E' iniziata l'era Obama
Chiude Guantanamo, bando alla tortura, priorità a Gaza, dialogo con Teheran
E' cominciata una nuova era in America. Il nuovo presidente Barack Obama ha ribadito ieri questo messaggio, nella sua seconda giornata alla Casa Bianca, ordinando la chiusura di Guantanamo entro un anno, abolendo le prigioni segrete della Cia, mettendo al bando la tortura e le forme di interrogatorio più aggressive. Il nuovo presidente ha cominciato così a mantenere le promesse fatte durante la campagna elettorale in una giornata dominata dal tema della sicurezza nazionale e della politica estera.
Il presidente Obama si è recato inoltre al Dipartimento di Stato, nel primo giorno di lavoro di Hillary Clinton come segretario di stato, per partecipare ad una cerimonia che ha visto anche l'annuncio delle nomine dell'ex-senatore George Mitchell come inviato speciale per il Medio Oriente e dell'ex-ambasciatore all'Onu Richard Holbrooke come inviato speciale per l'Afghanistan e il Pakistan. Obama ha detto che Mitchell "si recherà in Medio Oriente prima possibile per garantire che il cessate il fuoco tra Israele ed Hamas sia duraturo e sostenibile".
Obama ha detto che Hamas deve cessare di lanciare razzi contro Israele mentre Israele deve completare il ritiro delle sue forze da Gaza. Il presidente Usa ha detto di essere "profondamente preoccupato" per le sofferenze e le perdite di vita a Gaza: i punti di transito dovrebbero essere aperti a Gaza per consentire la consegna di aiuti umanitari. Obama ha definito "pericolosa" la situazione in Afghanistan aggiungendo che "ci vorrà del tempo per ottenere progressi".
L'applauso più entusiasta è giunto, dal pubblico di funzionari del Dipartimento di Stato, quando Obama ha affermato che "gli Stati Uniti non torturano". "Le nostre azioni per difendere il nostro paese saranno così giuste come la nostra causa", ha sottolineato Obama ribadendo il principio della compatibilità tra sicurezza nazionale e rispetto dei diritti umani, una delle frasi più applaudite anche nel suo discorso inaugurale sul palco del Campidoglio ed una delle frecciate verbali più acuminate lanciate contro la politica del suo predecessore George W. Bush, una politica che Obama sta smontando pezzo per pezzo.
Gli Stati Uniti cambiano totalmente approccio anche sullo spinoso dossier del programma nucleare iraniano. Come preannunciato in campagna elettorale Obama vuole "trattare direttamente e senza precondizioni" con Teheran. Ne dà notizia il sito web della Casa Bianca nella parte che illustra il programma ("agenda") della nuova amministrazione. Il presidente "sostiene una diplomazia dura e diretta con l'Iran senza precondizioni. Ora è il momento di usare il potere della diplomazia americana per fare pressioni sull'Iran perchè ponga fine al suo programma nucleare illegale, cessi di sostenere il terrorismo e di minacciare Israele. Obama e il vicepresidente Joe Biden offriranno una scelta al regime iraniano. Se l'Iran accetterà di abbandonare il suo programma nucleare e di sospendere ogni sostegno al terrorismo, noi offriremo incentivi come l'ingresso nell'Organizzazione mondiale del commercio, investimenti economici e l'avvio di un percorso che porti alla ripresa delle relazioni diplomatiche (interrotte nel 1979 dopo l'assalto all'ambasciata Usa a Teheran). Se l'Iran - si legge nel testo - insisterà nel suo atteggiamento preoccupante, noi rafforzeremo la nostra pressione economica e l'isolamento politico. Nel portare avanti tale linea, ci coordineremo con i nostri alleati e procederemo dopo attenta preparazione".
Per gli Usa, insomma, si tratta di un inversione a 180 gradi: la precedente amministrazione repubblicana di George W. Bush aveva condizionato l'avvio di negoziati diretti con Teheran alla sospensione delle attività di arricchimento dell'uranio, come peraltro previsto da quattro successive risoluzioni delle Nazioni Unite. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONu ha imposto tre serie di sanzioni contro l'Iran.
[Informazioni tratte da Rainews24, Corriere.it]