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E' allarme depressione, quel 'male oscuro' capace di trascinarci nell'orribile profondità del vuoto

24 maggio 2006

Lo scrittore scrittore veneto Giuseppe Berto la chiamò il ''male oscuro'', e per troppo, troppo tempo è stata definita una non malattia. Stiamo parlando della depressione che negli ultimi anni sta diventando una vera e propria emergenza mondiale, emergenza confermata anche dai dati italiani: ne soffre un milione e mezzo di persone, molti anziani, ma soprattutto le donne, che rappresentano i due terzi dei malati. Non solo: un depresso su due rischia una ricaduta nel giro di pochi anni.

Di sintomi, cause, conseguenze del 'male oscuro' hanno discusso in questi giorni gli esperti, riuniti a Toronto per l'American Psychiatric Association.
Di fronte a queste cifre, tutti concordano: occorre cambiare le regole della cura. Anche perché, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), entro il 2020 la depressione sarà la patologia più diffusa dopo le malattie cardiovascolari.
Tanto per cominciare, dicono gli psichiatri, la depressione va diagnosticata e affrontata precocemente con terapie adeguate prima che diventi cronica. ''Una cura non appropriata - afferma Massimo Di Giannantonio, dell'Università di Chieti - rischia di fare solo una 'sciacquatura' dei sintomi. Al contrario, una corretta terapia è l'unico modo per evitare pericolose ricadute''. Che si verificano, per la metà dei casi, entro quattro anni dal primo attacco: a quel punto il pericolo è che la malattia si cronicizzi.

Ma come capire quando il ''sentirsi depresso'' è divenuto malattia? Come riconoscere il 'male oscuro'? Alcuni segnali che possono aiutarci a capire quando il semplice ''sentirsi depresso'', che può essere magari prolungato ma passeggero, rischia di diventare patologico sono: apatia o ridotta volontà, una diminuzione della capacità di fare o prendere decisioni, defaillance cognitive a livello di memoria o di attenzione. Ma anche sintomi più evidenti, come inappetenza o aumento dell'appetito, insonnia, o dolore senza alcuna spiegazione fisica.

I soggetti più a rischio sono le donne, ''per le loro caratteristiche fisiche, in particolare per la presenza di ormoni come gli estrogeni'', dice Claudio Mencacci, del dipartimento di Psichiatria del Fatebenefratelli di Milano. Le probabilità di soffrire di depressione aumentano proprio in età fertile, ma la forma più subdola in cui si manifesta la malattia è la depressione post parto, spesso non riconosciuta, che colpisce con più facilità le donne che in genere soffrono seri dolori premestruali o di tiroide.

Quanto alle cure, si ricorre sempre di più ai farmaci, soprattutto per combattere la cronicizzazione della malattia, che avviene spesso in conseguenza al tardo riconoscimento del male.
Buone possibilità di successo vengono dall'ultimo ritrovato medicinale, la venlafaxina, che ridurrebbe fino al 92% il rischio di ricadute. Durante una ricerca durata due anni, il nuovo farmaco è stato testato con ottimi risultati su 1000 volontari che presentavano degli stati di depressione, la molecola ha ridotto quasi a zero le possibili ricadute con effetti collaterali comparabili al placebo. Gli esperti hanno evidenziato che si tratta di una cura che porta alla guarigione dei sintomi della malattia e consente a chi soffre di depressione di tornare a una vita perfettamente normale.

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24 maggio 2006
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