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Dromedari di Sicilia

Alle falde dell'Etna il primo e unico allevamento di dromedari d'Italia

17 gennaio 2014

E’ assai probabile che il dromedario fu addomesticato nella Penisola Araba tra il V e il IV millennio a.C. Qui esso divenne cavalcatura, animale da soma, produttore di latte, carne e pelle: prodotti essenziali ai beduini che conducevano una vita nomade nella steppa e nei deserti rocciosi o sabbiosi peninsulari, tanto che gli studiosi credono che senza tale addomesticamento la vita umana in quegli ambienti sarebbe stata decisamente più limitata e difficoltosa. Secondo un noto adagio l'uomo sarebbe così diventato il "parassita" del suo dromedario che, con altrettanto nota espressione araba, fu definito safīnat al-barr, ovvero "nave del deserto", per la sua capacità di percorrere lunghe distanze su terreni abbastanza accidentati e in carenza di alimenti solidi e liquidi.

Tre di queste "navi del deserto" sono "sbarcate" in un piccola azienda alle falde dell’Etna: il primo allevamento del genere in Italia e il secondo in Europa come riporta il quotidiano dell’associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi). L’idea è di Santo Fragalà veterinario siciliano, docente di fisiologia equina a Messina, esperto tra l’altro di ospedali esotici.
Carmen, Jasmine e Mustafà sono i suoi amici a una gobba e se tutto va bene gli permetteranno di avviare un’attività commerciale molto originale in campo alimentare (latte) e della cosmetica (creme, schiuma da bagno, shampoo).

Il dromedario, appartiene alla famiglia dei camelidi, un mammifero generosissimo, dolce e docile. La femmina produce un latte prezioso, in quantità industriali: una media di 10 litri al giorno contro il litro scarso dell’asina che può essere considerata la concorrente più vicina. Ambedue sono note alle mamme con bambini intolleranti al latto vaccino, di mucca. "Ma quello nostro contiene proprietà in più. È cinque volte più ricco di calcio e tre volte di vitamina C e il fatto che sia povero di caseina e ricco di grassi polinsaturi, quelli buoni, consente di allattare in modo esclusivo i piccoli senza l’aggiunta di altri nutrienti. È un alimento completo, perfetto sostituto del latte materno", spiega Fragalà. E sottolinea i vantaggi sul piano dei costi. Un litro di latte d’asina viene venduto a 12 euro al litro, quello di dromedaria la metà.
Certo il progetto di dedicarsi ad un allevamento così particolare richiede una grande passione oltreché una buona dose di spirito di iniziativa.

In Europa i prodotti del dromedario sono una nicchia fra le nicchie anche perché l’offerta è molto limitata. Oltre all’azienda siciliana e quella europea che producono in casa, gli unici importatori nell’Ue sono gli Emirati Arabi, autorizzati il 30 marzo scorso fra mille difficoltà, dopo aver dimostrato che gli animali locali sono sani e non esiste il pericolo di zoonosi, malattie dei quadrupedi trasmissibili all’uomo attraverso i cibi.
Fragalà ha realizzato la fattoria Gjmàla, questo il nome, tra le contrade terrazzate di contrada Ronzini, in località Trecastagni. La linea lattiero casearia (prevista la produzione di latte crudo e formaggi) deve ancora essere avviata. È già partita invece la linea cosmetica. Bagno schiuma emolliente, shampoo, crema mani e per il viso a base di latte di dromedario in polvere importati dal dottor Fragalà dall’Olanda. Il pensiero corre a Cleopatra e ai suoi famosi bagni nel latte d’asina. In realtà a quei tempi l’asino non era ancora presente in Egitto. Dunque la colorazione eburnea dell’acqua era dovuta al dromedario.

[Informazioni tratte dall’articolo di Margherita De Bac per Corriere.it]

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17 gennaio 2014
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