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Dopo Welby

All'indomani della morte di Piergiorgio Welby, c'è chi chiede il carcere per il medico che ha staccato la spina

22 dicembre 2006

«Morire dev'essere come addormentarsi dopo l'amore, stanchi, tranquilli e con quel senso di stupore che pervade ogni cosa».

E' fissata per oggi l'autopsia che dovrà stabilire la causa del decesso di Piergiorgio Welby.
La magistratura, e anche parte della politica pensiamo, vuole leggere dentro il corpo esanime dell'uomo che da mesi chiedeva di essere lasciato morire di una ''morte opportuna'', le responsabilità del medico, Mario Riccio, che ha staccato la spina.
Mario Riccio rischia l'incriminazione per omicidio colposo, accusa che potrebbe costargli 15 anni di carcere. Una condanna già espletata da alcuni esponenti politici in una vicenda che, sembra, aver ben risvegliato il dibattito su di un tema di grande importanza civile.
Nel pomeriggio di ieri, il medico anestesista, insieme a Mario Cappato, co-presidente dell'Associazione Luca Coscioni, sono già stati sentiti dalla magistratura come persone informata sui fatti. ''Con la Digos abbiamo parlato del caso Welby - ha confermato Cappato -. E' stato un confronto sereno. Io e Mario Riccio siamo stati sentiti separatamente, come persone informate sui fatti''. Quanto alle conseguenze della scelta di 'staccare la spina' al sessantunenne ammalato di distrofia muscolare, Cappato si è così espresso: ''Tutti noi cittadini rischiamo l'ergastolo ogni giorno se un potere folle volesse perseguirci andando contro le leggi. Riccio - sottolinea Cappato - è consapevole di aver fatto solo il proprio dovere di medico''.

''L'on. Cappato mi ha chiesto di essere presente, ho ritenuto opportuno esserci per evitare poi di essere inseguito in seguito. Io sono medico anestesista rianimatore dell'ospedale di Cremona. Nelle settimane passate, visto il mio impegno nella bioetica, sono entrato in contatto con l'associazione Coscioni, mi ero proposto per alcuni approfondimenti su alcuni aspetti tecnici e medici. Poi c'è stata la richiesta per capire se da parte mia c'era la possibilità di realizzare il desiderio di Welby. Io non vedevo ostacoli, ritenendolo un diritto riconosciuto e ampiamente praticato, pertanto mi sono reso disponibile''.
Queste le parole di Mario Riccio durante la conferenza stampa tenuta ieri dai radicali alla Camera dei Deputati sulla morte di Piergiorgio Welby. ''Con Cappato - ha aggiunto Riccio - abbiamo preparato tutto, cercando di evitare che ci fossero pressioni su di me e sui famigliari. Eravamo pronti a partire appena Piergiorgio ce l'avesse richiesto. Io sono venuto lunedì a Roma, dove ho conosciuto di persona Piergiorgio Welby. Prima avevo letto il suo libro (''Lasciatemi morire'', ndr). Lunedì - ha proseguito Riccio - abbiamo avuto un lungo colloquio, e Welby ha confermato ampiamente la sua volontà di interrompere terapia ventilatoria e che questo fosse avvenuto in corso di sedazione''.

E Mario Riccio è stato già ampiamente condannato dal mondo cattolico, così come da Forza Italia, che ha dato la propria lettura accusatoria attraverso le parole di Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Forza Italia: ''Solo un intervento legislativo del Parlamento avrebbe potuto dettare delle regole universali applicabili anche al caso Welby. Non credo che in un Paese civile - ha spiegato Bondi - questioni così delicate si possano risolvere in questo modo. Sono molto impressionato sia per la morte di Welby sia per le modalità in cui è avvenuta. Un così drammatico caso umano avrebbe richiesto serietà e pietà umana. Invece la sorte di Welby è stata fin dal principio enfatizzata mediaticamente e poi utilizzata politicamente. Tutto ciò è avvenuto dopo che era stato richiesta una decisione della magistratura e delle autorità sanitarie''.
Per il capogruppo dell'Udc alla Camera, Luca Volontè, semplicemente, bisogna ''arrestare i colpevoli di questo omicidio''.
Secondo  il presidente di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, chi ha posto fine alla vita Welby non potrà non rispondere alla  giustizia. ''La prima spontanea riflessione è: lasciatelo riposare in pace. Nei confronti di Piergiorgio Welby è forte, soprattutto in questo momento, un sincero sentimento di umana pietà. Purtroppo - ha aggiunto Fini - la sua commovente e tragica vicenda è stata sin troppo strumentalizzata per meschine ragioni politiche da chi ha dimostrato di non avere alcuna remora di tipo morale. Si è giunti alla bassezza di rivendicare come meritorio un atto che ha posto fine a una vita più che a una sofferenza. Chi lo ha fatto non potrà non rispondere alla giustizia''

Per il ministro per le Politiche della Famiglia, Rosy Bindi, ''nessuna legge avrebbe potuto né potrà in futuro legittimare questo caso di eutanasia''. ''Provo grande pietà e rispetto per la vicenda umana di Pergiorgio Welby, ma è sconcertante la spregiudicatezza politica con cui i radicali affrontano in modo ambiguo e inquietante le questioni della vita e della dignità ella persona''. ''Alle domande angoscianti della sofferenza, del vivere e del morire di tanti malati - ha detto ancora il ministro Bindi - non si risponde con le forzature o le scorciatoie dei fatti compiuti. C'è bisogno di una forte assunzione di responsabilità da parte di tutti. La politica non può fare tutto, ma certo - ha sottolineato - non può limitarsi a salvaguardare la libertà individuale. Ma deve sostenere una rete di solidarietà pubblica che sappia prendersi cura integralmente della persona e della sua famiglia, perché nessuno si senta abbandonato''.

- www.calibano.ilcannocchiale.it

- www.lucacoscioni.it

- www.radicali.it

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22 dicembre 2006
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