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E' il dopo Fiat

Dopo 41 anni... Disperazione, rabbia, gioia per i ricordi più belli e tristezza per dover abbandonare la fabbrica

25 novembre 2011

Ieri è stato l'ultimo giorno di produzione allo stabilimento Fiat di Termini Imerese (PA). Da oggi inizia un lungo periodo di cassa integrazione fino al 31 dicembre, quando il Lingotto cesserà le attività nella fabbrica. Ieri sera, all'uscita dell'ultimo turno delle tute blu, gli operai si sono riuniti i assemblea davanti ai cancelli e hanno deciso di indire un sit.
Dal Governo il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha offerto la disponibilità dell'esecutivo a mediare per risolvere lo stallo delle trattative per il futuro dello stabilimento. "Pur nell'autonomia delle parti, il governo è pronto a offrire un contributo costruttivo, se richiesto, alla composizione della vicenda", ha detto la Fornero dal palco della Cna.

Ma è tutto il caso Fiat che il "governo segue con molta attenzione", perché, ha messo in chiaro il ministro, "le medie e le grandi imprese non possono abbandonare il Paese".

Fatto sta che ancora non vi è nulla di certo per il futuro dello stabilimento alle porte di Palermo. Mercoledì a Roma c'è stato un nuovo incontro al ministero dello Sviluppo economico che ha lasciato insoddisfatti i sindacati, che lo hanno definito "interlocutorio". "L'ultima 'pretesa' dell'azienda è relativa a 10 milioni di euro che mancherebbero per incentivare il pensionamento di circa 600 lavoratori, e che secondo Fiat dovrebbero essere a carico della Regione siciliana", ha detto Pino Apprendi (Pd), vicepresidente della commissione Attività produttive dell'Assemblea regionale siciliana, che ha partecipato alla riunione al ministero. Mercoledì prossimo è in programma una nuova riunione per proseguire la trattativa. "Il dialogo continua e auspichiamo che entro mercoledì prossimo, con numeri più chiari e sicuri sulle persone che potranno godere degli incentivi, si possa giungere alla conclusione - ha aggiunto l'assessore regionale alle Attività produttive della Sicilia, Marco Venturi -. Noi assieme con il Governo nazionale abbiamo ribadito la disponibilità totale per giungere al buon esito della trattativa".

L'ultima sirena dopo 41 anni - L'urlo della sirena è scoccata alle 22, mentre chi era in turno usciva per l'ultima volta dai reparti. Gli operai della Fiat e dell'indotto si sono piazzati davanti ai cancelli per bloccare l’uscita della merce, quel migliaio di Ypsilon pronte sui piazzali interni. La decisione è stata presa ieri mattina da un’affollata assemblea fuori dai cancelli della fabbrica. "Facciamo pressione sulla Fiat perché modifichi le sue posizioni", ha detto dal palco il leader della Fiom-Cgil Maurizio Landini. "Non passerà uno spillo fino a mercoledì prossimo", ha annunciato Roberto Mastrosimone della Fiom, operaio e leader storico delle lotte di Termini che per almeno dieci anni hanno cercato di fermare o ritardare il disastro.
"Ci ho pensato, ma onestamente non trovo nessuna motivazione per la mossa della Fiat, se non la semplice arroganza", ha detto Landini al termine dell’assemblea. "Lo snodo per un accordo per Termini Imerese è rappresentato dagli incentivi che abbiamo chiesto a Fiat per accompagnare alla pensione centinaia di lavoratori. Ma finora, in modo non accettabile, l'azienda ha rifiutato di applicare le tabelle che ha sempre applicato anche a Pomigliano e Cassino: un atteggiamento arrogante, autoritario, un sberleffo ai lavoratori".
I 1300 posti di lavoro promessi dalla Dr Motor di Massimo Di Risio, che rileverà con soldi pubblici lo stabilimento realizzato 41 anni fa sempre con contributi statali, sono sufficienti a sistemare tutti, compresi quelli dell'indotto, solo se la Fiat mette sul tavolo 24 milioni di euro di incentivi all’esodo e non i 18 su cui si è impuntata finora. Sono quei 32 mila euro a testa con cui aiutare i più anziani ad affrontare gli anni della "mobilità" a basso reddito che li porteranno all’età pensionabile. "I 32 mila euro non sono una nostra pretesa, sono scritti nelle tabelle Fiat utilizzate in tutti i casi analoghi", è la protesta di Landini, "e stavolta invece non ce li vogliono dare. Prima chiudono la fabbrica e poi fanno ai lavoratori questo estremo sfregio, questo sberleffo, questa assurda pretesa di trarsi d’impaccio dicendo che regalano la fabbrica a Di Risio, come se non fosse stata costruita con denaro pubblico".

"Senza gli incentivi di Fiat per l'accompagnamento alla pensione dei lavoratori che hanno i requisiti l'accordo con Dr Motor salta", ha aggiunto Bruno Vitali della segreteria nazionale della Fim. E così ecco Landini assieme a Vitali, divisi e a volte contrapposti in tante recenti battaglie, spiegare con una voce sola agli operai che questa volta a Marchionne non gliela possono far passare.
Per Gianluca Ficco della Uilm nazionale, "un impegno possiamo prenderlo: faremo di tutto per chiudere mercoledì un accordo, un buon accordo per Termini Imerese".
"Oggi è l'ultimo giorno di produzione per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese, che chiude definitivamente. Anche per la Filcams Cgil è un brutto giorno" afferma il segretario generale, Franco Martini. È un brutto giorno, continua, "innanzitutto, perchè tra i lavoratori che vivranno le conseguenze negative di questa scelta vi sono quelli del terziario, di cui fanno parte i dipendenti delle ditte alle quali sono stati appaltati i lavori di pulizia dello stabilimento. Anche per loro occorre assicurare risposte in termini di sostegno al reddito e di futuro occupazionale". "In secondo luogo - prosegue Martini - non esiste e non può esistere un terziario qualificato senza una solida e qualificata base industriale che affronti sfide dell'innovazione, investendo sulla qualità del lavoro e delle produzioni. La vertenza di Termini Imerese è un banco di prova della capacità delle diverse categorie di marciare uniti verso un comune obiettivo".

Sicilfiat: dalla prima Cinquecento del 1970 all'ultima Lancia Y del 2011 - Il 19 aprile 1970 fu per Termini Imerese un giorno di festa. Dai cancelli dello stabilimento della Fiat, anzi della Sicilfiat, usciva la prima vettura prodotta: era naturalmente una Cinquecento. L'inizio, scrissero allora i giornali, di una scommessa che dava un senso concreto al sogno di industrializzazione in una terra legata all'economia agricola.
La costruzione dello stabilimento era cominciata nel 1968 sulla spinta delle lotte operaie e sindacali. Ma decisiva era stata, nell'arrivo della casa torinese, l'amicizia dell'avvocato Giovanni Agnelli con Mimì La Cavera, ex presidente della Confindustria siciliana che, a partire dal 1958, si era posto come un ponte tra il mondo dell'imprenditoria e i partiti di sinistra. E proprio da sinistra l'apertura della fabbrica venne salutata con entusiasmo. Veniva vista come un passo del processo di modernizzazione della Sicilia e una grande occasione per fermare l'emigrazione verso il Nord. Non a caso la maggior parte dei 350 dipendenti era stata reclutata tra i contadini e gli artigiani del comprensorio di Termini e dei paesi delle Madonie.

Da quella prima Cinquecento la fabbrica fece molta strada. Qui si sono prodotti i modelli più popolari della casa torinese come la 126, la Panda, la Punto, fino alla Lancia Ypsilon di cui è uscito ieri l'ultimo esemplare.
Il nome di Sicilfiat era stato scelto perchè la Regione Sicilia deteneva il 40 per cento del capitale: rappresentava per Agnelli una garanzia. Ma l'intervento pubblico cessò quasi subito: già il primo novembre 1970 lo stabilimento era tutto della Fiat. La fabbrica è presto diventata un modello produttivo, come riconosceva fino a qualche tempo fa anche Sergio Marchionne, tanto che i dipendenti erano già 1.500 quando, nel 1979, è entrata in produzione la Panda. Si lavorava su tre turni e nella seconda metà degli anni '80 Termini occupava 3.200 operai, oltre i 1.200 nelle aziende dell'indotto.

La crisi però è cominciata nel 1993 quando, con la produzione della Tipo, è arrivata anche la cassa integrazione. Il numero dei lavoratori scese. Nel 2002 furono licenziati 223 dipendenti. Si prospettò la chiusura. Le lotte operaie, che ebbero grande sostegno, salvarono la fabbrica. Ma il declino era ormai cominciato. I dipendenti scesero a 1.536, quelli dell'indotto a circa 800. L'annuncio della chiusura sarebbe arrivato di nuovo l'anno scorso. E stavolta definitivamente.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Ansa, Il Fatto Quotidiano, Lasiciliaweb.it]

 

 

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25 novembre 2011
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