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E la mafia batte ancora lo Stato...

Dall'indagine sulla percezione mafiosa condotta tra gli studenti dal Centro Pio La Torre, registra l'ennesimo crollo di fiducia nei confronti dello Stato

28 aprile 2015

Una forte sfiducia verso le istituzioni e la politica, espressa da quasi il 92% degli intervistati, ma una posizione netta contro mafie, criminalità e corruzione anche se solo il 30,13% dei giovani ritiene che la mafia possa essere definitivamente sconfitta da uno Stato visto come più debole della mafia dal 52.69% dei ragazzi.
Queste le principali indicazioni emerse dall’indagine sulla percezione mafiosa condotta tra oltre mille studenti partecipanti al Progetto Educativo Antimafia promosso dal Centro Pio La Torre di Palermo e che ha coinvolto circa diecimila studenti in tutta Italia.
L’indagine, giunta al nono anno, sarà presentata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che riceverà oggi una delegazione del Centro al Quirinale. I risultati sono interamente consultabili nel numero di ASud’Europa scaricabile all’indirizzo www.piolatorre.it.

Secondo l’88.29% dei ragazzi i politici nazionali sono degni di "poca" o "per nulla" fiducia. Numeri leggermente più bassi per i politici locali, su cui il sentimento di sfiducia riguarda l’83.98% degli studenti. "Tre indicazioni politiche vengono dai ragazzi - commenta il Presidente del Centro La Torre, Vito Lo Monaco -. La prima è che bisogna investire su scuole e formazione dei docenti per uscire dalla crisi più forti. La seconda indicazione è che una "buona politica" dovrebbe cogliere il ripetuto allarme che la percezione dei giovani manifesta per il ruolo assunto dalle mafie nella vita economica, sociale e politica di tutto il paese. Il terzo aspetto è che la crisi, al di là degli ottimismi auto consolatori, ha prodotto uno stato generale di povertà e di sfiducia che può essere colmato, oltre ogni sondaggio sugli orientamenti di voto, da una politica di investimenti concreti per la crescita; per la scuola, per il welfare; per il Mezzogiorno che sembra scomparso dalle priorità di governo".

Come nelle precedenti rilevazioni e quest’anno in misura più accentuata, si segnalano le risposte alla domanda sui chi tra lo Stato e la mafia sia più forte. Il 52,69% dei ragazzi risponde "la mafia" contro soltanto un 10,46% che risponde "lo Stato". Inoltre per l’84.84% "le mafie sono forti perché utilizzano qualsiasi mezzo per raggiungere i loro scopi"; lo Stato non fa abbastanza per sconfiggere le mafie per il 71,11%; le mafie si infiltrano nello Stato per l’83,97% e addirittura lo Stato e la mafia coincidono per il 41,46%. Infine, alla domanda se il fenomeno mafioso potrà essere definitivamente sconfitto solo il 30,13% ha risposto sì, il 26,39% non so e il 43,47% no.

"Il collegamento tra mafia e politica - sottolinea nella sua analisi Adam Asmundo, docente di Economia alla facoltà di Scienze politiche di Palermo - è considerato forte dal 93% degli intervistati, mentre l’influenza della criminalità mafiosa nell’economia della regione appare di rilievo nel 75% dei casi. Alle attività illegali direttamente gestite dal crimine organizzato si sommano e si intrecciano nelle percezione e nelle opinioni degli intervistati ordinarie e diffuse attività legali, che si rivelano ormai più o meno intensamente inquinate dal crimine organizzato, dalla corruzione o da entrambi. Un’interpretazione molto attuale, e probabilmente molto corretta, che evidenzia e sottolinea per la società l’esposizione a un rischio non più di natura semplicemente malavitosa dai connotati culturali pericolosamente pervasivi. I ragazzi intervistati - conclude Asmundo - possono rappresentare in questo senso una generazione nuova".

Dopo lo spaccio di droga (41,94%) e le rapine (16,41%) - attività più "visibili" e causa diretta di allarme sociale - sono le interazioni con la politica e la pubblica amministrazione a suscitare preoccupazione: il lavoro nero (14,68%) e gli abusi edilizi e urbanistici (11,31%) - dove i controlli amministrativi sono disinnescati spesso dal ricorso alla bustarella - e soprattutto la corruzione dei dipendenti pubblici (10,94%) e lo scambio di voti, ossia la corruzione elettorale (5,18%). Ma è nell’individuazione della cause profonde della capacità espansiva nel centro-nord e della persistenza delle organizzazioni mafiose che la simbiosi perversa mafia-politica viene in evidenza nelle risposte degli studenti. Le mafie migrano alla ricerca di nuove fonti di profitto illecito o per riciclare denaro sporco (29,37%), magari seguendo i flussi migratori (15,26%) o profittando del debole senso civico della popolazione (20,06%), ma centro gravitazionale di attrazione delle mafie è prima di ogni altra cosa la corruzione della classe politica locale (68,14%).
"Per i ragazzi - puntualizza l’economista Salvatore Sacco - il rapporto fra mafia e corruzione vede senza ombra di dubbio la prevalenza della seconda sulla prima; si potrebbe dire, in sintesi, che per loro la corruzione è la madre di tutte le mafie".

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28 aprile 2015
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