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E dopo più di sessant'anni il nipote del ''Duce'' chiede che sia riesumata la salma del nonno affinché la Storia si faccia vera

06 settembre 2006

La morte di Benito Mussolini avvenne in circostanze mai definitivamente accertate e, di fatto, non è stata ancora fatta chiarezza su cosa sia realmente successo intorno al 26 aprile 1945, nei pressi di Dongo, in provincia di Como, quando Mussolini fu ucciso da colpi d'arma da fuoco insieme alla sua amante Claretta Petacci, da un gruppo di partigiani della 52° brigata Garibaldi.
Dopo più di sessant'anni, per sapere la verità sugli ''assassini'' del nonno, Guido Mussolini, figlio di Vittorio e nipote del Duce, ha chiesto alla Procura di Como di riesumarne la salma che dal 1957 riposa nella tomba di famiglia del cimitero di Predappio.
E sembra essere determinato il nipotino del Dux, infatti, se non lo ascolteranno è pronto ad andare à a bussare anche alla porta dei giudici di Milano e Roma. E se questo non bastasse ancora, chiederà l'intervento del tribunale europeo: ''Se l'Italia non farà nulla, mi rivolgerò alla Corte di giustizia dell'Aja. Perché è assolutamente ridicolo che a distanza di sessant'anni non si sappia ancora come è stato ucciso, e fioriscano le ricostruzioni più varie. Adesso basta. Chiedo al presidente del Consiglio Romano Prodi di dirmi, a nome dello Stato italiano, chi l'ha ucciso, come, quando e perché''.

Secondo Nicola Tranfaglia, giornalista e storico, la riesumazione del corpo di Mussolini ''non servirebbe a nulla. Mi pare quasi impossibile che a più di mezzo secolo di distanza si possano avere risposte rilevanti dalla riesumazione''. ''E poi l'autopsia a suo tempo fu fatta'' aggiunge Angelo Fiori, docente alla Cattolica di Roma.
Ma Guido Mussolini, 69 anni, sposato con quattro figli, impiegato in una fabbrica di formaggi in provincia di Roma, non demorde. Ha costituito un comitato di una decina di storici e avvocati, per far luce sulla morte del celebre nonno, e sulle ''porcate'' di quei ''maledetti partigiani''.
''Non cerco niente, né vendette, né soldi né altro - spiega - voglio solo che qualcuno mi dica il nome e il cognome di chi l'ha ucciso in un modo così ignobile, quando invece avrebbe dovuto essere consegnato agli americani e basta''. ''La mia - aggiunge - non è una battaglia politica. È solo la richiesta di un nipote che vuole sapere chi gli ha assassinato il nonno. E non mi interessa se sono scaduti i termini. Per la verità non c'è prescrizione''.

Nell'esposto presentato alla Procura di Como, per competenza territoriale, dai legali di Guido Mussolini, Luciano Randazzo e Carlo Morganti, il nipote del Duce chiede ''la ricostruzione dei fatti accaduti a Dongo nell'aprile del 1945 secondo le attuali fonti storiche'', ''la verifica della normativa vigente e applicabile al momento del fatto oggetto della presente indagine'', e ''chiarimenti sulla esecuzione del provvedimento di condanna a morte nei confronti di Benito Mussolini e di altri gerarchi'', nonché sulle indagini successive.
''La storiografia ha proposto 19 versioni diverse, ora è necessario fare quello che non è mai stato fatto - spiegano gli avvocati di Guido Mussolini - e cioè stabilire, con certezza giuridica, la verità''.

E la risposta al nipote del Duce da parte del procuratore di Como, Alessandro Maria Lodolini, è arrivata, una risposta che costringerà Guido Mussolini ad andare a bussare alle porte dei giudici di Milano e Roma. Infatti, il procuratore non ha alcuna intenzione di far riesumare la salma di Benito Mussolini, e nemmeno gli sembra il caso di aprire un'inchiesta sulla sua morte. Questa non è più, secondo il magistrato, materia per inchieste giudiziarie. Anche perché, nel caso dovesse emergere con certezza l'identità dell'autore dell'omicidio, non ci sarebbe nessuna conseguenza dato che, ricorda il procuratore, ''il 22 giugno 1946 venne emanata l'amnistia di Togliatti che ha cancellato tutti i reati''.
Guido Mussolini e i suoi avvocati, però, non si arrendono. Contestano il fatto che l'amnistia promulgata da Togliatti possa coprire ogni delitto. La loro tesi è che l'omicidio di un capo di Stato è un atto straordinariamente grave che nessun provvedimento di clemenza può estinguere. Oltretutto, l'amnistia di Togliatti non contempla i crimini di guerra. E qui, incalza l'avvocato Luciano Randazzo, di un crimine di guerra si tratta, più precisamente di ''un omicidio aggravato, considerando i modi abietti con cui è stato eseguito e tenendo conto dell'esposizione a Piazzale Loreto''
Insomma, Guido Mussolini non si rassegna all'idea che a suo nonno fu negato un processo, e insieme ai suoi avvocati annunciano di avere: ''documenti clamorosi che esibiremo al momento opportuno''.

Per Alessandra Mussolini, altra nipote, però celebre, del Duce, le richieste del cugino gli sembrano poco serie. ''Mi sembra una farsa. Ne verranno fuori polemiche inutili che invece di aiutare a capire creeranno più confusione. Sono sollevata dalla decisione di negare la riesumazione. Temevo che potesse accogliere la richiesta. Mi sarei battuta come un leone perché sono la depositaria del testamento morale di nonna Rachele, la quale non voleva che la cassetta coi resti del nonno fosse manomessa''.
A lei, il cugino Guido manda a dire: ''Ma che stia zitta e pensi ai fatti suoi! Le avevamo chiesto di partecipare al comitato, ma lei ha rifiutato, perché fa politica. E allora che si occupi di politica''.

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06 settembre 2006
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