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Dopo Ruby, Iris...

Come se non ne avessimo ancora abbastanza adesso spunta il "caso Iris", un'altra minorenne

28 gennaio 2011

6 gennaio 2011. "Quella sera eravamo una ventina di ragazze a cena, molte straniere, e c'era il presidente, c'era Emilio Fede e c'era il cantante napoletano Apicella... Dopo la cena il presidente ha detto "Ora andiamo tutti a ballare in discoteca", ha usato anche il termine Bunga Bunga, ma io non so cosa significhi. (...) Mentre noi ballavamo, il presidente e Emilio Fede erano seduti e guardavano (...) alcune delle ragazze che facevano lo spogliarello e che erano poi nude si avvicinavano al presidente, che gli toccava il seno o le parti intime o il sedere (...) Io non ho avuto il coraggio di fare una cosa del genere perché sono timida e quindi non mi sono spogliata, né mi sono fatta toccare dal presidente. Avevo saputo da Aris che alle ragazze venivano date dal presidente delle buste contenenti denaro. Aris mi ha confidato di avere ricevuto molte volte delle buste contenenti denaro dal presidente, perché Aris mi aveva detto di essere andata a letto col presidente in più occasioni... mi diceva però che andare a letto col presidente era stressante. Stressante, sì, perché mi diceva che durava un bel po' perché il presidente aveva rapporti sessuali non solo con Aris, ma contestualmente anche con altre donne. Io sapevo che cosa mi sarebbe potuto capitare, cioè di fare sesso col Cavaliere anche in presenza di altre donne, ero preparata psicologicamente, ma quando sono arrivata lì è prevalsa la mia timidezza. E poi, vedendolo di persona sinceramente, nonostante il denaro che avrei potuto ricevere, io sinceramente non me la sono sentita". [N. T., ultima testimone del "caso Ruby"]

Dalla documentazione trasmessa dalla Procura di Milano alla Giunta per le autorizzazioni della Camera sul caso Ruby, risulta che la brasiliana Iris Berardi sarebbe stata presente due volte alle feste nelle residenze del presidente del Consiglio prima del compimento della maggiore età. Questa circostanza era già emersa nei giorni scorsi, dopo la notifica dell'invito a comparire a Silvio Berlusconi, ma fonti della procura avevano escluso indagini relative a una minorenne che non fosse Ruby. E in effetti la procura sottolinea che per quanto riguarda la presunta presenza nella villa di Arcore di un'altra minorenne "non c'è alcuna iniziativa a riguardo", cosi come non è stata fatta alcuna riqualificazione del reato per gli indagati, Silvio Berlusconi, Nicole Minetti ed Emilio Fede.
"Nessuna iniziativa", inoltre, è stata presa dai magistrati milanesi in relazione all'eventuale contestazione del reato di subornazione dei testimoni ai legali del premier, Niccolò Ghedini e Piero Longo, per i verbali difensivi trovati in possesso di alcune ragazze perquisite nell'ambito dell'inchiesta. Durante le perquisizioni del 14 gennaio, la dominicana Marysthell Polanco era in possesso non del proprio verbale difensivo, ma di quello contenente le dichiarazioni di un'altra delle ragazze di Arcore, Barbara Guerra. Circostanza che potrebbe suggerire l'idea che le testimoni a favore di Berlusconi si siano passate atti d'indagine per 'conoscere' le rispettive versioni. E il compagno di Marystelle Garcia Polanco, Ramirez De La Rosa, è stato condannato dal gup di Milano con rito abbreviato a 8 anni di carcere e 120 mila euro di multa per detenzione e spaccio di stupefacenti: era stato arrestato in flagranza dagli uomini del Goa mentre cedeva 100 grammi di stupefacente a un'altra persona che ha patteggiato la pena a 3 anni e 4 mesi. Al momento del fermo, avvenuto il 3 agosto 2010, De La Rosa ha spiegato che l'automobile su cui viaggiava quel giorno, una mini-cooper, gli era stata prestata dalla Polanco. Nascosti in un box di via Olgettina le forze dell'ordine avevano trovato 12 chili di droga.

Prosegue intanto il lavoro dei pm Ilda Boccassini, Antonio Sangermano e Pietro Forno, impegnati a preparare la richiesta di giudizio immediato a carico del premier. "Tutto procede nei tempi stabiliti", fanno sapere. La richiesta di immediato per il premier dovrebbe essere depositata entro un paio di settimane, massimo a metà febbraio. Nel frattempo, si stanno analizzando gli appunti manoscritti trovati in possesso di Ruby. "Li stiamo valutando, bisogna vedere - spiega una fonte - se quello che uno scrive poi corrisponde alla realtà".
E dopo le intercettazioni trapelate da cui emergeva la rabbia di Nicole Minetti nei confronti del premier (Silvio "è un pezzo di m..", "non me ne fotte un c... se lui è il presidente del Consiglio. È un vecchio e basta (...) non mi faccio prendere per il culo. Si sta comportando da pezzo di m... pur di salvare il suo culo flaccido". "A lui fa comodo mettere te e me in Parlamento perché dice 'bene me le sono levate dai coglioni, lo stipendio lo paga lo Stato'"), il consigliere del Pdl alla Regione Lombardia si è difesa in un'intervista sul "Corriere della Sera": "Non mi ricordo di aver detto cose di quel genere e se l'ho fatto era solo lo sfogo in un momento di rabbia". E ha aggiunto: "Io non ci sto a fare la figura della maitresse da quattro soldi". Quanto all'intervento di Berlusconi all''Infedele' in sua difesa, Minetti ha rivelato: "Mi sono commossa, avrei voluto ringraziarlo perché è stato un bel gesto da parte sua".
Intanto il direttore del Tg4 Emilio Fede "dopo avere preso visione dei verbali di interrogatorio dell'inchiesta sulle cene ad Arcore, ha affidato ai propri legali il compito di sporgere querela nei confronti del brigadiere capo dei carabinieri Luigi Sorrentino (in servizio presso l'ufficio scorte) ritenendo le affermazioni di quest'ultimo non corrispondenti al vero e lesive della propria dignità umana e professionale". Lo ha annunciato in un comunicato lo stesso Fede sottolineando inoltre che "nei fatti il signor Luigi Sorrentino non è mai stato autista di Emilio Fede. Nei fatti: Emilio Fede non è mai rientrato alle 4 del mattino, come invece racconta il capo scorta. Nei fatti: mai Emilio Fede  ha utilizzato la scorta per accompagnare ragazze a casa". "Al tempo stesso, Emilio Fede ha invitato i vertici dell'arma dei carabinieri ad accertare se il racconto di Luigi Sorrentino corrisponda, oppure no, alla verità", conclude la nota.

Sul fronte più strettamente politico, il segretario del Pd Pierluigi Bersani parla di "una situazione ormai insostenibile" e lancia un appello a chi, "anche nel centrodestra, ha a cuore gli interessi fondamentali della nostra casa comune", per "indurre Berlusconi a fare un passo indietro".
Il Pd ha chiamato in causa anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni: "Qualche giustificazione dovrebbe darla", ha chiesto Donatella Ferranti, intervenendo in Giunta per le autorizzazioni. "Quello che Berlusconi ha fatto con Ruby - ha spiegato - non è una cosa occasionale. A distanza di sei mesi, da palazzo Grazioli, nel dicembre 2010, ha chiamato Marysthelle Polanco e gli ha dato il numero del prefetto di Milano. Quindi, è abitudine del premier fare pressione sui funzionari della Stato". Inoltre, facendo riferimento al contenuti degli atti della Procura, la Ferranti ha chiesto un intervento del Viminale sul punto relativo alla scorta: "Emerge che da anni vengono utilizzate per accompagnare a case le ragazze". E una richiesta in tal senso viene anche dall'Idv con Luigi De Magistris.

Ieri la Giunta per le autorizzazioni della Camera ha votato la proposta del Pdl di restituire gli atti alla procura di Milano sul caso Ruby. I "sì" sono stati 11, 8 i "no". Un risultato che il presidente della giunta, Pierluigi Castagnetti, ha commentato così: "La maggioranza ha ritenuto di eccepire la competenza della magistratura di Milano ma poi decide il Parlamento".
L'opposizione ha votato no e ha preannunciato una serie di relazioni di minoranza da parte di Pd, Udc e Idv. "La Giunta si è espressa per la restituzione degli atti per incompetenza - ha spiegato Castagnetti -. Si tratta di una proposta che verrà discussa in aula, la decisione poi spetterà all'assemblea. La maggioranza ha ritenuto di eccepire la competenza dei magistrati di Milano, deciderà il Parlamento".
Il voto della Giunta è figlia di "una valutazione finale frutto del confronto", ha sottolineato, al termine della riunione dell'organismo parlamentare, Antonio Leone, il relatore di maggioranza sulla cui proposta si è votato. "Non c'è stata alcuna smentita della prima relazione - ha aggiunto Leone -. Alla fine si è deciso di restituire gli atti perché c'è una grossa possibilità che il reato sia di competenza del Tribunale dei ministri. Io non ho ritirato, nella mia relazione, le considerazioni sul 'fumus persecutionis', ma noi non siamo qui per stabilire se Berlusconi è colpevole o innocente".
Il cambio di linea della maggioranza è stato formalizzato ieri in seguito alla proposta lanciata da Maurizio Paniz e fatta propria dal relatore Leone. La decisione di sollevare la questione del conflitto di attribuzione è incentrata sul fatto che il premier telefonò in Procura convinto di intervenire per la nipote di Mubarak.
Critico il Pd. "E' passata la forza dei numeri, non quella della ragione. Perché si tratta di una proposta illegittima", ha commentato la capogruppo Marilena Samperi. "Ci saranno delle relazioni di minoranza, il Parlamento discuterà, noi faremo la nostra parte", ha aggiunto sottolineando che le due assenze dell'opposizione in Giunta al momento del voto "non sono state determinanti".
Anche le altre opposizioni sono state critiche. Antonio Di Pietro attacca: "Siamo al golpe. Solo in un Paese antidemocratico il Parlamento si sostituisce alla magistratura per decidere la competenza". Per Federico Palomba dell'Idv, "la maggioranza ha cambiato le carte in tavola, è un colpo di mano".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

- "E' tutto scandaloso..." (Guidasicilia.it, 27/01/11)

 

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28 gennaio 2011
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