E diventò #Latrattativa
Dalla decisione della Corte di Assise di Palermo di non consentire a Riina e Bagarella di assistere alla deposizione del presidente Napolitano, nasce il "caso Guzzanti"
A Totò Riina e a Leoluca Bagarella, boss stragisti da anni al carcere duro, non sarà consentito di assistere alla deposizione del capo dello Stato, al Quirinale, nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Stessa sorte avrà l'ex ministro Nicola Mancino, anche lui, come i due padrini, imputato al dibattimento (LEGGI).
Come dire, l’imbarazzo è stato evitato. Forse...
Con un'ordinanza di appena cinque pagine, la Corte d'assise di Palermo ha respinto le istanze dei due capimafia e dell'ex politico democristiano che avevano espresso la volontà di ascoltare, gli uni tramite il collegamento in videoconferenza, l'altro di persona, le parole di Giorgio Napolitano. E ha bocciato pure il parere favorevole dei pm che, temendo che una esclusione degli imputati potesse essere l'anticamera della nullità del processo, avevano espresso parere favorevole alle loro istanze.
Ribadendo quanto avevano anticipato all'udienza in cui decisero che il presidente della Repubblica dovesse deporre, dunque, i giudici hanno escluso la presenza all'udienza degli imputati (e di una parte civile che ne aveva fatto richiesta).
Secondo il pm Nino di Matteo, che insieme a Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi rappresentano l’accusa, "sarebbe grave se la verità processuale, qualunque essa sia, fosse vanificata e ostacolata da situazioni connesse non al merito della ricostruzione, ma a questioni meramente procedurali". "Io e i miei colleghi" ha detto il magistrato, intervistato da Repubblica, "continuiamo a sperare che il processo possa arrivare a un giudizio sulla colpevolezza o l'innocenza degli imputati a prescindere da questioni formali o procedurali che eventualmente impediscano tale accertamento".
Sulle critiche alla scelta della Procura di dare parere favorevole alla presenza dei capimafia all'udienza al Colle, il magistrato osserva: "Siamo stati e continueremo sempre ad essere animati da un unico scopo, la ricerca della verità. Continueremo a sopportare anche le ingiuste e pretestuose accuse che da più parti ci sono state mosse in questi giorni: il nostro ragionamento prescindeva dalla qualità degli imputati, due capimafia e un politico che all'epoca dei fatti era ministro".
Ma le polemiche non si fermano. Anzi, si accendono ancora di più. Così si spiega il nostro "Forse" all’inizio dell’articolo, dopo l’affermazione: "Come dire, l’imbarazzo è stato evitato".
Infatti, dopo la decisione della Corte d’assise, un twitt dell’attirce e regista Sabina Guzzanti ha ravvivato il fuoco della polemica.
"Solidarietà a Riina e Bagarella privati di un loro diritto. I traditori nelle istituzioni ci fanno più schifo dei mafiosi". Così ha commentato sul social la regista de #Latrattativa che ha subito trovato l’appoggio di Luca Cianferoni, avvocato di Totò Riina. Intervistato da Radio 24, il difensore del "capo dei capi" ha detto: "Un’ordinanza assurda, la gente ora solidarizzerà con gli imputati". "L'apparato ha modi suoi, che sfuggono al senso comune. Ha ragione Sabina Guzzanti, la gente ora capisce che questi sono ancora più particolari", ha aggiunto l’avvocato, secondo cui all'origine di questa decisione c'è il fatto che il "Paese è imbarazzato da questo processo e non maturo per sapere la verità, per cui - dice - si fanno udienze a metà, perché si ha paura di sbagliare, visto che è coinvolto il capo dello Stato". Per Cianferoni, il dibattimento sulla trattativa "sta rivelando i problemi della giustizia. È illogico - ha spiegato - che la parte, che si chiami Riina o Rossi, non possa assistere ad udienze del suo processo".
In altri due tweet la Guzzanti ha poi aggiunto: "Andate a vedere #latrattativa e capirete perché i traditori nelle istituzioni fanno più schifo dei mafiosi o perlomeno stanno alla pari". E ancora: "Le stragi sono state progettate all'interno delle istituzioni. I mandanti sono colpevoli quanto gli esecutori. #Napolitano testimonia".
Ha detto la sua anche Massimo Ciancimino, figlio di Vito Ciancimino, a La Zanzara su Radio 24. "La Guzzanti sbaglia a dare solidarietà a Riina e Bagarella. Lei fa bene il suo lavoro, ma dice certe cose solo per fare propaganda al suo film che non sta andando bene". "Umanamente dico che Riina e Bagarella non dovrebbero essere presenti - ha affermato Ciancimino - perché sono due criminali di bassa lega, ma sono imputati a prescindere dal cognome e dunque ne avrebbero diritto. Il diritto dovrebbe prescindere dal cognome. Ma come diceva Calamandrei la legge viene applicata per i deboli e interpretata per i potenti". "Napolitano - ha osservato ancora Ciancimino - doveva fare un gesto di umiltà. Come ha fatto Grasso doveva andare a Palermo senza far spendere agli italiani migliaia di euro per questa udienza. La sua immagine sarebbe uscita rafforzata". "Anch'io - ha concluso - avevo chiesto di partecipare, ma quando la stessa richiesta è stata fatta da Riina e Bagarella ho ritirato la richiesta perché non volevo associarmi a questi due soggetti"
Di li a poco i tweet di Sabina Guzzanti sono diventati un caso politico. A risponderle per primo, con un cinguettio, è il presidente del Pd Orfini, secondo il quale la presa di posizione della Guzzanti "dimostra che la crisi di una certa cultura 'di sinistra' è ormai irreversibile".
Tra quanti hanno reagito in termini duri c'è la giovane parlamentare democratica Giuditta Pini, famosa per le sue battute contro i grillini, che paragona l'attrice-regista a chi "definiva Mangano un eroe".
I senatori Pd Michele Anzaldi e Andrea Marcucci chiedono rispetto per la memoria delle vittime di mafia, "la solidarietà e le scuse - spiegano - deve andare ai parenti delle vittime della strage di viale Lazio, ai familiari di Boris Giuliano, del piccolo Giuseppe Di Matteo di cui tutti ricordano la foto in cui salta felice un ostacolo in groppa al suo cavallo, dei commissari Beppe Montana e Ninni Cassarà, del giudice Antonino Scopelliti, ai parenti delle vittime delle stragi di Capaci e via d'Amelio. E si potrebbe andare avanti: questi sono solo alcuni dei feroci crimini ordinati ed eseguiti da Totò Riina e Leoluca Bagarella. Lanciare indegne parole solidali nei confronti di certi mostri qualifica chi se ne rende responsabile".
Anche dal centrodestra arrivano critiche alla Guzzanti. Per Fabrizio Cicchitto (Ncd) quella di quei tweet sono soltanto una "trovata pubblicitaria" per promuovere il film.
E le polemiche vengono rinfocolate da Carlo Sibilia, deputato del Movimento 5 Stelle che rincara la provocazione con un quesito shock: "Perché secondo voi impediscono agli scagnozzi di vedere il boss?"
Nella discussione è intervenuta anche Maria Falcone, che ha commentato duramente le parole della regista romana: "E' una cosa vergognosa che non voglio commentare. Preferisco ricordare chi sono Riina e Bagarella: sono quelli che hanno ammazzato non solo Falcone e Borsellino, ma decine di agenti e uomini dello Stato. Quali sono i diritti di Riina e Bagarella che bisogna difendere? Si difendono i diritti di queste persone e non quelli dei magistrati che hanno emesso la sentenza, quelli del capo dello Stato e dello Stato che rappresenta. E' una cosa obbrobriosa, per la quale non bastano gli aggettivi dispregiativi".