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E dopo la tragedia si cercano i responsabili

Sette indagati per la tragedia di Mineo, mentre in Sicilia i lavoratori continuano a morire

13 giugno 2008

Ogni maledettissimo giorno... Così cominciava il nostro articolo di ieri che parlava della straziante tragedia avvenuta a Mineo: sei lavoratori morti dentro una vasca di depurazione. A due giorni dalla strage, mentre si cercano responsabilità e responsabili, e sul registro degli indagati già sono state iscritte sette persone, dall'altra parte dell'Isola, a Termini Imerese, nel Palermitano, un'altra vittima del lavoro va ad aggiungersi alla lunghissima ed oscena lista delle "morti bianche": questa mattina un operaio di 44 anni è caduto da un'impalcatura morendo sul colpo. L'uomo, originario di Trabia, è precipitato da un'altezza di circa tre metri. Lavorava alla centrale termoelettrica dell'Enel e stava eseguendo dei lavori di manutenzione ai supporti meccanici, insieme ad altri colleghi. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri...

Intanto oggi in Sicilia, le bandiere saranno a mezz'asta e un minuto di silenzio ricorderà Salvatore Pulici, Giuseppe Zaccaria, Giovanni Natale Sofia, Giuseppe Palermo, Salvatore Tumino e Salvatore Smecca. Le fabbriche chiuderanno i cancelli per almeno un'ora quasi ovunque nell'isola, mentre in tarda mattinata il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo incontrerà i sindacati per tracciare le linee di un piano straordinario per la prevenzione e il controllo della sicurezza nei luoghi di lavoro.
E nel primo pomeriggio cominceranno le autopsie sulle sei salme. Il medico legale Francesca Berlich inizierà a Caltagirone, nel cui obitorio si trovano due cadaveri; a seguire, andrà a Mineo e a Palagonia. La previsione è di concludere gli esami entro domani mattina.

Come accennato precedentemente, ieri la procura di Caltagirone aveva iscritto nel registro degli indagati per omicidio plurimo colposo il sindaco di Mineo Giuseppe Castania, il direttore dell'ufficio tecnico comunale Marcello Zampino, quattro assessori della giunta municipale, Antonino Catalano, Giuseppe Mirata, Giovanni Amato e Giuseppe Virzì, e Salvatore Carfì, legale rappresentante della ditta di spurgo pozzi neri di Pozzallo. Un atto dovuto, hanno spiegato i magistrati, per consentire lo sviluppo delle indagini e l'esecuzione degli esami autoptici che permetteranno di accertare le cause della strage che dovrebbe essere stata determinata da asfissia dopo che i lavoratori, privi di maschere e protezioni, sono stati investiti dalle esalazioni di sostanze tossiche fra cui il monossido di carbonio, il metano e l'acido solfidrico, sottoprodotto della fermentazione da parte di batteri del materiale organico che si forma quando c'è carenza di ossigeno, che ha già ucciso a Molfetta cinque lavoratori lo scorso mese di marzo (leggi).
"Non dovevano scendere lì senza nessuna misura di sicurezza, non era previsto", aveva detto l'altro ieri pomeriggio il primo cittadino di Mineo, sottolineando che non era "la classica morte sul lavoro legata a strutture fatiscenti. Il nostro depuratore è uno dei migliori in Sicilia".
"Non è stata una disgrazia, ma bisogna parlare di vera e propria tragedia - ha sottolineato il procuratore di Caltagirone Onofrio Lo Re - L'inchiesta è ancora all'inizio, è riservata e non voglio anticipare nulla, attendiamo gli accertamenti tecnici e medico-legali".

Quindi secondo le dichiarazioni del sindaco di Mineo, alle quali si sono aggiunte anche quelle del titolare della ditta privata, le vittime non dovevano essere dove sono state trovate: né i due operai della Carfì, né i quattro del Comune, due dei quali erano stati chiamati a metà mattinata per comprare una scala che doveva servire a calarsi nella "camera della morte". Cosicché i lavoratori potrebbero essere morti per una sottovalutazione dell'intervento di manutenzione che si stava eseguendo, uccisi dalla esalazione dei gas letali sprigionati dai fanghi in quella vasca di fermentazione anaerobica in cui nessuno dovrebbe scendere.
Per quel che riguarda la sua iscrizione sul registro degli indagati il sindaco Castania, ha detto di averlo appreso da alcuni amici, "capisco che è un atto dovuto e io ero e rimango sereno", ha affermato. "Avevo pensato di recarmi domani come persona informata sui fatti - ha aggiunto il sindaco - dal procuratore di Caltagirone Onofrio Lo Re perchè volevo spiegare la posizione dell'amministrazione in questa vicenda. L'iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto e ovvio per quello che è accaduto e quindi sono sereno". Il sindaco ha poi ribadito che "il depuratore attivato nel 2003 è una struttura sicura" e ha confermato che "era stato vietato a tutti di scendere nelle vasche". Alla domanda dei giornalisti se era a conoscenza di analoghi episodi avvenuti in passato, Castania ha risposto: "Non ne so nulla perchè è un problema che attiene ai servizi tecnici e non all'amministrazione".

Nella vasca del depuratore di Mineo i rilievi e i sopralluoghi dei carabinieri di Catania si sono susseguiti anche per tutta la giornata di ieri. Sembra ormai certo che i sei operai siano deceduti per asfissia. Ma è giallo sulle dinamiche dell'incidente. Secondo l'Ufficio tecnico del Comune di Mineo, la vasca del depuratore dove si è consumata la tragedia non è raggiungibile. "Non ci sono passaggi che permettono l'entrata, perché in quel luogo non è prevista la presenza umana. Gli uomini non dovevano essere lì". L'ipotesi è che un guasto alla pompa per lo spurgo abbia spinto gli operai della ditta che eseguiva i lavori a comperare una scala e calarsi nella vasca per controllare cosa non andava nell'impianto. I quattro dipendenti del Comune sarebbero scesi in un secondo momento, quando hanno capito che gli altri erano in difficoltà.

I carabinieri del nucleo ispettivo per il lavoro e i militari della Compagnia di Modica hanno invece eseguito una serie di accertamenti negli uffici della sede legale della ditta Carfì di Ragusa, l'azienda alle cui dipendenze lavoravano Salvatore Tumino e Salvatore Smecca. I carabinieri, su richiesta della procura di Caltagirone, hanno acquisito ieri mattina, nel capannone della ditta Carfì, nell'area industriale Modica-Pozzallo, una serie di documenti relativi all'assunzione dei due operai morti e della loro posizione contrattuale. L'azienda ha già dichiarato che entrambi i lavoratori erano in regola. Salvatore Smecca, l'operaio di 47 anni di Gela, era appena al suo terzo giorno di lavoro alle dipendenze della ditta Carfì. Aveva trovato quell'occupazione dopo anni di precariato.
"Smecca ha dunque cominciato a lavorare ieri o l'altro ieri, e quindi non poteva avere maturata una effettiva e grande esperienza in ordine a questi interventi. Stiamo indagando anche su questo" ha detto nella conferenza stampa indetta ieri dal procuratore Lo Re, che sul particolare vuole vederci chiaro. Come si vuol vedere chiaro sul perché gli operai non indossavano né mascherine né respiratori. La Carfì Servizi Ecologici ha sostenuto che "per l'esecuzione del servizio di espurgo non era prevista né dalle nostre procedure aziendali, né dalle disposizioni del committente la presenza di nostro personale all'interno della vasca o comunque lo svolgimento di qualsiasi operazione, anche momentanea, all'interno della vasca stessa". L'azienda ha precisato inoltre che "il mezzo di espurgo, posizionato nella stradella adiacente la vasca, viene governato da un operatore addetto ai comandi, che non può allontanarsi dal mezzo stesso" e ha sottolineato che "mai, neppure in passato ha svolto per il depuratore di Mineo alcuna attività di bonifica e/o manutenzione di vasche, filtri o altro".

"La spoon river dei lavoratori siciliani" di A. Fraschilla (L'espresso)

- "La vita in quelle fosse maledette pregando di non morire" di F. Viviano (la Repubblica)

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13 giugno 2008
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