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E il Governo tornò a dividersi su orientamento sessuale, religione, laicità dello Stato e diritti...

09 maggio 2007

Ritornano (ma non sono mai andate via) le polemiche interne alla maggioranza di governo su orientamento sessuale, religione e laicità dello Stato.
Tutto è iniziato ieri, in una giornata che potremmo definire ''pessima'' per il movimento gay...
A cominciare dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, con un excursus teologico sulla rivista ebraica Shalom: il rabbino ha suscitato un vespaio affermando che i Dico sono una ''prima forma di riconoscimento legale'' delle unioni omosessuali, mentre il Talmud babilonese respinge i contratti nuziale tra maschi e a questo divieto sono posti ''limiti ritenuti insuperabili''.
Dunque, scomunicate le convivenze alle coppie omosessuali maschili. ''Non tutto è moralmente accettabile'', ha affermato Di Segni, indicando l'"omosessualità maschile".
Partono le prime polemiche che... poi si dilatano...

Infatti, ad accrescerle ci pensa il ministro per la Famiglia Rosy Bindi, proprio l'autrice, insieme collega Barbara Pllastrino del disegno di legge sui Dico. E' mai possibile? Beh, sembra proprio di sì.
''Alla conferenza nazionale sulla famiglia, che si terrà a Firenze, non ho invitato le associazioni omosessuali, ma solo quella dei genitori di persone gay''... L'annuncio della Bindi arriva dal palco del ''Laboratorio delle politiche familiari'', mentre un secondo prima una sala gremita di diessine applaudivano entusiaste: ''brava Rosy», ''coraggiosa Rosy''...
''So che toccherò un punto che creerà molte polemiche... Io so che la conferenza nazionale di Firenze avrà un problema negli inviti perché io non ho invitato le associazioni degli omosessuali e lo dico con molta tranquillità''. ''Faccio questa scelta come segno di chiarezza – ha detto ancora la Bindi -. Le persone destinatarie dei Dico non sono legittimate a partecipare. Io questa sfida la prendo, ma dico agli organizzatori del Family day, non fate confusione andando a manifestare in nome della famiglia contro qualcosa che con la famiglia non ha niente a che vedere''.

A questo punto, raccontate per grandi linee ciò che ha accenso la miccia polemica, passiamo a raccontare quali sono state le repliche....
Al rabbino capo di Roma, fra i primi a rispondere è stato l'ulivista e presidente onorario di Arcigay Franco Grillini parlando di inaccettabile ''razzismo anti-omosessuale''. ''Forse - ha aggiunto Grillini - il rabbino ha dimenticato che nei lager nazisti accanto agli ebrei c'erano anche gli omosessuali''. Altrettanto tagliente il commento di Enrico Ollari, presidente di Gaylib, associazione omosessuale di centrodestra: ''In Israele è riconosciuta l'unione gay celebrata all'estero. E a Tel Aviv, oltre alle tasse e alle norme sul diritto ereditario, le coppie di fatto godono di tutti i privilegi riservati alle coppie eterosessuali''. Segue la provocazione: ''Il rabbino preferirebbe israelizzare l'Italia o vaticanizzare Israele?''.
Posizione diametralmente opposta a quella di Di Segni, quella dell'ex presidente delle Comunità ebraiche italiane, Amos Luzzatto: ''Non vedo in quale forma dobbiamo temere che questa legge possa influenzare la famiglia e il matrimonio ebraico - ha sostenuto - e nessuno pretende che siano riconosciuti nella 'ketubba' ebraica matrimoni di omosessuali o altri tipi di matrimoni diversi dalla nostra tradizione''.

All'uscita di Rosy Bindi invece hanno risposto...
l'on. Vladimir Luxuria, che ha respinto le ''frasi offensive'' del ministro Bindi rivendicando l'analogia tra ''famiglia tradizionale e omosessuale, fonte di gioie e di dolori''.
Paola Concia, portavoce di Gayleft: ''Perché questo gesto plateale contro di noi? Non invitarci alla Conferenza è sbagliato, discriminatorio e offensivo per milioni di cittadini''.
E di nuovo Franco Grillini. Nemmeno a lui il cartoncino d'invito al grande meeting sulla famiglia con Romano Prodi non è arrivato: ''Discriminazione che non mi stupisce. Sono le coppie che decidono se la loro è famiglia o meno, non certo il ministro Bindi, Ratzinger o il Family day''.
La risposta più incisiva è arrivata però da Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà Sociale, dicastero vicinissimo a quello della Bindi. ''Non condivido la scelta del ministro Rosy Bindi di non invitare le organizzazioni omosessuali al convegno nazionale sulla famiglia di Firenze. Ritengo pertanto che nemmeno la mia partecipazione sia opportuna''. Una netta presa di distanza che crea l'ennesima spaccatura del governo. ''I temi dei diritti di cittadinanza di tutti i cittadini al di là del loro orientamento sessuale e delle loro scelte di vita, avranno evidentemente altre sedi di discussione'' ha spiegato il ministro di Rifondazione comunista. ''Ritengo che la definizione di diritti certi ed esigibili per ogni cittadino, al di là che viva in famiglia o meno, a partire dai soggetti più deboli come i bambini o i non autosufficienti, sia il vero salto di qualità per costruire un welfare moderno''.

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09 maggio 2007
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