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E' finito tragicamente il sequestro di Franco Lamolinara

Ucciso in un blitz britannico l'ingegnere italiano preso in ostaggio lo scorso 12 maggio in Nigeria

09 marzo 2012

E' finito tragicamente il sequestro di Franco Lamolinara, l'ingegnere italiano di 48 anni rapito lo scorso 12 maggio in Nigeria, insieme al collega britannico Cristopher Mc Manus. Lamolinara, originario di Gattinara nel Vercellese, viveva in Nigeria da circa 11 anni ed era impegnato nella costruzione di un edificio della Banca centrale a Birnin Kebbi, capitale dello Stato di Kebbi.
Il presidente del Consiglio Mario Monti, riferisce una nota di Palazzo Chigi, ha ricevuto ieri pomeriggio, sull'aereo che lo riportava a Roma da Belgrado, una telefonata del primo ministro britannico David Cameron, che gli ha comunicato la tragica conclusione di un'operazione condotta dalle forze di sicurezza nigeriane, con il sostegno operativo di quelle britanniche, intesa a liberare gli ostaggi sequestrati. "L'operazione - continua il comunicato di palazzo Chigi - si è purtroppo tragicamente conclusa con l'uccisione degli ostaggi avvenuta, secondo la ricostruzione britannica, a opera dei sequestratori. Cameron ha espresso a Monti profondo cordoglio per la vittima italiana, rammaricandosi del drammatico esito dell'iniziativa militare decisa dalle autorità nigeriane e britanniche nella convinzione che questa fosse l'ultima finestra di opportunità per salvare la vita degli ostaggi". "Dal momento del sequestro - si legge ancora - le autorità italiane avevano seguito la vicenda in stretto collegamento con quelle britanniche. Nelle ultime ore si è verificata un'accelerazione imprevista e, nel timore di un imminente pericolo di vita per gli ostaggi, l'operazione è stata avviata autonomamente dalle autorità nigeriane con il sostegno britannico, informandone le autorità italiane solo a operazione avviata". Monti "anche a nome del governo, esprime commossa partecipazione al generale cordoglio e sentimenti di profonda solidarietà ai famigliari per la tragica scomparsa dell'ingegnere Lamolinara".

Lo scorso mese di agosto era stato diffuso un video che mostrava i due ostaggi, inginocchiati e bendati, con tre uomini armati alle spalle. Il sequestro, avvenuto a Birnin Kebbi, la capitale dello Stato nord occidentale del Kebbi, al confine con il Niger, era stato rivendicato da al-Qaeda nel Maghreb islamico. Il 5 dicembre scorso la stessa organizzazione terroristica aveva lanciato un ultimatum al governo britannico, dando alle autorità di Londra due settimane di tempo per rispondere alle loro richieste e minacciando di uccidere McManus.

Sul fallito blitz in Nigeria nel corso del quale sono stati uccisi l'ingegnere italiano Franco Lamolinara e l'altro ostaggio inglese continua a tenere banco la polemica sulla mancata informazione del nostro governo da parte delle autorità britanniche. L'argomento è al centro anche delle ricostruzioni della stampa britannica. Secondo The Independent l'Italia era in qualche modo al corrente di quel che stava avvenendo in Nigeria. "La diplomazia britannica - scrive il quotidiano britannico - era al corrente della presenza sul territorio delle forze speciali e sapeva che un mossa poteva scattare in tempi brevi". Inoltre Monti è stato informato dal David Cameron della "tragica conclusione" dell'operazione.

Lamolinara e McManus sono stati uccisi dai rapitori «con un colpo ravvicinato alla testa» una volta cominciato il raid delle forze speciali. Lo scrive oggi il Daily Telegraph. Il giornale britannico cita una fonte di sicurezza nigeriana: "Sono stati uccisi prima ancora che le Sbs entrassero nel compound". Nel blitz di ieri a Sokoto sono stati coinvolti una quarantina di uomini delle forze speciali britanniche che si trovavano da due settimane in Nigeria. Secondo la ricostruzione del Daily Telegraph, le Sbs (Special Boat Service) composte quasi esclusivamente di Royal Marines, sono state scelte perchè erano l'unità in stand by per operazioni di antiterrorismo.
Sempre secondo i media britannici non è chiaro perchè le Sbs abbia deciso di attaccare di giorno. Di norma blitz del genere si sarebbe svolto di notte preferibilmente prima dell'alba, scrive il Daily Telegraph ma "per ragioni che restano non chiare le Sbs sono state costrette a fare un attacco in pieno giorno". In un segno di fretta, hanno detto fonti al giornale, i soldati hanno posto in atto un piano di "risposta di emergenza" invece del più coordinato piano di "risposta deliberata". Le squadre speciali britanniche si sono avvicinate in camion vicino alla casa. Il raid, autorizzato dal primo ministro David Cameron alle otto ora di Londra, è cominciato alle undici, ora di Lagos (a Londra era mezzogiorno).

Ostaggi italiani ancora nelle mani dei rapitori - Dopo l'uccisione di Franco Lamolinara, in diverse parti dell'Africa restano altri tre italiani ancora nelle mani dei gruppi armati, in Pakistan uno.

L'ultima italiana sequestrata in ordine di tempo è Rossella Urru. La giovane cooperante del Cisp (Comitato Italiano Sviluppo dei Popoli) ha 29 anni ed è originaria della provincia di Oristano. Studiosa del mondo arabo, è stata sequestrata tra il 22 e il 23 ottobre nel campo Rabboni del Fronte Polisario in Algeria insieme a due cooperanti spagnoli. Nei giorni scorsi erano circolate indiscrezioni su una sua liberazione, poi smentite.

Prima di lei, nel sud dell'Algeria era stata rapita Maria Sandra Mariani. La 53enne di Firenze è stata sequestrata il 2 febbraio scorso, mentre si trovava in viaggio turistico nel Sahara algerino. "Sono nelle mani di al Qaeda", ha detto in un messaggio diffuso dalla tv Al-Arabiya.

Un altro italiano di cui si sono perse le tracce è Bruno Pellizzari, rapito dai pirati somali il 10 ottobre 2010 con la compagna sudafricana Deborah Calitz. Lo skipper italiano, sequestrato mentre lavorava su uno yatch a largo della costa della Tanzania, viveva da anni in Sudafrica.

In Pakistan, invece, forse i talebani hanno sequestrato Giovanni Lo Porto, 38 anni, cooperante palermitano che lavora per l'organizzazione non governativa tedesca Welt Hunger Hilfe. L'uomo è stato sequestrato con un collega tedesco il 20 gennaio scorso nel distretto di Multan della provincia pachistana di Khyber Pakhtunkhwa. Secondo la polizia dietro il rapimento ci sarebbero i fondamentalisti islamici. I due operatori umanitari lavoravano da un anno a progetti per la riabilitazione dei residenti dalla devastanti alluvioni del 2010.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Corriere.it, Il Fatto Quotidiano, l'Unità]

- Siciliano rapito in Pakistan (Guidasicilia.it, 20/01/12)

- Giovanni Lo Porto potrebbe essere prigioniero dei talebani (Guidasicilia.it, 13/02/12)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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09 marzo 2012
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