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E' indubbio, c'è crisi, eppure...

Dal Rapporto 2012 dell'Eurispes vieve fuori un'Italia e degli Italiani consumisti, nonostante tutto

07 febbraio 2012

La crisi è attuale ed incontrovertibile, eppure ad oggi solo il 3,1% degli italiani non possiede una tv. La maggior parte ne possiede due (43,9%) o tre (22,8%), mentre l’8,6% ne possiede addirittura quattro o più ed il 21% dichiara di averne uno soltanto. Il che non vuol dire che due terzi della popolazione siano ricchi, bensì che il consumismo è ormai una realtà inarrestabile, anche se con modalità diversae a seconda del bene di "lusso", della collocazione geografica e del grado di istruzione.
È quanto emerge dai risultati del Rapporto Italia 2012 realizzato dall’Eurispes e presentato nei giorni scorsi a Roma.
Se si guarda ai computer, il 47,2% degli italiani ne ha almeno uno in casa, seguito dal 27,2% di chi ne possiede due, dal 12,8% di coloro che dichiarano di non averne, dal 7,3% di chi ne possiede tre e dal 4,2% che ne ha quattro o più.

Hi-Fi e Dvd in oltre la metà delle case. Ad essere dotato di un impianto Hi-Fi è il 54,9% degli intervistati, contro il 33,4% di chi non lo possiede, mentre è in possesso di un lettore dvd il 58,8%, contro il 17,9% e il 17,2% di coloro che dichiarano di averne rispettivamente nessuno e due. La consolle per videogiochi (Playstation, PSP, XBox e /o Wii) resta ancora fuori da più di metà (57,8%) delle nostre case, essendo posseduta da un terzo del campione (30,2%) e dal 6,6% di coloro che dichiarano di averne due. A possedere uno o più Tablet è invece il 16,9%, contro il 78,7% di chi non lo possiede. Il lettore Mp3 vede una suddivisione abbastanza equa tra chi non lo possiede (39,7%) e chi ne ha uno (36%), facendo registrare un possesso multiplo nel 20,1% dei casi (il 15,1% ne possiede due, il 3,3% tre e l’1,7% 4 o più).
Tutti con il cellulare. L’81,4% del campione ne ha almeno uno di base. Uno su due ha in tasca o in borsa uno smart-phone. Parlando di cellulari con funzioni base, il 35,4% ne ha uno, il 25,7% ne ha due, l’11,5% tre e l’8,8% quattro o più, di contro il 15,5% dichiara di non possederne. Possiede uno smart-phone quasi la metà del campione (47%): il 25,4% ne uno, il 14,5% ne ha due, il 5% arriva a quota tre e il 2,1% a quattro; l’altra metà (48,2%) non possiede uno smat-phone.
La propensione agli abbonamenti: Internet, satellitari e digitali. La disponibilità del collegamento ad Internet per mezzo di un abbonamento è ormai largamente diffusa (75%). Per quanto Internet sia di uso comune, lo stesso non si può dire dei canali satellitari e digitali a pagamento: tra questi esiste comunque un distacco, che vede il 27,8% degli intervistati pagare un canone di abbonamento per usufruire dei canali messi a disposizione dalla tv satellitare e il 17,7% preferire (o avere in aggiunta) i canali digitali a pagamento.

Le abitudini allo svago tra rinuncia e fruizione. La crisi ha pesato parecchio sulle tasche e ha inevitabilmente inciso sulle abitudini di consumo. Il "lusso" a cui gli italiani non rinunciano volentieri è la frequentazione di locali e ristoranti: ad indicare di avere pranzato o cenato fuori qualche volta e spesso nel corso 2011 è rispettivamente il 41,7% e il 9,4% del campione. Tutte le altre risposte fanno invece registrare un comportamento contrario: che si tratti di acquistare oggetti di antiquariato, di frequentare centri benessere, di fare acquisti in gioielleria o di comprare biglietti per concerti e rappresentazioni teatrali, nell’anno appena trascorso sono almeno i tre quinti del campione a dichiarare di non avere destinato mai o raramente parte della propria spesa per seguire le abitudini sopra citate. Nello specifico l’87,7% non ha mai acquistato beni antiquari, il 77% non ha mai frequentato un centro benessere e il 13,3% lo ha fatto solo qualche volta; il 66,5% non ha mai fatto acquisti in gioielleria (e lo ha fatto raramente nella misura del 24,3%, contro il 7,5% che dichiara di averlo fatto qualche volta), mentre a non avere mai speso soldi per l’acquisto di biglietti per concerti o teatro è il 59%, seguito dal 25,3% di coloro che lo hanno fatto raramente e dall’11,8% di quanti invece qualche volta non vi ha rinunciato. Ancora, tra chi non ha fatto alcun viaggio al di là delle vacanze estive, chi ha rinunciato all’acquisto di capi di marca e ai trattamenti estetici troviamo il 49,2%, il 40,4% e il 40,3% degli intervistati, cui si aggiunge più di un quarto del campione che dichiara di averlo fatto soltanto qualche volta nel corso dell’ultimo (20,9%, 20,7% e 21,8%).

"Italie" a confronto. Aggregando le risposte "qualche volta" e "spesso" è possibile tracciare un ideal-tipo di comportamento che distingue il meridionale dal settentrionale dall’italiano del Centro. A considerare più degli altri le attività e le abitudini proposte come "irrinunciabili" sono gli abitanti del Nord-Ovest e quelli delle Isole. I primi infatti hanno dichiarato di aver mangiato "qualche volta" e "spesso" al ristorante nel 67,5% dei casi, contro una media tra le altre regioni del 47,7% e di aver viaggiato per svago, oltre alle vacanze estive, nel 32% dei casi contro una media del 20,8%. Gli isolani primeggiano per l’acquisto di scarpe, calzature e borse firmate (38,7% contro 21,4% di media delle altre regioni), l’attenzione ai trattamenti estetici (40,1% contro 29,5%, tenendo presente che il Nord-Ovest si attesta a quota 36,5%), l’acquisto di biglietti per concerti o spettacoli teatrali (21,8% contro 12,3% di media, su cui incide il 18% del Nord-Ovest) e l’acquisto di gioielli (ben 20,4% contro 6,4%). In fondo alla classifica, tra le attività meno praticate, troviamo il 13% di quanti nel Nord-Ovest dichiarano di aver frequentato centri benessere contro una media del 7,5% e il 4,9% di isolani che hanno reso noto di aver effettuato spese per l’acquisto di oggetti di antiquariato contro una restante media del 2%.
La relazione diretta esistente tra il conseguimento di un titolo di studio e l’occupazione lavorativa indica che coloro che hanno conseguito un livello di istruzione inferiore hanno una minore propensione ad usufruire di passatempo e destinare le proprie risorse economiche (presumibilmente inferiori rispetto a coloro che hanno un titolo di studio superiore) ad attività accessorie, non necessarie. Nella lista dei "mai", confrontando questi con chi possiede invece una laurea o un master, troviamo infatti il 96,4% e l’82,5% di quanti non hanno fatto acquisti da un antiquario, il 94,5% contro il 41,3% di coloro che non hanno assistito a pagamento a concerti o rappresentazioni, il 92,7% contro il 32% di coloro che non sono stati in vacanza se non durante il periodo estivo, il 90,9% conto il 67% di quanti non hanno usufruito dei servizi offerti all’interno dei centri benessere, l’89,1% contro il 58,1% di coloro che hanno risparmiato sulla spesa in gioielleria, il 67,3% contro il 26,7% di chi ha acquistato capi d’abbigliamento non griffati, il 56,4% contro il 32,7% di coloro che hanno preferito non usufruire di trattamenti estetici e il 45,5% contro solamente il 3,3% di quanti, infine, non sono mai stati al ristorante nel corso del 2011. [AISE]

 

 

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07 febbraio 2012
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