Dr Motor è fuori! Ma Di Risio smentisce tutto
La casa automobilistica molisana sarebbe fuori dall'operazione di rilancio dello stabilimento Fiat di Termini Imerese
Dr Motor è definitivamente fuori dall'operazione di rilancio dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Ne ha dato notizia il segretario della Uilm di Palermo,Vincenzo Comella, a conclusione di una riunione al ministero dello Sviluppo alla quale hanno partecipato i segretari nazionali di Fim, Fiom e Uilm.
Dopo mesi di incertezze, il ministero di Corrado Passera ha archiviato la pratica aperta con l'imprenditore Massimo Di Risio che aveva concordato con Invitalia il percorso che avrebbe portato la società molisana ad acquisire lo stabilimento siciliano, che Fiat ha chiuso a fine dicembre. Secondo il goevrno, Di Risio non sarebbe riuscito a risolvere i problemi con le banche per ottenere il fido necessario a capitalizzare la società, né a trovare partner.
Per trovare una soluzione, il ministero per lo Sviluppo avvierà contatti con 17 case automobilistiche di livello internazionale con l'obiettivo di verificare un eventuale interesse a rilevare la fabbrica di Termini. Sul piatto c'è anche l'accordo di programma che garantisce 350 milioni di investimenti pubblici nell'area industriale, ma non è escluso un ulteriore sforzo finanziario sul modello Serbia.
"Il ministero riconvocherà i sindacati tra meno di venti giorni per fare il punto sui primi contatti con i produttori di auto e relazionare su eventuali manifestazioni d'interesse", ha aggiunto il segretario Uilm. Durante la riunione si è poi discusso della possibilità di un altro anno di cassa integrazione per gli operai di Termini e della questione dei 640 esodati. "Bene l'intervento del ministro Passera che ha riparato agli errori commessi da Invitalia - ha concluso Comella - adesso bisogna garantire tutti i lavoratori, anche l'indotto".
Si riparte, quindi, da zero? Questo è ancora tutto da capire. Intanto tra una ventina di giorni ci sarà un primo step con i sindacati per informarli dei risultati dei contatti con i produttori.
"Come primo cittadino di una comunità in ginocchio - ha detto il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato - abbiamo bisogno, da subito, di riaggiornare gli incentivi certi ed esigibili da mettere in campo e il piano di interventi infrastrutturali per far si che Termini Imerese sia davvero in grado di attrarre nuovi imprenditori e garantire il reimpiego di tutti i lavoratori".
Per il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone, "è da Termini che questo Paese deve partire se vuole tornare a produrre auto, dando la possibilità anche ad altre case automobilistiche di investire e soprattutto facendo in modo che in Italia non sia solo Fiat a farlo".
Dalla Dr Motor Company, però, smentiscono "categoricamente le voci" che la vedono "fuori dall'operazione Termini Imerese". In una nota l'azienda spiega: "Continuiamo a lavorare per la ricapitalizzazione. Chery e il gruppo turco Mermerler hanno formalmente manifestato interesse. Basta con le azioni di disturbo alle nostre trattative".
"Sebbene si susseguano negli ultimi giorni e nelle ultime ore voci e notizie che vorrebbero Dr fuori dall'operazione Termini Imerese, la società non ha ricevuto al momento alcuna comunicazione ufficiale da parte di Invitalia nè dal Ministero dello Sviluppo Economico", afferma l'azienda molisana. La Dr Motor company, aggiunge, "nonostante le quotidiane attività di disturbo, generate da voci di corridoio, piuttosto che da dichiarazioni che sistematicamente non trovano nessun riscontro istituzionale, sta continuando a portare avanti trattative per la ricapitalizzazione della società".
Controreplica il segretario generale della Uilm Rocco Palombella che invece conferma: "Il Ministero dello Sviluppo Economico ha giudicato insufficienti le risorse finanziare: mancavano fra i 15 e 18 milioni di euro".
- Di Risio: "Il progetto va avanti. Ma siamo massacrati da tutti" di V. Borgomeo (Repubblica.it)
Rimanendo a parlare di Fiat, è notizia di ieri che il Tribunale di Roma ha condannato la casa automobilistica torinese per discriminazioni contro la Fiom a Pomigliano: 145 lavoratori con la tessera del sindacato di Maurizio Landini dovranno essere assunti nella fabbrica.
Lo ha reso noto la stessa Fiom precisando che 19 iscritti al sindacato avranno anche diritto a 3.000 euro per danno. “La Fiom - spiega l'avvocato Elena Poli - ha fatto causa alla Fiat sulla base di una normativa specifica del 2003 che recepisce direttive europee sulle discriminazioni. Alla data della costituzione in giudizio, circa un mese fa, su 2.093 assunti da Fabbrica Italia Pomigliano nessuno risultava iscritto alla Fiom. In base a una simulazione statistica affidata a un professore di Birmingham le possibilità che ciò accadesse casualmente risultavano meno di una su dieci milioni".
Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ha agito per conto di tutti i 382 iscritti alla sua organizzazione (nel frattempo il numero è sceso a 207) e a questa cifra fa riferimento il giudice ordinando all'azienda di assumere 140 lavoratori con la tessera dei metalmeccanici Cgil.
"L'azione antidiscriminatoria - spiega ancora il legale della Fiom - può essere promossa dai diretti discriminati e se la discriminazione è collettiva dall'ente che li rappresenta. Per questo 19 lavoratori hanno deciso di sottoscrivere individualmente la causa e hanno ottenuto i 3.000 euro di risarcimento del danno”.
[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno, GdS.it]