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E Bin Laden invitò gli americani ad abbracciare l'Islam

Diffuso il nuovo video del capo di Al Qaeda. Il califfo del terrore è ancora vivo

08 settembre 2007

Il nuovo video di Osama bin Laden annunciato nei giorni scorsi da un sito Web islamico con un entusiasmo adatto alla presentazione di una premiére hollywoodiana, di cui però non si aveva data certa ma che si sapeva sarebbe uscito fuori prima del sesto anniversario degli attentati statunitensi dell'11 Settembre, è stato diffuso ieri sera dalla tv satellitare Al Jazeera.
Dunque, il califfo del terrore riappare al pubblico, al suo pubblico e a quello che di lui è nemico, con l'aria forse un po' più stanca e sofferente, ma con una barba ''ringiovanita'', tinta di scuro, segno di una civetteria che dal capo della rete terroristica più forte di tutti i tempi uno non si aspetterebbe.
E se il suo aspetto potrebbe fare sorridere, non fanno sorridere le sue parole né tanto meno la quasi certezza dei servizi segreti americani che già dalle prime analisi del video hanno affermato di potersi dire sicuri che il video è originale e che quella voce e quel volto sono proprio di Osama bin Laden.
Bin Laden è dunque vivo. Lo è ancora ora, nascosto chissà dove, perché i tanti riferimenti temporali  dentro alla sua predica lunga mezzora ci parlano di fatti recentissimi: il riferimento all'elezione del presidente francese Sarkozy (maggio), al nuovo premier britannico Brown (designato in giugno), ad una intervista ad un soldato britannico andata in onda in luglio, alle cerimonie per Hiroshima e Nagasaki (6 agosto).

Così alla vigilia della sua più grande ''opera'', l'11 Settembre, bin Laden prende in giro gli americani per la loro ''debolezza'' e li invita ad abbracciare l'Islam per fermare la guerra in Iraq che li sta mettendo in difficoltà, e per riprendersi dalle recenti sventure economiche. Poi li esorta a non farsi illusioni, perché malgrado la potenza economica gli Stati Uniti sono ''deboli'' e ricorda come 19 giovani (i kamikaze dell'11 settembre) siano riusciti a cambiare ''la direzione della bussola''.
Osama predica messaggi anti-globalizzazione, elenca le colpe dell'Occidente (dall'Inquisizione al massacro dei nativi americani), se la prende con i democratici perché non hanno messo fine alla guerra in Iraq, denuncia la collusione tra il governo e il potere economico, elogia lo scrittore Noam Chomsky, avverte gli USA a non ripetere gli errori compiuti dall'ex Urss, tracciando un parallelo tra la sconfitta patita dai sovietici in Afghanistan e quella che starebbero subendo le forze statunitensi in Iraq.
Beffarda, infine, la conclusione del messaggio: ''So del peso dei vostri debiti legati ai tassi d'interesse, delle tasse assurde e dei mutui immobiliari. Abbracciate l'Islam. Nell'Islam non ci sono tasse''.

Nessuna minaccia esplicita sembra risultare dal video, ma la ricomparsa di Osama bin Laden, dell'autentico Osama bin Laden, fa paura e fa dire al presidente degli Stati Uniti d'America: ''Quel video ci ricorda che viviamo in un mondo pericoloso''. [F.M.]

Osama offre il pretesto a Bush: ''Più determinazione in Iraq''
di Vittorio Zucconi (Repubblica.it, 8 settembre 2007)

Non è morto, non è stato catturato, se, come sembra, sarà confermata l'autenticità del video, ma è vivo e sempre libero di diffondere i suoi messaggi e i suoi video insieme sgangherati e spaventosi al mondo, Osama Bin Laden che simbolicamente torna sul luogo del delitto nel giorno del delitto. Sei anni dopo la promessa solenne di George Bush sul sacrario a cielo aperto del World Trade Center di prenderlo ''vivo o morto'' ricompare nelle ore dell'anniversario e del confronto a Washington sul futuro dell'occupazione, a reclamare il proprio posto.
Vivo e dunque, nella logica del terrorismo e della guerriglia che per non perdere deve soltanto esistere, ancora vincente. Se è effettivamente lui, come gli analisti della Cia stanno concludendo nonostante quella bizzarra barba accorciata e corvina così diversa dalla lunga peluria grigia del passato, queste 30 righe di messaggio sono un estratto banale dei consueti farfugliamenti ideologici e religiosi che tuttavia confermano qualcosa di serio. Ovunque sia, ci dice questo video, Osama è in condizione di seguire, leggere, ascoltare, vedere e poi interpretare a modo suo gli eventi del giorno.
Ricorda Hiroshima, naturalmente per condannare gli Stati Uniti, parla di Sarkozy presidente, accusa i ''Neo Con'', rimprovera al popolo americano di ''non avere punito neppure il più sanguinario dei suoi assassini, Donald Rumsfled'', quindi si riferisce a fatti recentissimi, prova che quel video non è vecchio materiale riciclato. E' l'esistenza del filmato, non il contenuto, il messaggio.

Non ci sono minacce precise, indicazioni operative in chiaro o in codice, secondo le analisi condotte a Washington, oltre la promessa di far pagare biblicamente ''occhio per occhio e dente per dente'', gli ''assassini dei fratelli in Allah''. Ma il segnale è preciso ed è diretto a noi, pensato e diffuso per reclamare la proprio centralità in questa guerra che per lui è prima di tutto una guerra santa, uno scontro di civiltà e che nello steso Iraq pare gli stia sfuggendo di mano, ora che i gruppi, i clan, le bande, le tribù hanno deciso di farsi fuori tra loro ed escludere gli avventurieri e i mercenari della jihad che si erano parassiticamente infiltrati nelle rovine del dopo Saddam. ''L'obbiettivo del terrorismo - commentava Frances Townsend, consigliera del Casa Bianca per il terrorismo - non è necessariamente uccidere, è, ovviamente, terrorizzare''.
A chi serva davvero, di chi ''faccia il gioco'', l'irruzione di questo morto che non muore, dato per finito dozzine di volte tra dialisi renali e bombe, e puntualmente ricomparso, è quello che gli specialisti nelle analisi dei segnali occulti stanno cercando di capire. Il senso va cercato nell'iconografia e nella scelta di tempo. Non è importante ciò che Osama dice in quei 30 minuti, è importante che lo voglia dire nella ricorrenza dell'11 settembre e che lo voglia spiegare non come un'aggressione vigliacca e crudele, ma come una vendetta, un atto di giustizia, per punire un'America colpevole della strage di Hiroshima, come se lui fosse stato eletto a vendicatore di tutte le vittime delle guerre. Giustiziere dell'umanità martoriata dall'America e che Osama dovrebbe salvare.

Tra mitomania, megalomania e fanatismo messianico, il suo rimanere vivo mentre teoricamente tutto il mondo gli sta dando la caccia e la taglia su di lui arriva a 50 milioni di dollari, sopravvivere è conferma della propria missione e della protezione che l'onnipotente gli concede, accecando gli infedeli che pure ripetono di considerarlo, confermava ieri sera a Casa Bianca, ''la massima, l'enorme priorità''.
C'è chi, fra gli esperti washingtoniani come l'ex capo della sezione anti terrorismo della Casa Bianca, Richard Clark, arriva a pensare che quella barba accorciata e nerissima che lui esibisce sia un camuffamento, forse addirittura una finta, indossato per l'occasione, e che Osama viva oggi in una parte del mondo nella quale neppure i musulmani devoti esibiscono barbe fluenti su petto e dunque lui sarebbe stato ancor più riconoscibile di quanto già la alta statura, e il volto, non sarebbero stati.
Fantasie, forse, che non cambiano la sostanza di una tempistica inusuale e dunque calcolata per rimescolare la paura, per riaffermare la propria importanza, per accreditarsi come un ''maitre a penser'' capace di vaste analisi globali, da capo religioso. E per cercare di partecipare, dalla sua latitanza, alla discussione che da lunedì le istituzioni americana, Casa Bianca, Parlamento, forze armate, cominceranno sulla situazione in Iraq. Vuole sentirsi importante, più di quanto forse ormai sia davvero, mentre il terrorismo jhadista nel mondo appare sempre più come una costellazione di cellule autonome in Europa e in Asia, forse ispirate, non più controllate da lui.

Nel suo farneticare, neppure si rende conto di fare, lui, ciò che Bush cerca invano di fare da sei anni, di convincere l'America che l'invasione e l'occupazione dell'Iraq sono davvero parte integrante, addirittura perno, della guerra mondiale al terrorismo misticizzante. ''La cosa che non sono mai riuscito a fare completamente è stata quella di spiegare ai miei concittadini il legame che esiste fra guerra in Iraq e guerra ad al-Qaeda'' ha lamentato Bush nel libro - intervista uscito in questi giorni. Ci sta riuscendo benissimo, per lui, Osama Bin Laden.

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08 settembre 2007
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