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E Crocetta finisce in tribunale

Dovrà difendersi da una denuncia del M5S che lo accusano di diffamazione

11 novembre 2014

Torna altissima la tensione tra Rosario Crocetta e il Movimento cinque Stelle. E lo scontro adesso finisce in tribunale, dove il presidente della Regione dovrà difendersi dall’accusa di diffamazione.
Ma andiamo con ordine... A margine della Fiera Emaia a Vittoria di domenica, Crocetta ha attaccato i pentastellati. "C’è un grillismo incomprensibile che strizza l’occhio ai gruppi mafiosi, alla mafia. Grillo dice che la mafia una volta aveva la sua morale: noi lo sappiamo qual era la mafia. Quella della strage di Vittoria, di Gela", ha detto il Governatore.
Parole che, per il movimento fondato da Beppe Grillo, sono "la goccia che ha fatto traboccare la pazienza dei deputati all’Ars", che hanno deciso di passare alle vie legali.

Infatti, i pentastellati del Parlamento siciliano hanno dato mandato ai propri legali per procedere contro il presidente della Regione. "Ora basta con quella che sta diventando una litania, Crocetta ha passato ogni limite: dovrà rispondere delle sue diffamazioni in tribunale. Lo quereliamo e il risarcimento sarà utilizzato per finanziare quel microcredito per le piccole imprese che lui e il suo governo hanno sempre osteggiato".
"Finora - dicono i deputati a sala d'Ercole - abbiamo lasciato correre. Del resto è ormai notorio che per Crocetta tutti quelli che non la pensano come lui sono mafiosi. Ma tutto ha un limite, non ci stiamo a essere rappresentati quasi come gli emissari delle cosche, dobbiamo tutelare il nostro buon nome e la nostra storia, che è costellata di battaglie contro la mafia, fatte spesso in sordina e senza bandiere, a differenza dei professionisti dell'antimafia come Crocetta che ogni cosa che fanno la sbandierano ai quattro venti".

"Le dichiarazioni di Crocetta - continuano i deputati - sono quelle di un uomo solo, bocciato da tutta la Sicilia, pronto ad usare l’arma dell’antimafia nei momenti di difficoltà, ma ad eclissarsi quando c’è da operare concretamente. E’ accaduto, ad esempio, in occasione della votazione sul nostro emendamento per l’abolizione del vitalizio ai mafiosi, quando lui c’era ma risultava assente, mentre quasi tutto il Pd e i partiti che lo sostengono hanno votato no".

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11 novembre 2014
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