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E' cominciato il dopo-Cuffaro? Sembra che qualcuno vuole prendere il suo posto... Una articolo di A. Spataro

04 gennaio 2008

SICILIA: E' INIZIATO IL DOPO-CUFFARO
di Agostino Spataro (Repubblica/Pa, 04 /1/2008)

E', dunque, iniziato il dopo-Cuffaro? A scorrere le ultime dichiarazioni e le diverse proposte di candidature formulate dai vari esponenti politici siciliani di entrambi gli schieramenti, parrebbe proprio di sì. Anche se la vicenda giudiziaria del presidente della regione è ancora letteralmente sub-judice.
Il particolare è importante, poiché Cuffaro ha ribadito che si dimetterà solo in caso di condanna per il reato più grave. Altrimenti promette di restare al suo posto fino alla scadenza naturale del mandato, ovvero fino al 2011.
Abbiamo già rilevato l'irritualità di tale procedura che affida ad una sentenza di tribunale le sorti delle massime istituzioni della Regione. Scaricando - di fatto - sulle spalle dei giudici una gravissima responsabilità che la maggioranza (ma anche l'opposizione) non hanno voluto assumersi.
Insomma, un'ulteriore rinuncia ad esercitare il ruolo primario che spetta alla politica.
Purtroppo, così è andata la vicenda: Non resta che aspettare il numero che uscirà dal bussolotto.

Ma se per noi l'esito del processo resta incerto, per i dirigenti dei due schieramenti quel tipo di condanna appare certa. Giacché, nonostante le professioni di solidarietà a Cuffaro, essi stanno lavorando per individuare la candidatura più idonea da proporre alle elezioni regionali, evidentemente ritenute imminenti. Qualcuno addirittura ha commissionato appositi sondaggi per suffragare la propria candidatura.
Sarebbe interessante sapere da cosa derivi tanta certezza, visto che il dibattimento non è ancora concluso. Avranno, forse, consultato l'oracolo di Pollina o rinomati maghi e fattucchiere?
Comunque sia, la corsa alle candidature è iniziata. E questo è il fatto.
Dai primi nomi in circolazione e dalle reazioni registrate si evince che nell'ex Casa delle Libertà lo scontro è in atto e ci si muove in posizione di forte concorrenzialità. Insomma, sembra che nel centrodestra si sia passati dal patto d'acciaio all'aperta rivalità.

Nel centro sinistra, almeno in questa fase, le cose procedono su un piano diverso, caratterizzato da talune avances di nomi che invece di consenso hanno provocato distinguo e imbarazzate puntualizzazioni.
Più che sui nomi, pare, che si stia giocando sul tempo che per alcuni è maturo e per altri è precoce.
In verità, le divergenze non riguardano la realtà del tempo, ma nascondono una diversità di punti di vista che, di più, si rilevano all'interno del Partito Democratico siciliano.
Ora, a parte il fatto che l'esperienza insegna che generalmente le prime candidature, lanciate senza il supporto di un valido accordo, sono destinate a bruciarsi nell'impatto con un contesto impreparato, c'è, innanzitutto, una questione di metodo che non può essere saltata.
Mi spiego. Solo un anno e mezzo fa la signora Rita Borsellino fu invitata a scendere in campo per sfidare il formidabile sistema di potere basato sull'asse (allora di ferro) Cuffaro- Miccichè.
Vinse Cuffaro, ma la Borsellino conseguì un risultato lusinghiero, accorciando, e di molto, la distanza fra i due schieramenti registratasi nella precedente competizione e accendendo così la speranza di una vittoria alla successiva campagna elettorale.
L'apprezzamento per il suo contributo fu unanime. Tanto da indurre i parlamentari del centro sinistra a nominare la Borsellino loro coordinatrice all'Ars, indicandola, di fatto, come futura candidata a presidente della regione. Così quella nomina fu percepita dall'opinione pubblica siciliana. 
In sostanza, a differenza del sistema prevalente in Europa dove il candidato sconfitto esce di scena, nel nostro caso è stato nominato al più alto incarico parlamentare.
Con ciò non si vuole giudicare la prassi seguita, ma semplicemente evidenziare che quella scelta ha creato questo tipo d'attesa nella gran parte dell'elettorato di centro-sinistra.

Certo, vi sono - come sostiene il leader del PD Genovese - altre qualificate candidature, di donne e di uomini, tuttavia logica vorrebbe che si partisse da quella della Borsellino.
Poiché, due sono i casi: o la Borsellino ha svolto meritamente il suo ruolo prima di candidata e poi di coordinatrice e dunque va ricandidata oppure bisogna dire (e dimostrare) che è inadatta a tale ruolo.
Per altro, la questione non è solo di metodo ma politica poiché dovrà rispondere ad una precisa esigenza elettorale.
Sappiamo che per il centro sinistra vincere in Sicilia non sarà facile. Molto dipenderà dalla candidatura che dovrà corrispondere a due esigenze fondamentali: compattare e mobilitare l'intero schieramento dell'Unione e dell'associazionismo democratico ed attrarre tutte le forze sociali e produttive che mostrano una palese insofferenza verso il sistema di potere dominante.
Già si registrano alcuni segnali importanti. Altri potrebbero manifestarsi.
Il centrosinistra è chiamato ad agire in sintonia con questi segnali, proponendo programmi di svolta e candidature di rottura, perché di questo ha bisogno la Sicilia.

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04 gennaio 2008
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