E anche il giovane Stalin fece parte della schiera dei disoccupati in Italia
Dalle carte degli storici la presenza in Italia del dittatore russo
E così, antiche carte hanno dimostrato agli storici la presenza di questo illustre personaggio nella nostra Penisola nei primi anni del 1900: approdato ad Ancona, probabilmente sbarcato da un cargo proveniente da Odessa e che trasportava grano, si unì agli anarchici della città marchigiana. Questi non solo si preoccuparono di cercagli un alloggio ma si sforzarono anche di trovargli un lavoro. Dopo tanto cercare, il giovane Stalin, riuscì a trovare lavoro come portiere di notte in un albergo della nota città: il Roma e Pace gestito dalla famiglia Papini.
Ai proprietari non dovette sembrare molto ''sveglio'' quel giovane immigrato russo tanto che, dopo qualche mese, decisero di licenziarlo.
Stalin timido proprio non era, così non si arrese e continuò girovagare ancora su e giù per l’Italia in cerca di lavoro e soprattutto di un posto dove poter metter radici.
Si recò perciò a Venezia dove, in un primo momento, decise di chiedere ospitalità a dei frati che gestivano un piccolo convento fuori città. Per contraccambiare la loro ospitalità il nostro futuro rivoluzionario russo ripagava i frati con piccoli servigi che sarebbero in seguito stati molto lontani dal suo carattere e che possiamo definire da ''sagrestano'': suonava le campane e riordinava la chiesa dopo le cerimonie.
Qui gli storici sulle orme di Stalin perdono le sue tracce ed entrano nel campo delle supposizioni: probabilmente girovagò ancora a lungo fino a ritrovarsi in Inghilterra, forse a Londra, dove nel 1907 ci fu un congresso di rivoluzionari fino a comparire poi ufficialmente nelle pagine dei nostri libri di storia nella sua patria in Russia