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Dov'è finita l'Umanità?

A quattro giorni dall'ennesima tragedia consumatasi nel Canale di Sicilia, il bilancio dei morti è un pugno allo stomaco: più di 300 morti

12 febbraio 2015

Il racconto dei sopravvissuti descrive una tragedia immane. Quattro gommoni partiti dalla Libia con il mare in tempesta. Ogni gommone con un centinaio di persone a bordo. Dunque, su un totale di circa 400 persone partite - compresi i 29 morti assiderati - le vittime sarebbero più di 300.
A quattro giorni dall’ennesima tragedia del Canale di Sicilia, il terribile bilancio arriva da Flavio Di Giacomo, portavoce in Italia dell'Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni).
"Di questi quattro gommoni - ha spiegato Di Giacomo - uno è quello soccorso dalla Guardia costiera lunedì (con 105 persone a bordo) e che ha visto la morte per ipotermia di 29 migranti. Altri due gommoni (con 105 e 107 persone) sono naufragati e i 9 sopravvissuti in mare sono stati soccorsi da un mercantile (e poi trasbordati su un rimorchiatore) e portati ieri mattina a Lampedusa. Il quarto gommone non sarebbe mai stato avvistato, ma i sopravvissuti affermano che a bordo ci sarebbero state altre 100-105 persone, tutte presumibilmente disperse. Su un totale di 420 persone partite sabato, le vittime totali, compresi i 29 morti assesiderati durante il trasbordo, sarebbero quindi circa 330".
Ma per la Procura di Agrigento per ora "non c'è alcun riscontro certo e concreto" sulle trecento vittime. "In mare non sono stati ancora trovati né relitti né corpi", dicono gli inquirenti.

Il racconto dei superstiti - "Il primo gommone si è bucato ed ha cominciato a imbarcare acqua prima di essere travolto dalle onde del mare, l'altro si è sgonfiato nella parte prodiera prima di affondare. Noi siamo finiti in acqua e ci siamo aggrappati alle cime mentre i nostri compagni annaspavano prima di scomparire tra le onde del mare in tempesta". E’ quanto hanno raccontato due superstiti, entrambi originari del Mali, agli operatori umanitari di Save the Children.
"Da alcune settimane eravamo in 460 ammassati in un campo vicino Tripoli in attesa di partire - continua il racconto -. Sabato scorso i miliziani ci hanno detto di prepararci e ci hanno trasferito a Garbouli, una spiaggia non lontano dalla capitale libica. Eravano circa 430, distribuiti su quattro gommoni con motori da 40 cavalli e con una decina di taniche di carburante".
I due sopravvissuti raccontano di avere pagato per la traversata mille dinari, circa 650 euro, ma sopratutto rivelano un particolare sconcertante: "Ci hanno assicurato che le condizioni del mare erano buone, ma in ogni caso nessuno avrebbe potuto rifiutarsi o tornare indietro: siamo stati costretti a forza a imbarcarci sotto la minaccia delle armi". Invece le quattro imbarcazioni, subito dopo avere preso il largo, si sono trovati ben presto in difficoltà a causa del mare in tempesta e delle onde altissime. Alcuni di loro hanno lanciato l'sos con un satellitare ed è subito scattato l'allarme. Il primo gommone è stato soccorso da due mercantili; gli altri due hanno fatto naufragio e gli unici nove superstiti sono stati raccolti in serata da un'altra nave.
Sulle quattro imbarcazioni c'erano anche alcuni bambini. Solo tre di loro, che erano sul primo gommone soccorso da due mercantili italiani, si sarebbero salvati. Uno di loro è un bimbo di 12 anni non accompagnato, originario dalla Costa d'Avorio, sbarcato lunedì scorso a Lampedusa insieme con altri due minori. Altri tre piccoli ivoriani erano su uno dei due battelli naufragati nel mare in tempesta. "Sul mio gommone - ha raccontato un superstite - c'erano almeno tre ragazzi della Costa d'Avorio, potevano avere non più di 13-14 anni. Anche loro sono scomparsi tra i flutti".

Ieri sera a Porto Empedocle sono arrivate le 29 salme. A coordinare l'iter burocratico è stato il sindaco delle Pelagie Giusi Nicolini. Le salme verranno poi tumulate - secondo quanto è stato annunciato ieri dal prefetto di Agrigento, Nicola Diomede - nei cimiteri dei 20 comuni dell'Agrigentino che hanno dato disponibilità (due verranno sepolte ad Alessandria Della Rocca, due ad Aragona, due a Burgio, due a Cammarata, tre a Canicattì, quattro a Cianciana, uno a Favara, due a Grotte, due a Montallegro, due a Palma di Montechiaro, uno a Porto Empedocle, uno a Ribera, due a Santo Stefano di Quisquina e tre a Sciacca).

Si è detto "colpito dalla nuova immane tragedia umanitaria avvenuta in acque internazionali" il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Secondo quanto riferito da fonti del Quirinale, Mattarella sta seguendo da vicino gli sviluppi della vicenda e ha espresso ''apprezzamento per l'opera dei soccorritori che ha permesso di salvare molte vite umane".

"Chi sale su questi gommoni lo fa per scappare da situazioni di povertà, fame, guerra quindi innanzitutto dolore e solidarietà per le vittime" ha detto Matteo Renzi a SkyTg24. "Poi, è spiacevole utilizzare certe vicende per strumentalizzare in modo cinico quello che accade, da destra e da sinistra" ha aggiunto il premier in merito alle polemiche sull'operazione Triton. "Se guardiamo ai dati, non è che con Mare Nostrum non si moriva e adesso si muore. Chi pone il problema Mare Nostrum o Triton è come quello che guarda al dito e non alla luna". Per il premier, "se vogliamo mettere fine al Mediterraneo come cimitero la priorità è risolvere il problema in Libia". "Si può discutere" di Mare Nostrum e di Triton e si può discutere "di chiedere all'Europa di intervenire, lo farò a nome dell'Italia domani al Consiglio europeo" ha detto Renzi. Ma il problema è "la Libia fuori controllo".

Non è dello stesso parere il presidente della Camera Laura Boldrini che ha detto: "Di fronte alla strage di Lampedusa non si può non prendere atto che l'operazione Triton è inadeguata". "L'Europa deve dotarsi di un sistema di monitoraggio e salvataggio ben più efficace di quello ora in vigore. Altrimenti ogni espressione di dolore per le tragedie avrà il segno dell'ipocrisia", ha aggiunto.
Il sindaco Giusi Nicolini ha invece invitato "i governi a venire a vedere cosa è Triton: una nave, un gommoncino, un elicottero. Nient'altro".
Il sindaco di Lampedusa ieri pomeriggio ha inviato un tweet indirizzato dal Pd di Matteo Renzi in cui ha scritto: "@pdnetwork sarebbe stato meglio dirglielo quando ci ha rifilato Triton, invece di accettare l'ennesima soluzione pilatesca dell'Europa"; e non nasconde la sua rabbia nei confronti dell'Unione europea. "Forse vedendo cosa è Triton, si avrebbe meglio l'idea della sua inutilità - ha detto ancora Nicolini - Serve a rassicurare l'Europa impaurita e raggomitolata. Non serve né a difenderla né a salvare vite umane. Triton è servito esclusivamente a delegare all'Italia il dovere del soccorso in mare secondo la convenzione internazionale di Amburgo. D'altra parte la Corte d'Europa ha condannato l'Italia governata da Maroni per i respingimenti in mare del 2009. Quindi, da un lato l'Europa dice che salvare i naufraghi è un dovere, dall'altro lancia Triton per la salvaguardia delle frontiere? Che significa questo? Che questo dramma deve fronteggiarlo l'Italia, come l'Italia del resto ha sempre fatto".

Amarissimo, infine, il commento che Gino Strada, fondatore di Emergency, ha postato su facebook: "Io mi vergogno di essere italiano, mi vergogno di far parte di questa Europa indifferente alle sofferenze e complice di stragi. Altri 200 morti, assiderati o annegati vicino alle nostre coste. La loro nazionalità, appartenenza politica, etnica, religiosa non mi interessa affatto. Sono esseri umani in pericolo, viaggiano in condizioni disastrose che spesso diventano tragedie, vanno a picco in fondo al mare. Lo sappiamo, abbiamo visto decine di volte questo film: ma questa non é fiction, è ancora una volta cronaca di una morte annunciata. Ma dove è l'Europa, e dove è l'Italia? Gli stessi Paesi che ogni anni spendono miliardi dei cittadini per fare la guerra high-tech ad altri cittadini sono poi incapaci di portare soccorso a un evento già noto, e che si ripeterà di nuovo, presto?".

- Ma questa strage si poteva evitare (Guidasicilia.it, 10/02/15)

- Ecatombe d'inverno (Guidasicilia.it, 11/02/15)

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12 febbraio 2015
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