Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

E il boss Leoluca Bagarella, condannato al 41 bis, lanciò il suo proclama minaccioso in videoconferenza

05 ottobre 2007

''Voglio smentire una notizia data dall'Ansa di Palermo e ripresa dalle emittenti siciliane e italiane che dice che mi sono scambiato la fede di nozze con un tale Santapaola che non conosco''. Dietro questa frase pronunciata dal boss Leoluca Bagarella, collegato ieri in videoconferenza dal carcere di Parma per l'udienza del processo per l'omicidio di Enzo Giuseppe Caravà, che si è svolto davanti ai giudici della prima Corte d'assise presieduta da Salvatore Di Vitale, potrebbe esserci un qualche messaggio diretto a chi, fuori dal carcere, continua a tessere le trame mafiose ed un monito a chi queste trame cerca di scioglierle.

''E' stato detto che mi sono scambiato la fede con un altro detenuto che non conosco e che così' avremmo sugellato un patto fra di noi. Ma quale patto? Io ero a Spoleto, lui a Parma, come doveva avvenire questo scambio?''. Bagarella, boss corleonese ergastolano, cognato di Totò Riina, ha anche mostrato, seppure in maniera fugace, la propria mano nella quale porta la fede nuziale.
Secondo quanto era stato riferito da fonti ufficiali, Bagarella e Nitto Santapaola avrebbero denunciato in contemporanea lo smarrimento delle loro fedi. Da questo era cominciata un'indagine coordinata dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, tesa a capire se i due detenuti, trasferiti da un carcere all'altro e che avrebbero dovuto prendere posto l'uno nella cella dell'altro, avessero cercato di scambiarsi gli anelli matrimoniali per sugellare fra di loro il patto di alleanza. Bagarella si è lamentato anche del fatto di avere cercato di mandare una lettera di smentita ai giornali senza riuscirci perché prima il direttore del carcere di Spoleto e poi quello di Parma non gli hanno consentito di spedirla.

Il presidente della Corte d'Assise, Salvatore Di Vitale, ha poi tolto la parola a Bagarella, sostenendo che le dichiarazioni spontanee possono essere fatte solo per questioni inerenti il processo e non su altri temi. Bagarella ha subito replicato dicendo: ''Vorrei che lei non prendesse iniziative''. E a quel punto Di Vitale lo ha zittito dicendo: ''Io sono qui per questo''.
Bagarella è imputato con Giuseppe Agrigento e Giovanni Brusca dell'omicidio di Enzo Giuseppe Caravà, assassinato a San Cipirello il 12 aprile 1976.

In riferimento alle dichiarazioni di del boss corleonese, il segretario dell'Assostampa, Enrico Bellavia, ha commentato con durezza l'accaduto: ''Il riferimento fatto in aula dal boss Leoluca Bagarella è un minaccioso messaggio da respingere con fermezza, perché diretto a colpire un collega, Lirio Abbate, già bersaglio di ripetute intimidazioni. Sembra essere il suggello del padrino ad una strategia volta ad isolare e ad additare come nemico 'il giornalista'''. Infatti la notizia del presunto scambio di fedi tra Bagarella e Santapaola è stata data proprio da Lirio Abbate, più e più volte minacciato dalla mafia per via del suo attivo impegno di contrasto nei confronti di Cosa Nostra. ''Non si illuda Bagarella - ha aggiunto Bellavia - né i suoi scagnozzi, né i suoi riferimenti ai piani alti del sistema, che questo avverrà mai. C'è da chiedersi, poi, di quale circuito informativo disponga un detenuto al 41 bis per ricostruire la genesi di una notizia, a partire dal giornalista che l'ha lanciata e dall'agenzia che l'ha battuta. Occorre che chi ha il compito di indagare vada a fondo su come Bagarella sia venuto in possesso di queste informazioni''.

E proprio su questo punto è scoppiata la polemica: come è possibile che un boss sottoposto al 41 bis conosca quali sono le notizie dell'Ansa di Palermo e chi le scrive?
Per il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Francesco Forgione, ''dopo queste dichiarazioni lo Stato deve continuare ad impegnarsi per garantire che la libertà di informazione non venga calpestata''. Sulla stessa lunghezza d'onda il senatore di Forza Italia Carlo Vizzini che sottolinea: ''Ancora una volta c'è un riferimento al giornalista Lirio Abbate che nonostante tutto continua nel suo lavoro di informazione tanto più indispensabile quanto più è scomoda. Credo che l'indagine aperta vada allargata a tutto il funzionamento del carcere duro per impedire che dai detenuti mafiosi continuino ad arrivare segnali di potenza all'esterno''.
Per Giuseppe Lumia (Ds), vice presidente della commissione parlamentare antimafia, ''le dichiarazioni rese in tribunale da Bagarella devono destare molta preoccupazione. Si tratta del suo ennesimo proclama politico che conferma la sua pericolosità''. ''Innanzitutto bisogna capire come abbia potuto sapere, pur essendo sottoposto al 41 bis - ha aggiunto Lumia - che le notizie sul suo scambio di fedi siano state fornite da un giornalista dell'Ansa di Palermo, qui siamo di fronte all'ennesima minaccia contro Lirio Abbate e non credo sia un caso se pochi giorni dopo l'uscita di quella notizia sia stato ritrovato un ordigno sotto l'auto del giornalista. E' davvero ridicolo che uno dei carnefici principali di Cosa Nostra sostenga di non conoscere un altro dei boss al vertice dell'organizzazione come Nitto Santapaola. Siamo di fronte ad una conferma di rapporti sotterranei nelle carceri, non ad una smentita, e questo deve allarmare tutti''.

- Tra arresti eccellenti ed inquietanti ipotesi di possibili sodalizi tra boss mafiosi reclusi col 41 bis

- IN PRIMA LINEA

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

05 ottobre 2007
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia