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E' crollato il Ponte sullo Stretto di Messina...

Ennesima "pietra tombale" per il Ponte sullo Stretto. Almeno fino alla posa della prossima, ennesima "prima pietra"

25 gennaio 2012

Nelle scorse settimane la senatrice del Partito democratico, Marina Magistrelli, ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Economia e al ministro dello Sviluppo economico sull'ennesima lievitazione dei costi per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. "A proposito dei costi esposti dalla società Stretto di Messina spa relativi al progetto definitivo dell'opera di realizzazione del Ponte - c'era scritto nell'interrogazione della senatrice -, lievitati da 6,3 a 8,5 miliardi di euro con un maggiore impegno finanziario pubblico di oltre 1 miliardo, si chiede al presidente Monti e al ministro Passera se non ritengano di promuovere in tutta urgenza un'attenta verifica delle procedure attuate, anche allo scopo di evitare l'insorgenza di potenziali danni erariali, in caso di pagamenti di ingenti penali".
Dopo aver ricordato che dalla Commissione Ue è giunta "l'esclusione del Ponte dall'elenco delle opere prioritarie della rete Ten-T, con conseguente impossibilità di partecipazione al cofinanziamento dell'opera da parte della Banca Europea degli Investimenti" (LEGGI), la senatrice del Pdc ha ricordato anche la mozione 1-00713, approvata dalla camera dei deputati il 27 ottobre 2011, nella parte relativa alla "soppressione dei finanziamenti di 1770 milioni di euro alla Società Stretto di Messina affinché essi siano riversati per il funzionamento del servizio di trasporto pubblico locale" (LEGGI). Infine, nell'interrogazione, la senatrice Magistrelli ha chiesto se il governo "abbia autorizzato l'assunzione degli impegni da parte dell'amministratore delegato della società con il contraente generale Eurolink, pur in mancanza di certezza della totale copertura finanziaria del fabbisogno".

Dopo una decina di giorni dall'interrogazione della senatrice Magistrelli, è arrivata la notizia che il Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) con una delibera, nella sua ultima riunione, ha dirottato le risorse destinate all'avvio della realizzazione del ponte, 1.624 milioni, per destinarli alla manutenzione della rete ferroviaria, all'alta capacità ferroviaria Napoli-Bari, la linea Foggia-Potenza ed altre opere.
Una notizia, però, che non ha trovato conferme ufficiali. Né nel comunicato diffuso al termine della riunione vi era spiegato cosa e se qualche voce è stata definanziata fornendo piuttosto l'elenco dei nuovi interventi.
Al di la di tutto, il problema sarebbe comunque un altro: data la situazione finanziaria e il cambio di passo del Governo Monti rispetto al precedente non arriverebbero le nuove risorse necessarie bloccando di fatto la realizzazione del Ponte.
Alla fin fine, il governo in carica non ha fatto altro che dare seguito a due altre decisioni, una europea e l'altra del Parlamento (la mozione 1-00713, approvata dalla camera dei deputati a fine ottobre, ricordata dalla senatrice del Pd, ndr). Il premier Mario Monti ha dapprima rinviato ogni provvedimento, il 7 dicembre scorso, e ha poi approfittato del pacchetto delle liberalizzazioni per destinare ad altro le risorse del ponte.

La notizia è stata accolta da consensi e dissensi. Il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, da sempre sostenitore della costruzione del ponte, ha sottolineato che verso la Sicilia ci sarebbe una diversità di trattamento: mentre sulla Tav le risorse sono state mantenute, nonostante il forte dissenso, verso il ponte si è usata la scimitarra.
Si lamenta l'ex ministro per le Infrastrutture Altero Matteoli: "Registriamo ancora la sostanziale cancellazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Una decisione di chiaro segno politico contrario rispetto ai programmi del governo di centrodestra presentati ed approvati dagli elettori".
Il leader degli industriali, Emma Marcegaglia, ha ritenuto invece molto interesssante la decisione: "Finalmente si finanziano le piccole opere, finalmente si parla di autorità dei trasporti, si tira via il Ponte sullo Stretto e quindi il nostro giudizio complessivo è positivo".
E se da Marcegaglia è arrivato un giudizio positivo nel Pd c'è addirittura chi ha esultato: "addio Ponte sullo Stretto? Un'ottima notizia", ha affermato Rosa Villecco Calipari, vicepresidente dei deputati del Pd e parlamentare calabrese. Soddisfatto anche Ermete Realacci, responsabile Green Economy del Pd e il portavoce nazionale dell'Idv, Leoluca Orlando, che insieme al capogruppo in commissione Finanze, Ignazio Messina hanno ribadito: "il ponte non è una priorità ma uno spreco di risorse".

"Le scelte sulle opere pubbliche cominciano ad andare nel verso giusto, segnano un cambio di rotta rispetto alla disastrosa stagione berlusconiana. Bene aver dato priorità alle opere medio-piccole immediatamente cantierabili (sicurezza delle scuole, riqualificazione territoriale, manutenzione della rete ferroviaria). Bene aver revocato i finanziamenti per il Ponte sullo Stretto, e aver finanziato con 750 milioni un piano straordinario contro il dissesto idrogeologico". Questa l'affermazione in una nota di Fabrizio Vigni, il presidente nazionale Ecologisti Democratici. Per Vigni, si tratta, di "scelte che possono produrre effetti positivi sia per l'economia che per l'ambiente. Le nostre proposte cominciano ad essere ascoltate; ci auguriamo adesso che si prosegua in questa direzione".
Giovanni Ardizzone, deputato regionale siciliano dell'Udc e presidente dei questori all'Assemblea regionale siciliana, se la prende con il presidente della Regione. "Il governatore Raffaele Lombardo ha il dovere di riferire in Aula in merito alla questione Ponte sullo Stretto di Messina. In tale sede istituzionale dovrà chiarire quanto è a sua conoscenza, in ordine al presunto 'definanziamento' da parte del Cipe della fantomatica mega opera". "All'Ars - aggiunge Ardizzone - dovrà spiegare se effettivamente c'è mai stato un finanziamento e a quando risale la sua soppressione. Poiché lo stesso Lombardo ha paventato il pericolo del pagamento di una penale in favore degli 'aggiudicatari della gara', è opportuno che egli stesso smetta i panni del piagnisteo e, come richiesto dal Wwf, intervenga presso il Cipe, affinché venga respinto il progetto definitivo per evitare che lo Stato, e quindi i cittadini, paghino penali scandalose al general contractor". "In Aula - conclude il deputato siciliano - il governatore dovrà chiarire come mai nell'ottobre scorso il governo regionale non ha protestato quando la Commissione Europea ha eliminato il Ponte sullo Stretto tra le opere prioritarie, in cambio del collegamento ferroviario che da Messina porta a Palermo, attraverso Catania".

E pensare che nel 2008, appena eletto, Berlusconi aveva fatto toccare con mano il ponte... diciamo. Ricordiamo che ci sono state ben tre "prime pietre" sbandierate ai quattro venti... Ma quante bugie in cinquanta anni, quanto spreco di denaro destinato alla progettazione, ai bandi, alla permanenza di uffici e consigli di amministrazione. Per non farne niente.

[Informazioni tratte da Corriere del Mezzogiorno, ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it, SiciliaInformazioni.com, Adnkronos/Ign]

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25 gennaio 2012
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