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DOPPIO COLPO

Mafia e cemento impoverito: arrestati boss mafiosi e manager della Calcestruzzi Spa di Bergamo

27 aprile 2010

In una vasta operazione denominata "Doppio colpo", in corso dalle prime luci dell'alba in Sicilia, Lombardia, Lazio e Abruzzo, Carabinieri e Guardia di finanza dei comandi provinciali di Caltanissetta hanno arrestato 14 persone e sequestrato sette aziende siciliane operanti nel settore del movimento terra. Tra gli arrestati, alcuni boss mafiosi accusati di associazione mafiosa e illecita concorrenza con violenza e minaccia, e dirigenti della Calcestruzzi Spa di Bergamo, ai quali sono stati contestati i reati di associazione per delinquere e frode in pubbliche forniture.
Secondo gli inquirenti, "con l'appoggio della mafia, cui cedeva parte dei maggiori profitti realizzati frodando i propri clienti, ai quali forniva calcestruzzo con minori quantitativi di cemento, l'azienda bergamasca, da più di due anni sotto amministrazione giudiziaria, aveva assunto il monopolio nella fornitura di calcestruzzo in Sicilia".

Gli investigatori hanno scoperto che i boss mafiosi imponevano la fornitura del calcestruzzo prodotto dalla Calcestruzzi Spa alle imprese aggiudicatarie di appalti pubblici o privati "eliminando scomode concorrenze e consentendo l'espansione dell'azienda bergamasca nel mercato della Sicilia orientale".
In particolare, secondo quanto appurato dalla Dda di Caltanissetta, sarebbero stati i boss mafiosi Giuseppe Madonia (nella foto), Francesco La Rocca e Giuseppe Giovanni Laurino, tutti e tre già detenuti per associazione mafiosa, ritenuti "esponenti di spicco delle articolazioni nissena e catanese di Cosa nostra", a imporre la fornitura del calcestruzzo.
Secondo i militari dell'Arma e la Guardia di finanza di Caltanissetta sarebbero emerse "senza ombra di dubbio" le responsabilità dei proprietari e dei gestori delle imprese siciliane dedite al movimento terra, che avevano rapporti di lavoro con la società bergamasca; nel curare e gestire i rapporti tra l'organizzazione criminale e la Calcestruzzi Spa; nel creare disponibilità finanziarie di natura illecita, da destinare alle varie articolazioni territoriali di Cosa nostra, quale controprestazione per gli interventi finalizzati a imporre sul territorio le forniture di calcestruzzo da parte della Spa bergamasca, mediante sovrafatturazioni di forniture e trasporti di inerti; nel garantire la preminenza, in Sicilia, della Calcestruzzi nel settore delle forniture e favorirne l'ulteriore espansione; e nell'assumere una posizione di esclusività nel settore delle forniture e trasporto di inerti.
Sono state, quindi, accertate le responsabilità dei consulenti e dei dipendenti della Calcestruzzi Spa "nell'avere creato e utilizzato un sistema informatico per alterare i dati di gestione produttiva del calcestruzzo fornito per appalti pubblici e privati in difformità alle previsioni contrattuali" e "per occultare la scadente qualità del calcestruzzo venduto".
Sono emerse, infine, le responsabilità di due ex dipendenti della Calcestruzzi che, nella loro qualità di tecnologi, avrebbero fornito per le commesse relative all'appalto 'Porto Isola-Diga Foranea Gela', "conglomerati composti da un minor quantitativo di cemento e da inerti non idonei per lo stesso impiego". In altre parole i tecnologi avrebbero organizzato fraudolentemente delle 'ricette di produzione' del calcestruzzo difformi da quelle stabilite dal contratto.

L’elenco degli arrestati - I provvedimenti restrittivi sono stati notificati in carcere al capomafia Giuseppe 'Piddu' Madonia, 64 anni, al boss Francesco La Rocca, 72 anni, e a Giuseppe Giovanni Laurino, 53 anni, ritenuto esponente di spicco del clan Cammarata di Riesi.
Agli arresti domiciliari sono finiti gli imprenditori Salvatore Rizza, 78 anni, Santo David e Gandolfo David, rispettivamente di 71 e 77 anni; il consulente esterno e l'amministratore del sistema informatico della Calcestruzzi Spa, Gianni Cavallini, 48 anni di Ravenna e Alvis Alessandro Trotta, 41 anni, di Milano. Domiciliari anche per il responsabile del controllo gestione della stessa società, Carlo Angelo Bossi, 41 anni, di Induno (Milano), e due ex dipendenti, Mario De Luca, 47 anni, di Napoli, e Nunzio Anello, 42 anni, di Mazzarino (CL), oltre al consulente esterno dell'Italcementi, Giancarlo Bianchi, 54 anni, di Brignano Gero D'Adda. In carcere sono finiti gli imprenditori Francesco Lo Cicero, 56 anni, di Campobello di Licata (AG) e Vincenzo Arnone, 47 anni, di Serradifalco (CL).
Il provvedimento di sequestro ha colpito beni per 5,5 milioni di euro. Sigilli, in particolare alla David Santo e Gandolfo S.n.c., con sede a Polizzi Generosa (PA), alla Telg srl di Riesi (CL), all'impresa individuale Lo Cicero Francesco di Campobello di Licata (AG), alla Arnone Vincenzo Srl con sede a Mussomeli (CL), all'impresa individuale Ricotta Maria Pia con sede a Caltanissetta, all'impresa individuale Incognito Antonio di Bronte (CT) e alla Fo.Tra. Srl di Gela (CL).

Cemento impoverito: l'elenco delle opere a rischio - Nell'ordinanza del Gip Giovambattista Tona, che ha esaminato e accolto quasi integralmente le richieste di custodia cautelare e di sequestro cautelativo della Dda nissenna nell'ambito dell'inchiesta "Doppio colpo", c'é anche un'ampia e dettagliata relazione sugli impianti che sarebbero stati realizzati con il cemento impoverito della Calcestruzzi Spa. "Al di là delle valutazioni tranquillizzanti riguardo l'insussistenza di immediati pericoli di crollo nelle opere esaminate - scrive Tona - va evidenziato che non vi è stata opera sottoposta a valutazione dei periti che non abbia rilevato delle anomalie di pure diversa significatività". Il Gip cita ad esempio lo svincolo di Castelbuono, sull'A20: "a fronte di un'unica ricetta utilizzata per il confezionamento del calcestruzzo per tutta la parte dell'opera sottoposta a verifica gli esiti delle prove di resistenza hanno dato un'estrema variabilità di esito e questa circostanza può essere sintomatica di un alterato equilibrio del rapporto acqua/cemento". Secondo il Gip "le forniture non rispettavano le ricette di qualifica, spesso indulgevano al risparmio nell'utilizzo dei materiali necessari per il confezionamento, finivano per creare le condizioni per la frode".
Anche per la galleria Cozzo Minneria, sull'A20, "operando un calcolo sugli esiti di tutte le prove di laboratorio, si ricavano valori di resistenza media superiore a quello richiesto, ma con un enorme scarto tra valori massimi e minimi; una variabilità assai sospetta, imputabile plausibilmente a variazioni notevoli nella composizione delle singole forniture di calcestruzzo". Per l'ospedale S. Elia di Caltanissetta "sono stati rilevati già dal direttore dei lavori, prima dell'indagine, dei provini di calcestruzzo non conforme; vi è da credere che le forniture potessero essere effettivamente non conformi, per la variazione in corso di produzione del mix design utilizzato". Per quanto attiene alla diga foranea di Gela "con riferimento alla fornitura vi fu una deliberata, cospicua e sistematica riduzione dei quantitativi di cemento utilizzato per il confezionamento". Tona ricorda anche "i risultati perentori delle prove di schiacciamento effettuati sulla Galleria Cipolla, lungo lo scorrimento veloce per Licata. I periti hanno pure ventilato pericoli di crollo, riservandosi eventuali ulteriori approfondimenti che non sono stati disposti. E anche sulla scorrimento 626 Salso III i periti hanno evidenziato valori non accettabili e comunque diversi da quelli rilevati in altre parti dell'opera".
"A fronte di questi dati - conclude Tona - è stato rilevato nel sistema informatico un numero cospicuo di ricette che prevedevano mix design per le medesime opere, con valori di dosaggio delle materie prime che, se applicati, avrebbero determinato un prodotto non conforme. Inoltre sono state riscontrate tracce inequivocabili di tentativi di inquinamento delle prove, con la soppressione di numerose ricette conservate nella banca dati poco dopo l'avvio delle indagini sugli impianti di Riesi e di Gela".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, AGI]


- MAFIA E CEMENTO (Guidasicilia.it, 31/01/08)

- Le opere fatte col cemento mafioso... (Guidasicilia.it, 28/02/08)

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27 aprile 2010
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