni di salute del bimbo sono buone e contiamo di dimetterlo al più presto".
Il piccolo Giovanni, assistito da un familiare perché i genitori sono ancora sotto controllo nell'ospedale di Agrigento, ha ripreso a parlare e sta lentamente superando lo choc dovuto alla perdita delle sorelline.
Giuseppina Bello e Giuseppe Bellavia, i genitori di Marianna e Chiara Pia, sono stati dimessi dall'ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. I coniugi hanno riportato solo delle ferite superficiali e per 24 ore sono stati tenuti sotto osservazione.
Intanto, le salme delle due sorelle, di 14 e 3 anni, sono state restituite ai parenti. Per domani sono previsti, al cimitero comunale di piano Traversa a Favara, i funerali.

"Chiara sta meglio?" di Laura Anello (www.lastampa.it) -  "Dov’è Chiara, sta meglio?". Giovanni, 11 anni, non sa ancora che la sorella piccola non c’è più, che quel fagotto tirato fuori l’altra mattina dalle macerie della sua casa a Favara, con addosso il pigiama, ha smesso di respirare dopo qualche minuto. "L’ho sentita piangere, è viva", ha detto ai familiari quando è stato portato in ospedale. Nessuno ha avuto il coraggio di togliergli questa illusione. Sa di Marianna, la sorella più grande, 14 anni, trovata morta per prima sotto un metro di tufo e mattoni, ma si abbarbica al pensiero di Chiara per andare avanti.
Era con lei alle sette del mattino, al momento nel crollo, giocavano nei loro lettini al primo piano della casupola, si stiracchiavano e si facevano il solletico mentre Marianna e i genitori facevano colazione in cucina al pianterreno. Li hanno trovati accanto, quasi abbracciati. Il ragazzino salvato dal guanciale che gli è finito sulla testa e ha attutito il colpo, la bambina in fin di vita. Lui adesso è sdraiato in un letto nella prima stanza al quarto piano dell’ospedale dei Bambini di Palermo, reparto di Chirurgia pediatrica.
Sta abbastanza bene, lascerà l’ospedale entro quattro o cinque giorni. "Ho fame, quando si mangia?", continua a dire, digiuno com’è da un giorno per gli accertamenti medici. "È un gran mangione - dice la zia Concetta, sorella della madre, che lo segue come un’ombra - erano mangioni tutti e tre". In reparto rassicurano: "Ha soltanto una sindrome da schiacciamento alla gamba sinistra - dice un medico, Franco Carolina - cosa che può scatenare la messa in circolo di sostanze tossiche a carico del rene. Per questo lo terremo sotto osservazione per qualche giorno, ma non c’è niente di cui preoccuparsi. Niente fratture, niente lesioni interne". Per le sorelle, domani, i funerali, dentro bare bianche.
È magro, Giovanni, sdraiato nella penombra di una stanza a due letti, con gli occhi sgranati verso la porta, pronto a cogliere ogni segnale che arrivi dal corridoio. La madre, Giuseppina Bello, è stata dimessa dall’ospedale di Agrigento, ma ha la testa e la spalla ferite e doloranti, non se l’è sentita di venire fin qui. Il padre, Giuseppe Bellavia, la faccia del dolore, un braccio fasciato e appeso al collo, un cappello calato su un occhio nero, arriva alle quattro del pomeriggio e si infila in corsia senza dire una parola. È il primo abbraccio con il figlio, forte e lungo, dopo la mattina della tragedia.
Nel cuore il bambino ha un dolore grande ma anche un piccolo rammarico, quello del suo cellulare perduto nel crollo, l’unico tesoro di chi di giocattoli e gadget ne ha visti pochi. "Dopo avere chiesto di Chiara, è la prima cosa che ha detto per telefono ai genitori quando li ha sentiti - racconta Maria, altra sorella della madre - Loro lo hanno rassicurato, gli hanno detto che ne compreranno uno nuovo, ancora più bello, di non pensarci più". Era tutto il suo orgoglio, e lo prestava anche a Chiara, che a tre anni era bravissima a mandare messaggi con le faccine sorridenti.
Con quello, con il suo cellulare, sembrava che avesse chiesto aiuto da sotto le macerie, che avesse perfino parlato, indirizzato i soccorritori. "Non è andata così - spiegano i familiari - siamo stati noi a chiamarlo al telefonino quando la casa è crollata, speravamo di sentirlo rispondere visto che ce l’aveva sempre addosso, che non se ne separava mai. Invece non suonava nemmeno".
Famiglia povera, poverissima, e già colpita dal dolore. Un’altra sorella della madre – racconta Concetta – ha perso pure lei due figli: una bambina, neonata, per un rigurgito di latte, e un bambino di sei anni, nel 2005, per un incidente in macchina. "Di disgrazie non ce ne sono mancate", dice asciugandosi gli occhi. Giovanni ha dalla sua la forza dell’età, della vita che chiama.
È dispiaciuto per la sconfitta della Juve, sua grande passione. Vorrebbe una maglietta bianconera. Qualcuno in reparto pensa già di regalargliela.

"Una tragedia per tutta la nostra città", questo il commento all'Adnkronos del sindaco di Favara Domenico Russello. "Proclameremo il lutto cittadino - ha aggiunto - e non possiamo che unirci al dolore dei parenti delle piccole". "Non mi risulta - ha poi precisato - che nei mesi scorsi la famiglia avesse presentato domanda per un alloggio popolare e per questo non è neanche presente in graduatoria. Ora siamo al lavoro con 4 unità di tecnici che stanno effettuando sopralluoghi sul luogo del crollo e probabilmente 4-5 famiglie che vivevano accanto alla palazzina verranno fatte sgomberare e trasferite e assistite in alcuni istituti di accoglienza di Favara".

Le prime demolizioni e l'inchiesta della Procura - Da ieri è in corso una verifica sugli edifici circostanti alla palazzina crollata da parte dei funzionari dell'Ufficio tecnico comunale di Favara, del personale della Protezione civile, della polizia municipale e dei Vigili del fuoco di Agrigento. Sopralluoghi sono stati compiuti, nelle strade parallele e perpendicolari alla via del Carmine, dove sabato mattina si è sbriciolata la palazzina di tre piani provocando la morte di due bambine. Le indagini statiche, per appurare se ci siano rischi per la pubblica incolumità, stanno riguardando almeno una ventina di immobili.
In seguito alle verifiche sono state demolite una palazzina disabitata e pericolante all'angolo fra le vie del Carmine ed Umberto e altre, con molta probabilità, verranno buttate giù. In quella zona di Favara, detta "del calvario", erano già cadute le case adiacenti a quella caduta sabato. La palazzina della famiglia Bellavia era composta da un magazzino sotterraneo, un pianterreno e due piani superiori.
Maurizio Cimino, della Protezione civile regionale, che si è subito recato sul luogo del crollo, ha sostenuto che la casa era inagibile e che alcune opere di consolidamento effettuate sui piani superiori hanno reso ancora più critica la situazione. "Le fondamenta marce - ha spiegato - non hanno più retto e la casa si è accartocciata su se stessa".
Intanto sull'accaduto è stata aperta un'inchiesta. La Procura di Agrigento ha costituito un pool di magistrati per coordinare le attività di indagini. L'inchiesta punta a verificare l'emissione di ordinanze di sgombero nella zona, la lista di assegnazione di alloggi popolari e lo stato delle case dell'Iacp non assegnate. Il pool è composto dal procuratore capo Renato Di Natale, l'aggiunto Ignazio Fonzo, e dai sostituti Lucia Brescia e Giacomo Forte.

Il paradosso: un'impresa edile ogni 40 abitanti - Il comune di Favara ha forse la più alta percentuale di imprese edili rispetto agli abitanti in Italia. E' uno dei paradossi che emerge dopo la tragedia di sabato. "A Favara - dice Mario Filippello, segretario regionale della Cna Sicilia - ci sono più di 900 imprese ma non si riescono a recuperare gli immobili a rischio". "In pratica - aggiunge - considerando che a Favara ci sono 35 mila abitanti, c'é un'impresa iscritta alla camera di commercio ogni 40 abitanti. E' una situazione emblematica, che dimostra l'incapacità, in Sicilia, di creare lavoro anche quando l'offerta - e la necessità di intervenire - non mancano. Tanto è vero che appena una quarantina di queste imprese opera nel territorio comunale".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA, La Stampa.it, La Siciliaweb.it]

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25 gennaio 2010
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