E Agrigento tornò ad essere Girgenti
Ripristinato il vecchio nome della città, cancellato dall'italianizzazione mussoliniana
Era il 1927 quando Benito Mussolini decise di italianizzare il nome dell’atichissima Akragas, la Città dei Templi, per farlo diventare Agrigento. Prima di allora, per tutti, quella città immersa nella millenaria cultura ellenica e affacciata nell’immenso mare Mediterraneo si chiamava Girgenti.
Dopo 89 anni, la città di Agrigento torna a chiamarsi Girgenti, o almeno una parte di essa, il nucleo storico dell’abitato, quello arabo-normanno-chiaramontano.
La volontà di ripristinare il vecchio nome - quello, insomma, tra l’antichissimo e il passato -, quella della Giunta comunale guidata dal sindaco Lillo Firetto che con una delibera ha approvato il nuovo nome, o meglio, il nome antico (scusate, così ci si confonde).
Ironia a parte, la Sovrintendenza ai Beni culturali ha apprezzato il toponimo, come pure storici e studiosi della storia locale fortemente convinti che il nome di Girgenti non possa essere destinato all'oblio.
Contentissimo il primo cittadino che ha dichiarato: "L’assegnazione del toponimo Girgenti caratterizza il cuore culturale della città".
Ad accogliere di buon grado l’anticonuovo nome, Andrea Camilleri, papà del Commissario Montalbano e cittadino onorario di Agrigento: "Ho sempre preferito chiamarla Girgenti - ha spiegato lo scrittore di Porto Empedocle - e quindi quella di oggi è una restituzione all’antica storia di Agrigento, che il fascismo volle chiamare così, ma che per me è sempre stata e rimarrà".
L’intento dell’Amministrazione Comunale è di dare un forte impulso ad un percorso storico-culturale che comprende il centro storico della città. Il nuovo percorso comincerà dalla Porta dei venti, a nord, abbracciando in senso orario la chiostra muraria fino alla chiesa della Madonna degli Angeli e da lì, fino alla chiesa di San Pietro; da essa, l’intera chiostra che va per la Porta dei panettieri, quella dei Saccaioli o Santa Lucia e quella di Marte; quindi, risalendo di poco, l’intero quartiere del Rabato fino a raggiungere e percorrere verso nord-ovest la salita San Giacomo, l’istituto Gioeni, l’antico Steri o Seminario da dove seguendo le mura naturali e il balzo del colle si congiunge col punto di avvio e cioè con la Porta dei Venti.
[Informazioni tratte dagli Articoli di Alan David Scifo (Corriere del Mezzogiorno) e Valentina Raffa (Il Giorno)]