E adesso sono tutti a favore del ponte?
Dopo aver dato voce alla popolazione pro-ponte, diamo spazio a quelli che continuano a dire ''NO''
Dopo la grande parata del 19 settembre scorso, che ha visto sfilare per le vie della Capitale centinaia di sostenitori del Ponte sullo Stretto di Messina, manifestazione che ha avuto una grande eco su giornali, televisioni e web, e dopo la proposta del senatore dell'Ulivo Enzo Bianco, presidente della Commissione affari costituzionali, ossia quella di un referendum che lasci la scelta finale (fare o non fare questo ponte) alla popolazione siciliana e calabrese, proposta tra l'altro criticata fortemente da diversi partiti di centrosinistra, ci vogliamo di nuovo occupare di tutta quella parte che nei confronti della ciclopica opera non hanno cambiato la loro idea contraria, e in particolare vogliamo dare spazio ai commenti contrari al Ponte rilasciate dal segretario regionale di Legambiente, Salvatore Granata, proprio nei giorni successivi alla manifestazione pro-ponte organizzata dal Movimento per l'Autonomia di Raffaele Lombardo, e che, hanno denunciato dall'associazione ambientalista, sono state accuratamente occultate dagli organi di informazione per nascondere la realtà e manipolare l'opinione pubblica.
Siccome è nostra abitudine dare spazio alle opinioni più diverse, ci sembra giusto e democratico, dopo aver dato ampiamente notizia della manifestazione dell'Mpa, ascoltare e rendere fruibile agli utenti un'opposta opinione, innanzitutto perché rifiutiamo che le persone della nostra società possano essere ancora più manipolate di come lo sono attualmente.
OFFENSIVA MEDIATICA SUL PONTE. CENSURATE REPLICHE
Una vera e propria offensiva mediatica quella scatenatasi su alcuni quotidiani siciliani a favore del Ponte. Commenti a senso unico e lettere accuratamente scelte. Repliche sollecitate, ma non pubblicate. Per nascondere la realtà e manipolare l'opinione pubblica.
La replica (non pubblicata) del segretario regionale di Legambiente all'autorevole commentatore di uno dei principali quotidiani siciliani.
A molte delle recenti accorate prese di posizione a favore del ponte sfuggono, a mio avviso, dati oggettivi, con il risultato di apparire ideologiche, se non strumentali da parte di qualche corrente politica, per creare elementi di conflitto con il Governo nazionale.
Si continua ad insistere che saranno i privati a costruire il Ponte. Analizziamo allora la composizione della Società Stretto di Messina: Anas e Ferrovie dello Stato partecipano con il 30% del capitale; con il 70% concorre la Fintecna, controllata dal Ministero del Tesoro, che ha messo il capitale. L'investimento sarà coperto dalla Società Stretto di Messina (40%) e dai privati (60%). Ma c'è una clausola di riscatto che modifica sensibilmente la natura dell'investimento dei privati: secondo la Convenzione, infatti, lo Stato, alla scadenza della concessione, garantisce al concessionario un importo pari al 50% del valore dell'opera (equivalente al 90% del finanziamento di fatto garantito dalla clausola di riscatto). Il Tesoro dovrebbe recuperare detto 50% mettendo all'asta un secondo periodo di concessione. Il rischio d'impresa viene quindi scaricato sulla collettività e il costo dell'opera sulle generazioni future. Ma visti i tempi lunghi del rientro dei capitali ed il costante calo della domanda di passaggi sullo Stretto, è previsto anche un canone annuo, aggiornabile, di 100 milioni di euro a carico delle FS, che dovranno costruire anche le opere di connessione. Per le reti FS questo significherebbe una riduzione di investimenti in ammodernamento, manutenzione e sicurezza.
Vediamo ora la funzione salvifica del Ponte. Gli advisor (incaricati dalla Società Stretto di Messina!) hanno rilevato nel periodo 1995-1999 un costante calo nella domanda di attraversamento per quanto concerne ferrovie (-4%) e autovetture e moto (-5%) ed un aumento della domanda di trasporto aereo (+46%) e tonnellate di merci trasportate via mare (+110%). Dati alla mano, il ponte è un'opera che traguarda il futuro o è già stata superata dall'evoluzione in senso multimodale della domanda di trasporto? Chi è il vero nemico del progresso? L'ambientalista che risponde con fatti e numeri o chi sperpera miliardi di euro togliendoli all'ammodernamento delle linee ferroviarie siciliane e calabresi, al potenziamento dei porti e del trasporto aereo, ai collegamenti telematici? In che modo si aumenta con il ponte la competitività della Sicilia il cui sistema di trasporti è carente ed obsoleto?
C'è poi uno strano utilizzo in funzione pro-ponte di una fonte ministeriale che afferma che le merci si muovono in un raggio di 200 km. Peccato che quei dati facciano riferimento soprattutto al Nord Italia e in ogni caso non risultano scambi commerciali rilevanti fra la Sicilia e la Calabria, regioni con scarsa i nulla integrazione delle loro economie...
Infine, la questione dell'impatto ambientale: al di là della devastazione irreparabile di un luogo straordinario per i suoi valori naturalistici, paesaggistici e culturali che il ponte comporterebbe, sono paragonabili, in termini di emissioni in atmosfera, le 4 tonnellate spostate da 1 Hp (cavalli vapore) su mare con l'1,5 tonnellate spostate da 1,5 Hp su terra?
A questo punto, considerato il bluff delle grandi opere prive di copertura finanziaria, forse sarebbe più utile mettere un punto fermo all'avventura Ponte e concentrarsi su quelle opere prioritarie per dotare la Sicilia e la Calabria di infrastrutture e servizi che si avvicinino agli standards nazionali.
Fonte: Legambiente Sicilia (23 settembre 2006)