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E gli sbarchi non si fermano più

Stamane un altro barcone con un centinaio di maghrebini. La rivolta in Tunisia alla base della nuova ondata

11 febbraio 2011

Prosegue l'ondata di sbarchi dalla Tunisia verso la coste siciliane, in coincidenza con la rivolta che ha portato alla deposizione del presidente Ben Ali . Un altro barcone, con un centinaio di migranti, è stato soccorso all' alba di oggi, a circa 6 miglia al largo di Lampedusa, dalle motovedette della Guardia Costiera. L'imbarcazione viene scortata verso il porto dell'isola.
Le autorità italiane avrebbero già preso contatti con quelle tunisine per cercare di fonteggiare la nuova ondata di arrivi.
Il numero degli immigrati giunti a Lampedusa tra la notte scorsa e questa mattina è salito a 976. Ieri sull'isola erano sbarcati 221 stranieri e altrettanti mercoledì, il che porta il totale degli ultimi tre giorni a circa 1.500. Numeri probabilmente destinati a crescere nelle prossime ore anche perché le condizione meteo nel Canale di Sicilia sono statbili.
A Lampedusa, dunque, dove si registra una nuova emergenza. I migranti giunti ieri sera sono stati ospitati in un albergo, dopo che il parroco dell'isola, don Stefano Nastasi, aveva messo a disposizione i locali della parrocchia pur di non lasciarli all'addiaccio.

Non solo Lampedusa ma anche Pantelleria, che dista poche decine di miglia dalle coste tunisine, sta diventando meta degli sbarchi di immigrati in fuga dal paese nordafricano. Ieri un gommone con sette extracomunitari è stato soccorso al largo dell'isola da una motovedetta della capitaneria di porto, dopo una segnalazione da parte di una nave mercantile.
Gli immigrati sono stati accompagnati in ospedale per un principio di assideramento; i sette migranti sono stati poi trasferiti a Trapani con il traghetto di linea. L'latro ieri altri cinque tunisini su un piccolo battello che imbarcava acqua, erano stati tratti in salvo a largo di Pantelleria dalla guardia costiera.

Intanto continua a suscitare polemiche la decisione di ospitare gli immigrati in albergo o di tenerli in banchina in attesa che vengano trasferiti sulla terraferma. Il ministro dell'interno Roberto Maroni ha infatti ribadito ieri che non intende riaprire il Centro di prima accoglienza dell'isola. "A Lampedusa - ha dichiarato il capo gruppo del Pd al consiglio comunale Peppino Palmeri - c'è un centro di primo soccorso, tuttora aperto e funzionante 24 ore su 24, i cui dipendenti sono stati messi in cassa integrazione. L'ordine, evidentemente, è di non fare passare gli extracomunitari dal centro, perchè così risultano arrivati genericamente in Sicilia e il governo può continuare a dire che ha bloccato gli sbarchi a Lampedusa. In questo modo si fa propaganda sulla pelle dei migranti".
Per fronteggiare la nuova emergenza il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha invocato un "Piano Marshall dell'Europa per il Mediterraneo". "Sono ricominciati i flussi migratori dalla Tunisia, cosa che non avveniva più da tempo, e questo ci preoccupa", ha constatato Frattini, al termine della Conferenza Stato-Regioni, rispondendo ad alcune domande dei giornalisti. "Dobbiamo rimuovere molte delle ragioni da cui le proteste sono originate", ha spiegato il ministro.
Anche le associazioni umanitarie sono scese in campo. "Stiamo monitorando la situazione per far sì che i migranti giunti nelle ultime ore a Lampedusa vengano assistiti adeguatamente", ha detto la portavoce in Italia dell'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) Laura Boldrini. "Si tratta di persone - ha sottolineato - che hanno dovuto affrontare i pericoli di una traversata in mare, alle quali deve essere assicurata anche la possibilità di presentare una domanda d'asilo, come hanno già fatto alcuni di loro". Come già detto il Pd ha lamentato la mancata riapertura del centro di prima accoglienza di Lampedusa. "Gli immigrati sono stati ospitati in albergo o in parte lasciati tutta la notte nel piazzale antistante il porto - ha denunciato la parlamentare Alessandra Siragusa - nonostante la struttura sia ancora operativa". Laura Boldrini chiede adesso di "garantire assistenza nel primo porto di approdo".

"Le crisi politiche e sociali del Magreb, in particolare in Tunisia e in Egitto, stanno provocando una nuova ondata di immigrazione clandestina. Una vera e propria emergenza umanitaria". Così si è espresso il ministro dell'interno, Roberto Maroni, oggi a Venezia. "Come temevo - ha detto questa mattina Maroni - la grande crisi sociale e politica dei paesi del Maghreb sta portando a una fuga di massa, in particolare dalla Tunisia verso l'Italia. C'è il rischio di una vera e propria emergenza umanitaria, stanno arrivando centinaia di persone sulle coste italiane in fuga da quei paesi". Maroni si è riferito in particolare agli ultimi sbarchi avvenuti a Lampedusa per i quali il governo sta studiando una strategia: "stiamo mettendo in campo - ha precisato Maroni - delle iniziative per fronteggiare questa crisi umanitaria. La prossima settimana, giovedì, ho già convocato un comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza al quale ho invitato anche il ministero degli esteri per decidere le misure più idonee e ho chiesto anche il coinvolgimento della Commissione europea perché gli strumenti necessari per porre rimedio a questa situazione non possono essere messi in campo solo dall'Italia".

I biglietti per la fuga... - Dal porto di Zarzis (sulla costa sud della Tunisia) sono partiti diretti verso l'Italia, tra lunedì e martedì, dodici battelli con a bordo un migliaio di giovani clandestini. Lo riferisce l'edizione odierna del quotidiano francofono La Presse, asserendo che il tutto è avvenuto (ed avviene) alla luce del sole, con gli intermediari che vendono i passaggi rilasciando "regolari" biglietti di imbarco. Nei giorni scorsi sono ripresi gli arrivi di clandestini a Lampedusa e tra martedi e mercoledì sono stati registrati una decina di sbarchi.
Il problema dei clandestini non riguarda solo Zarzis, ma tutta la costa tunisina. Ciò non tanto per il forte diradamento, in questo periodo, dei controlli in mare da parte delle motovedette, quanto per la pressoché totale assenza di controlli a terra delle forze di polizia. Erano queste ultime, infatti, che contrastavano efficacemente il fenomeno dell'emigrazione abusiva.
In Sicilia, una vasta operazione contro l'immigrazione clandestina condotta in varie località dell'isola dalla Digos della questura di Enna e di Catania, con i commissariati di Vittoria, ha portato a diversi fermi. Perquisizioni e arresti sono stati compiuti nelle province di Enna, Catania e Ragusa. Indagati cittadini italiani con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina tramite il sistema dei nulla osta al lavoro. L'operazione, che rappresenta la seconda tranche dell'operazione sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina denominata "Ingresso facile" dell'ottobre 2009, ha visto impegnate decine di uomini, al lavoro per rintracciare extracomunitari presenti illegalmente nel territorio nazionale. A gestirli sarebbe un'organizzazione criminale, che secondo gli investigatori avrebbe sede a Barrafranca (EN). L'indagine è coordinata dalla Procura della Repubblica di Enna. Gli agenti della Digos della Questura di Enna hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti di Alfonso Balsamo, di 55 anni. Sono indagate altre cinque persone, F.M.C., M.M.S., M.D., M.G., B.A.M., tra cui alcuni insegnanti. Tra le persone coinvolte un consigliere comunale di Vittoria. Sono state eseguite anche numerose perquisizioni domiciliari a Piazza Armerina, Barrafranca, Catania e Vittoria. Gli indagati sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina continuata in concorso.
Le indagini hanno preso il via da un controllo dei nulla osta al lavoro a tempo indeterminato o stagionale del 2010, rilasciati a extra-comunitari su istanza presentata da pseudo datori di lavoro, alcuni dei quali poi rivelatisi soggetti compiacenti o all'oscuro del fatto che le loro generalità venivano usate per tali fini illeciti. L'organizzazione, secondo quanto accertato, era in grado di agevolare l'ingresso e la permanenza di numerosi extra-comunitari clandestini, tentandone la successiva regolarizzazione tramite la richiesta dei nulla osta al lavoro stagionale. Molti stranieri uomini venivano introdotti come collaboratori familiari e in alcuni casi è stato riscontrato che la richiesta veniva presentata in nome e per conto di persone all'oscuro dei fatti. Per molti altri vi era una palese illecita collaborazione o comunque una compiacenza nel firmare le richieste nominative, dicono gli inquirenti.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, AGI, Lasiciliaweb.it, GdS.it]

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11 febbraio 2011
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