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Due Popoli, due Stati... Niente di ''storico'' nel vertice tra Usa, Israele e Palestina che si è tenuto ieri a Gerusalemme

20 febbraio 2007

Giusto qualche elemento positivo, comunque nulla per cui entusiasmarsi. Il premier israeliano Ehud Olmert e il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas alias Abu Mazen, davanti al segretario di Stato Usa Condoleezza Rice, si sono trovati concordi sulla soluzione di ''due Stati, indipendenti, sovrani e in grado di convivere pacificamente l'uno accanto all'altro, per risolvere il pluridecennale conflitto in Medio Oriente''. Insomma, dal tanto atteso vertice a tre tenutosi ieri a Gerusalemme, sostanzialmente non è uscito niente di nuovo. 
Tutte le parti, ha aggiunto la Rice, hanno rinnovato il proprio impegno in tale direzione. ''Tutti e tre abbiamo ribadito l'impegno per una soluzione basata su due stati, abbiamo concordato che uno stato palestinese non può scaturire dalla violenza e dal terrorismo. Entrambi - ha aggiunto Condoleeza Rice riferendosi a Olmert e Abu Mazen - hanno confermato la loro adesione agli accordi e agli impegni passati. I due hanno acconsentito di rivedersi presto''.

E' pur vero che il vertice era nato da premesse fragili, con una situazione già esplosiva resa ulteriormente complicata dalla questione del costituendo governo palestinese di unità nazionale, che sarà guidato ancora dai radicali di Hamas, i quali insistono nel non voler riconoscere Israele.
Tutte le difficoltà, inoltre, erano già state confermate nei colloqui avuti separatamente l'altro ieri dal segretario di Stato americano con il presidente Abu Mazen, a Ramallah, e nella Città Santa con il premier dello Stato ebraico, Olmert.
Comunque, buone volontà a parte, affinché i ''due popoli e due stati'' possano diventare concreta realtà, il nuovo governo palestinese deve accettare le condizioni poste (certo non ieri) dalla comunità internazionale e in primis il riconoscimento del diritto all'esistenza dello Stato di Israele. Concetto che durante il vertice Olmert ha espressamente ribadito.
Già alla vigilia del vertice, il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, aveva fatto intendere che il governo di unità nazionale palestinese, di nuovo in corso di formazione, non soddisfa ''le condizioni della comunità internazionale''. Una sottolineatura che è pesata come un macigno sulla posizione americana. Infatti la Rice in una intervista al quotidiano israeliano Haaretz, aveva  ridotto le aspettative sul vertice, limitandole all'importanza di non perdere i contatti con il presidente palestinese Abu Mazen.

Gli Usa, ha detto infine la Rice ieri, attendono la formazione del nuovo esecutivo palestinese prima di pronunciarsi, ma ha ribadito che lo faranno sulla base dei tre criteri: no alla violenza, riconoscimento di Israele e degli accordi. ''Finora non ho visto nulla che suggerisca che il governo risponderà ai principi'', ha detto il segretario di Stato Usa. ''Non si può avere un piede nelle istituzioni e l'altro nella violenza cercando di distruggere un altro Stato''. Tuttavia Washington attenderà la formazione del nuovo governo Fatah-Hamas e la presentazione del suo programma prima di prendere una decisione sull'atteggiamento da assumere.

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20 febbraio 2007
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