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E con De Luca fanno 27...

Arrestato il leader del Movimento Sicilia Vera. Sale a 27 il numero dei parlamentari regionali siciliani che sono stati indagati

29 giugno 2011

Il deputato regionale Cateno De Luca è stato arrestato con l'accusa di abuso d'ufficio e concussione. All'esponente politico sono stati concessi gli arresti domiciliari. L'indagine sarebbe legata all'attività amministrativa di De Luca come sindaco di Fiumedinisi, un paese del Messinese.
Leader del movimento Sicilia Vera, De Luca nella sua attività all’Ars, s’è fatto notare per alcune "trovate" poco ortodosse: come quando, nella scorsa legislatura, per protestare contro l’allora presidente Gianfranco Micciché in seguito ad alcune vicende regolamentari, si denudò in sala stampa rimanendo in mutande, per poi coprirsi con la bandiera della Sicilia, usata come pareo, e offrirli provocatoriamente in dono un Pinocchio e una Bibbia, come invito a convertirsi ad una politica più coerente.
Quest’anno De Luca - protagonista di dure battaglie in aule con la presentazione di migliaia di emendamenti in occasione della Finanziaria - ha cambiato sei volte gruppo parlamentare, arrivando a "sostare" in quello del Pdl solo per poche ore: giusto il tempo per far saltare gli equilibri in una delicata conferenza dei capigruppo. "Sono un battitore libero", ripete spesso De Luca, che nel corso della kermesse del suo partito si presentò sotto il simbolo di un enorme piccone e lo slogan: "Demoliamo la Regione siciliana".

L'inchiesta e l'arresto - Insieme a Cateno De Luca, sono stati arrestati il fratello Tindaro, un funzionario del Comune di Fiumedinisi, Pietro D’Anna e il presidente della commissione edilizia Benedetto Parisi. Diciotto gli indagati, prevalentemente amministratori comunali. L’ordinanza, emessa dal Gip Daria Orlando, è stata eseguita lunedì sera. I reati contestati agli indagati sono tentata concussione e falso in atto pubblico, commessi tra il 2007 e il 2009 all’interno di un programma di opere di riqualificazione urbanistica e incentivazione dell’occupazione denominato, "Contratto di Quartiere II - Vivi Fiumedinisi". Ma le indagini, coordinate dal procuratore di Messina Guido Lo Forte, dall’aggiunto Vincenzo Barbaro e dal pm Liliana Todaro, hanno appurato che la quasi totalità degli interventi ha favorito direttamente o indirettamente De Luca e i suoi familiari.
Nel mirino dei magistrati ci sono la costruzione di un albergo con annesso centro benessere - strutture sequestrate - da parte della società «Dioniso» e la realizzazione di centri di formazione permanente del Caf "Fenapi", oltre all’edificazione di 16 alloggi da parte della coop "Mabel". Opere realizzate nonostante la Regione siciliana aveva contestato, un anno prima, il Piano regolatore di Fiumedinisi, ritenendo che contenesse previsioni sovradimensionate. Ma la contestazione ha comunque portato il Comune a realizzare le opere e a modificare la destinazione urbanistica della zona.
La tentata concussione sarebbe stata commessa nei confronti dei proprietari di alcune aree da cedere - a volte a prezzi più bassi rispetto a quelli di mercato - per consentire alla Mabel la costruzione degli alloggi. I reati di falso riguardano l’approvazione del progetto in variante dei lavori di costruzione eseguiti dalla Dioniso e la realizzazione di muri di contenimento del torrente Fiumedinisi, realizzati per incrementare il valore commerciale di alcune aree ricadenti nel progetto e riconducibili alla ditta il cui amministratore unico è proprio il sindaco, che è anche fondatore e direttore generale della Fenapi. Il fratello, invece, è amministratore della coop Mabel.
Le indagini sono partite dopo le denuncie del Wwf e dei consiglieri comunali di opposizione, e condotte dalla sezione di polizia giudiziaria dei vigili urbani di Messina.
L'arresto è stato effettuato dalla polizia municipale di Messina ed è scattato a conclusione del consiglio comunale di Fiumedinisi.

Le reazioni all'Ars - "Purtroppo c’è poco da dire - ha dichiarato Francesco Musotto, dell’Mpa, partito col quale Cateno De Luca è diventato deputato all’Ars - Ma questo oggi conta poco. Si tratta di una situazione che di certo non fa piacere. Io mi auguro che riesca a dimostrare la sua innocenza. Ma è inutile negare che notizie di questo tipo creano un varco tra la gente e la politica. Mi rendo conto, infatti, dell’impressione che diamo all’esterno".
Il Pdl invece si è affidato a una nota congiunta: "Non conosciamo ancora gli aspetti tecnici della vicenda. Non possiamo, quindi, che scegliere la strada del silenzio".
Chiaro il vicepresidente dell’Ars Camillo Oddo, deputato del Pd: "Ovviamente bisogna attendere che la vicenda segua il suo percorso giudiziario. Ma se dovesse risultate che le accuse corrispondono alla realtà, allora siamo di fronte a un caso di una gravità inaudita. I quattro arresti in così poco tempo – aggiunge Oddo – impongono alla politica una rilfessione seria sulla selezione della propria classe dirigente. Ogni gruppo parlamentare, insomma, dovrebbe fare molta più attenzione nel momento della scelta. Altrimenti, è ovvio che la gente finisce per sputare su tutto e tutti". Tra l’altro, l’arresto di De Luca arriva appena pochi giorni dopo un caso che ha risollevato la cosiddetta questione morale all’Ars: il "salvatagio" di Santo Catalano: "Una vicenda, anche quella, che non fa onore all’Ars" (LEGGI).
"In attesa che la magistratura accerti i fatti – ha detto Giulia Adamo, capogruppo Udc – riteniamo opportuno non pronunciarci sui singoli casi che vedono coinvolti i deputati in indagini e inchieste giudiziarie. Di certo quattro arresti nel corso di una stessa legislatura non possono lasciarci indifferenti. Quanto accade rischia di compromettere la credibilità di una istituzione come quella dell’Assemblea. I siciliani attendono da tempo riforme importantissime. Dobbiamo dare risposte concrete a partire, probabilmente, da una riforma dei meccanismi attraverso i quali i partiti scelgono le proprie classi dirigenti".
"La statistica recente - ha detto Livio Marrocco del Fli - getta un’ombra inquietante su Palazzo dei Normanni. Senza entrare nel singolo caso giudiziario, certamente oggi si impone una riflessione seria sui temi dell’etica e della legalità nell’agire politico".
Secondo Rita Borsellino: "Con l’arresto dell’indipendente Cateno De Luca, l’Assemblea regionale siciliana raggiunge un altro record per nulla invidiabile. Non bastavano i funzionari più pagati, le baby pensioni, gli sprechi, l’attività legislativa più lenta e pagata dell’intera Europa. Oggi il Parlamento più antico d’Europa, l’unico primato di cui essere veramente orgogliosi, è l’istituzione elettiva con la maggior presenza di indagati al suo interno. La questione morale non è a questo punto più rinviabile".

Con l'arresto di Cateno De Luca sale a 27 (su 90) il numero dei deputati regionali finiti sotto inchiesta in Sicilia - tra questi anche il governatore Raffaele Lombardo - per una serie di reati che vanno dalla corruzione e concussione al peculato, dalla truffa all'abuso d'ufficio e falso.
Nella quindicesima legislatura gli ordini di custodia cautelare hanno raggiunto finora quattro deputati. Oltre a De Luca sono finiti in manette: il deputato del Pid Fausto Fagone, arrestato per concorso esterno, nell'ambito dell'inchiesta catanese "Iblis"; Gaspare Vitrano del Pd, accusato di avere intascato una tangente da un imprenditore del settore fotovoltaico e che l'altro ieri è stato rimesso in libertà anche se nei suoi confronti i giudici hanno disposto la misura del divieto di soggiorno in Sicilia. Ai domiciliari è finito anche il deputato ragusano del Mpa Riccardo Minardo per una truffa ai danni dello Stato e dell'Unione europea. Tra gli indagati c'è Franco Mineo, il deputato di Forza del Sud ritenuto prestanome dei boss del quartiere palermitano dell' Acquasanta, sul quale pende una richiesta di processo per intestazione fittizia di beni, usura, concussione e peculato.
Nei giorni scorsi l'Ars ha salvato con il voto d'aula lo scranno di Santo Catalano, il deputato del Pid che aveva patteggiato una condanna per falso e abuso d'ufficio nell'ambito di una vicenda di abuso edilizio. Con voto a scrutinio segreto e trasversale, è stata respinta la richiesta della commissione verifica poteri che aveva deliberato la decadenza del politico per "incandidabilità originaria".

[Informazioni tratte da ANSA, Corriere del Mezzogiorno, Repubblica/Palermo, LiveSicilia.it]

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29 giugno 2011
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