E dopo il processo breve, Berlusconi potrebbe anche non ricandidarsi...
La Camera ha dato il via libera al disegno di legge sul "processo breve". Intanto si vocifera che...
Con 314 sì e 296 no la Camera ha approvato il disegno di legge contenente la norma sulla prescrizione breve e che modifica l'originario testo sul processo breve. Il testo passa ora al Senato.
Con la formula di rito ("314 sì, 296 no, la Camera approva") il presidente di Montecitorio Gianfranco Fini ha chiuso la maratona in Aula sul processo breve. Una giornata, quella di ieri, senza gravi incidenti e con l'opposizione che avendo esaurito il tempo a disposizione poco ha potuto fare nella sua battaglia per far cadere la maggioranza in qualche votazione. L'ultima "trappola" è stata la richiesta di voto segreto su un emendamento presentato da Di Pietro ma la maggioranza ha retto (anzi ha conquistato sei voti dello schieramento avversario) anche, e soprattutto, grazie alla presenza compatta e assidua dei ministri e dei sottosegretari.
E allora, mentre all'esterno della Camera i familiari delle vittime delle tante tragedie che hanno funestato il Paese facevano sentire le loro voci, alle opposizioni non è rimasto altro che scegliere di far emergere il proprio dissenso in altri modi: i deputati del Pd hanno votato tenendo in mano una copia della Costituzione, la stessa dalla quale ieri avevano letto uno per uno gli articoli, mentre quelli dell'Idv hanno innalzato dei cartelli con, fra l'altro, le scritte "Rogo Thyssen, nessuna giustizia"; "Crac Parmalat, nessuna giustizia"; "Santa Rita, nessuna giustizia" riferendosi ai processi che, dopo l'applicazione della legge, avranno una prescrizione breve prevista dall'articolo tre della legge.
Ovvia la soddisfazione del presidente del Consiglio: se la legge passa in Senato, si vedrà prescritto il processo Mills. "Finalmente una legge che ci mette al passo con l'Europa" è stato il commento di Berlusconi ai deputati che lo hanno chiamato dopo il voto. Il Cavaliere, in verità, dopo la preoccupazione è sembrato sollevato dalla tenuta della maggioranza bloccata a 314 voti ma che nel suo ottimismo il presidente del Consiglio continua a vedere proiettata verso quota 330. "Noi siamo compatti, loro no", il commento soddisfatto del Cavaliere. "Una macchina da guerra", ha chiosato il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. Al quale ha fatto subito coro Umberto Bossi contestato al grido di "venduto, venduto" fuori dal Palazzo. "I numeri ci sono - ha detto il Senatur - il governo va avanti. Non sono 330 ma sempre meglio di niente". Quanto alle accuse di aver fatto un'amnistia, il leader leghista è sbrigativo: "Sono tutti trucchetti, giochi di prestigio della sinistra. Hanno fatto una battaglia alla morte, non sapevano più cosa dire e hanno tirato fuori la storia dell'amnistia...". Però a chi gli chiedeva se la Lega aveva votato con piacere questa legge il ministro ha risposto: "Abbiamo votato...".
Dall'opposizione, altrettanto ovviamente, sono state dette parole di fuoco. "Oggi il governo nella coscienza degli italiani ha compiuto un passo verso l'abisso", ha detto Pier Luigi Bersani, soddisfatto però per la battaglia condotta. "Ora - ha aggiunto - sta a noi far comprendere la vergogna di questo provvedimento, l'assoluto disprezzo del governo verso i problemi veri del paese mentre ha messo il massimo impegno sul processo di Berlusconi. Per me questo rimarrà un marchio indelebile della Legislatura".
Anche il finiano Italo Bocchino ha proferito parole dure: "E' stato triste vedere la Camera dei deputati bloccata alla presenza di tutti i membri del governo al solo fine di far prescrivere il processo Mills prima della più che probabile condanna di Berlusconi in primo grado". E Antonio Di Pietro sarcastico: "Ai tempi miei c'erano due tipi di imputati: chi andava ad Hammamet per sfuggire ai giudici e chi veniva in procura. Berlusconi ha inventato il terzo tipo, quello che va in Parlamento e si fa le leggi per non farsi processare".
Anche i magistrati e gli avvocati hanno fanno sentire il loro dissenso. "Valuteremo eventuali forme di protesta, ma soprattutto faremo sentire la nostra voce illustrando le ricadute che queste norme avranno sul sistema", ha detto il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara. Mentre l'Unione delle camere penali in una nota parla di una normativa "illogica ed erronea prima ancora che evidentemente ispirata da ragioni che non tutelano il bene comune".
E dopo il processo breve, Berlusconi potrebbe anche passare il testimone... - "Le frasi del presidente del Consiglio riportate dal Wall Street Journal sono solo ragionamenti che spesso sulla stampa estera vengono presi come apodittici". Non appena si è diffusa la notizia in Transatlantico, a Montecitorio, delle parole di Silvio Berlusconi sulla sua intenzione di non ricandidarsi come premier nel 2013 e di affidare il timone del Pdl al Guardasigilli Angelino Alfano, Paolo Bonaiuti è 'corso ai ripari', precisando che "nulla è stato deciso in proposito". Il Cavaliere si sarebbe espresso in questi termini l'altro ieri sera, durante la cena con alcuni corrispondenti della stampa estera. "E' stata data troppa enfasi - ha sottolineato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e portavoce del premier - questo non è un ragionamento ancora definito, non sono verità consumate".
Secondo quanto riferito da alcuni presenti alla cena con la stampa estera, il premier avrebbe citato tra i papabili alla guida futura del Pdl, non solo il nome di Alfano ma anche quello di Mariastella Gelmini, Franco Frattini e Maurizio Sacconi.
Dopo il voto dell'Aula dal canto suo Alfano ha lasciato la Camera senza dichiarazioni ai giornalisti. Il ministro della Giustizia tace in proposito, ma dal suo entourage fanno notare che quando in passato gli hanno chiesto come si sente nel ruolo del 'delfino' ha sempre risposto: "Dopo Berlusconi c'è una squadra intera". Un modo, spiegano, per smentire ogni illazione su sue possibili candidature alla premiership.
Durante la cena, Berlusconi avrebbe dunque ribadito che completerà la legislatura, mentre per un'eventuale candidatura come premier alle elezioni nel 2013 tutto dipenderà dal 'responso' dei sondaggi. In caso contrario, avrebbe spiegato il premier, resterà a fare il 'padre nobile' del Pdl. Il Cavaliere, raccontano, avrebbe parlato anche dello stato di salute del partito, attraversato in questi mesi da fibrillazioni legate alle varie 'correnti' interne. E' fisiologico, in un grande partito è normale che ci sia una forte dialettica interna, avrebbe detto in sostanza il presidente del Consiglio, garantendo che alla fine ogni malumore rientrerà, perché lui è leale e viene incontro alle richieste di tutti.
Il Cavaliere ha inoltre confermato che allargherà la squadra di governo con una seconda tranche di nomine (tre viceministri e oltre una decina di sottosegretari). Il 'rimpastino', riferiscono fonti parlamentari della maggioranza, potrebbe arrivare la prossima settimana, come confermano anche in ambienti vicini al gruppo dei 'responsabili'. Il premier avrebbe anche parlato del sottosegretario Gianni Letta come possibile candidato al Colle.
Nel corso della cena, Berlusconi poi ha anche citato il suo legame "personale" con il colonnello libico Muammar Gheddafi, svelando di aver preso in considerazione l'idea delle dimissioni nei giorni precedenti alla decisione di partecipare assieme agli alleati alle operazioni in Libia. "Con tutte le difficoltà personali che questa decisione rappresentava per me, ho pensato fosse mio dovere dimettermi. Ma tutti mi hanno chiesto di non farlo e così sono rimasto al mio posto", ha spiegato Berlusconi.
[Informazioni tratte da Repubblica, Adnkronos/Ing, Corriere.it]