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E fu scontro sui beni confiscati

Sulla polemica tra l'ex prefetto Caruso e la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi

05 marzo 2014

Alla fine, la polemica tra l'ex direttore dell'Agenzia per i Beni confiscati, Giuseppe Caruso, e la commissione nazionale Antimafia presieduta da Rosy Bindi non ha avuto risoluzione.
A Palermo per la due giorni di audizioni in cui si è parlato anche delle criticità della legislazione sulle misure di prevenzione e della gestione dei patrimoni confiscati ai boss, la Bindi ha denunciato il rischio che le critiche rivolte da Caruso, tra l'altro, agli amministratori giudiziari rischino di "delegittimare l'intero sistema".
"Abbiamo chiesto al prefetto Caruso spiegazioni sulle sue affermazioni arrivate a fine mandato. - ha detto Bindi durante la conferenza stampa di chiusura - Sono affermazioni che possono delegittimare un intero sistema. Da Caruso non abbiamo avuto, però, risposte esaurienti". "Non abbiamo dati che possano inficiare condotte delle singole persone - ha aggiunto - precisando però che alcuni aspetti di legge, come quelli delle professionalità degli amministratori giudiziari, vadano modificati".

Il vicepresidente della commissione Claudio Fava sempre a proposito delle critiche di Caruso ha definito "bizzarro" il comportamento dell'ex prefetto che "ha espresso le sue preoccupazioni solo a fine mandato". Ieri la commissione ha sentito i vertici della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo e alcuni amministratori giudiziari, che nel capoluogo si occupano del 45% dei patrimoni sottratti alle cosche in tutta Italia. All'Antimafia i magistrati, guidati dal presidente della sezione Silvana Saguto, hanno portato la documentazione relativa al lavoro loro e degli amministratori accusati da Caruso di intascare "parcelle d'oro".

L'ex prefetto di Palermo, pur sottolineando di non volere alimentare polemiche, non ha fatto attendere la risposta. "Mi fa piacere che la Commissione concordi con me sulla necessità di modificare la normativa sulla gestione dei beni confiscati. - ha detto facendo riferimento ai tanti cenni fatti dalla Bindi all'esigenza di rivedere la legislazione in materia - Una necessità che ho fatto rilevare in tutte le sedi, istituzionali e non, fin da quando ho assunto, nel giugno del 2011, la guida dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati". "Le modifiche da me proposte e di cui tutti sono a conoscenza - ha puntualizzato Caruso - sono contenute nella bozza che è agli atti del Ministero dell'Interno e di Palazzo Chigi, visto che è stata consegnata alla Commissione Garofali".
Ma le risposte che Caruso ha dato ai commissari nelle settimane scorse, dopo essere stato convocato proprio per chiarire gli appunti fatti, non hanno convinto l'Antimafia.

Ieri mattina Rosy Bindi è stata ricevuta a Palazzo dei Normanni dal presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone. All'incontro hanno partecipato anche il presidente della Commissione regionale antimafia, Nello Musumeci, il vicepresidente, Fabrizio Ferrandelli e il segretario generale dell'Ars, Sebastiano Di Bella.
Ardizzone ha illustrato alla presidente Bindi le iniziative messe in atto dal parlamento siciliano in tema di impegno antimafia. In particolare, è stato segnalato il disegno di legge, già in discussione in Aula, per rendere pienamente utilizzabile il patrimonio immobiliare confiscato alla criminalità organizzata e assegnato alle forze dell'ordine. Il ddl nasce su input dell'ex questore di Palermo, Nicola Zito, che aveva segnalato l'impossibilità di utilizzare diversi beni assegnati alla Polizia di Stato, a seguito della mancanza di risorse per la loro manutenzione. Il provvedimento all'esame dell'Ars prevede la creazione di un fondo di rotazione, per finanziare la riqualificazione degli immobili destinati ad alloggi residenziali per le forze dell'ordine, che sarà alimentato dai canoni di affitto degli immobili stessi.

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05 marzo 2014
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