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Due omicidi a Palermo

Salgono a due gli omicidi nel capoluogo siciliano nel giro di pochi giorni. In comune tra le due vittime il quartiere Borgo Vecchio e lo spaccio di droga

08 aprile 2011

Il cadavere crivellato di colpi di pistola è stato trovato questa mattina all'interno di un'auto in via Castellana, a pochi passi dal popolare quartiere palermitano di Borgo Nuovo. La morte risale a questa notte.
La vittima è Claudio De Simone, 34 anni, un pregiudicato con precedenti penali per detenzione di armi che, secondo gli investigatori, orbitava nel mondo dello spaccio di stupefacenti.
Secondo una prima ricostruzione il delitto sarebbe avvenuto in nottata: il pregiudicato, che è stato trovato all'interno della Fiat Punto intestata al fratello, avrebbe avuto un appuntamento con qualcuno che lo ha freddato sparando diversi colpi di pistola attraverso il finestrino. Tre proiettili lo hanno raggiunto alla nuca e ad una spalla.
Per gli investigatori il delitto sarebbe da inquadrare in un regolamento di conti nell'ambiente dei piccoli spacciatori di droga, anche se non si escludono altre piste.

Al momento, comunque, gli inquirenti escludono collegamenti con l’altro omicidio di questi giorni, quello di Davide Romano. Quest'ultimo era scomparso lunedì mattina ed è stato ritrovato morto mercoledì pomeriggio a Palermo chiuso nel portabagagli di una Fiat Uno rubata, in via Michele Titone, a pochi passi dal trafficato corso Calatafimi. L'uomo è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa: era in mutande, mani e piedi legati. Secondo gli investigatori dietro il delitto potrebbe esserci un regolamento di conti all'interno di Cosa nostra per gestire traffici di cui Romano, condannato per mafia e arrestato più volte per giri di droga nel quartiere Borgo Vecchio, voleva una sua fetta dopo essere uscito di cella a fine febbraio.
Il padre di Davide Romano, Giovan Battista, boss del Borgo Vecchio, nel 1995 venne attirato in una trappola, strangolato e poi sciolto nell'acido. Un caso di lupara bianca di cui vennero accusati Leoluca Bagarella e Vittorio Mangano che avrebbero così punito le "confidenze" del boss a Giovanni Falcone.
Intanto, questa mattina è stata eseguita l'autopsia sul corpo. Prima dell'esame autoptico sul corpo è stata effettuata una radiografia total body per accertare l'eventuale presenza di fratture. Da una prima analisi è emerso che il volto di Romano presenta dei rigonfiamenti compatibili con l'esplosione del colpo alla nuca con cui è stato ucciso. Gli investigatori, però, non escludono che il mafioso del Borgo Vecchio possa essere stato interrogato e torturato prima di essere ucciso.

Un collegamento con l'omicidio di Romano potrebbe invece esserci con un arresto avvenuto lunedì sera a Palermo. Nicolò Pecoraro, 67 anni, originario di Favara (AG), nell'agrigentino, era stato bloccato dalla polizia nell'area condominiale di un palazzo di corso dei Mille armato di pistola calibro 7,65. Si tratta dello stesso edificio dove abita Giuseppe Ruggeri, genero del boss latitante della Kalsa, Antonino Lauricella, detto 'Scintilluni'. Ruggeri e Romano, nell'aprile del 2008, sono stati arrestati insieme nell'ambito dell'operazione antidroga denominata Freedom.
Sono due le ipotesi su cui lavorano i pubblici ministeri Marcello Viola e Roberta Buzzolani, coordinati dal procuratore aggiunto Ignazio De Francisci, e i carabinieri del Reparto operativo guidati dal colonnello Paolo Piccinelli. Nella stessa sera di lunedì potrebbe essere stata organizzata una doppia missione di morte ai danni di Romano e Ruggeri. Oppure Pecoraro potrebbe essere intervenuto per vendicare o cercare informazioni sulla scomparsa di Romano. Il padre di quest'ultimo, inghiottito dalla lupara bianca, e Pecoraro erano, infatti, legati da antica amicizia.

[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ing, Lasiciliaweb.it, GdS.it, LiveSicilia.it]

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08 aprile 2011
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