Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Dopo vent'anni a San Filippo del Mela ne muoiono ancora...

Ancora una vittima dell'ex Sacelit, la società che produceva eternit: è la 113/ma vittima

20 marzo 2013

E’ stata chiusa nel 1993 la Sacelit, azienda di San Filippo del Mela (ME) che produceva eternit a base di amianto.  Nei giorni scorsi è morto un altro ex dipendente della ex Sacelit: fra i 220 dipendenti della ex società, questa è la vittima numero 113 vittima.
Giorgio S., 73 anni, ha lavorato come impiegato contabile per quasi 30 anni e nel 2006 gli era stata riconosciuta la malattia da parte dell'Inail. L'uomo è morto per asbestosi pleurica con placche pleuriche - mesotelioma pleurico. La malattia dell’amianto.

"Siamo costretti a registrare decessi nella fabbrica della morte - ha scritto Salvatore Nania, ex dipendente Sacelit, sindacalista e presidente del comitato - mentre siamo ancora in attesa di notizie dell'approvazione definitiva del piano nazionale amianto da parte del ministro della Salute e di ricevere delucidazione sulla nostra richiesta di incontro con la Regione".
Nania ha ricordato come il suo ex collega di lavoro, negli ultimi tempi, "era raccapricciato, deluso, amareggiato nel dovere constatare l'egoismo, la scarsa sensibilità, la mancanza di solidarietà, di umanità, di serietà da parte dei responsabili delle Istituzioni e dei politici che dovevano tutelare l'integrità fisica e psicofisica dei lavoratori esposti a cancerogeni, dei loro familiari per gli indumenti da lavoro che erano stati costretti a lavare. Mi diceva spesso: Salvatore stiamo portando avanti una battaglia contro i mulini a vento, puntando su Istituzioni e politici che sembrano sordi sulle sofferenze delle persone".

E sempre nei giorni scorsi, il procuratore di Gela (CL), Lucia Lotti, ha chiesto il rinvio a giudizio dei vertici della locale raffineria dell'Eni per deposito incontrollato di rifiuti, getto di sostanze pericolose come fibre di amianto in atmosfera, omissione dolosa di cautele sui rischi per la prevenzione di infortuni sul lavoro.
L'inchiesta ha preso avvio dalla scoperta della Guardia costiera di un deposito di rifiuti pericolosi, in disuso dal 1997, denominato 'Vasca n.4', in un'area controllata (l'isola 32) dello stabilimento petrolchimico. I militari vi trovarono circa 24 tonnellate di prodotto isolante dismesso, costituito, in particolare, da amosite o asbesto bruno, contenuti in grandi sacchi che con il tempo si sono lacerati, senza che, secondo la tesi dell'accusa, alcuno provvedesse alla copertura finale dei rifiuti con materiali idonei per evitare la dispersione nell'ambiente in attesa della bonifica o, come scrive la Procura, "del tombamento finale mediante capping della vasca medesima".
Per l'Osservatorio nazionale amianto (Ona) che difende 300 dipendenti di Gela e che ha annunciato la costituzione di parte civile contro l'Eni, è una "prima vittoria rispetto a una situazione veramente drammatica della città, che coinvolge i lavoratori e le loro famiglie". "Finalmente - ha commentato il presidente dell'associazione, Ezio Bonanni - le numerose vittime e i lavoratori ancora esposti possono sperare di avere giustizia".
L'udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 24 aprile.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it]

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

20 marzo 2013
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia