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E Lampedusa, preoccupata, sta ad aspettare

L'isola pelagica si "prepara" a quello che è stato più volte definito un esodo biblico

24 febbraio 2011

Attesa, preoccupazione e ansia. Paura per quello che a breve potrà accadere. Il timore di sapere che andrà a finire male perché coscienti di essere impreparati. Sono queste le sensazioni che stanno vivendo la gran parte degli abitanti di Lampedusa, in tutto seimila residenti in triangolino di terra italiana lungo 13 chilometri e largo tre, al centro del Canale di Sicilia, più vicino all'Africa che all'Europa... Di fronte le Pelagie, a poche ore di viaggio, se la distanza si copre con barche non potenti, ci sono le coste tunisine e libiche, porti di partenza per migliaia di disperati prima in fuga principalmente da fame e povertà ora anche da guerriglia e sangue: nell'ultima settimana sono arrivati seimilatrecento migranti.
Gli ultimi 38 sono arrivati ieri, dopo essere stati salvati - da due giorni la loro barca era in balia del mare in tempesta - dal motopesca mazarese Chiaraluna: un pescherecchio che per ben due volte, nel 2009, è stato sequestrato dalle autorità tunisine e libiche per un presunto sconfinamento marino.

I lampedusani mostrano di avere ancora il nervo scoperto quando sentono parlare di Libia e Gheddafi. Non hanno scordato quando, il 15 aprile 1986, due missili Scud libici furono lanciati contro la base statunitense Loran sull'isola dopo il bombardamento della Libia da parte degli Usa che con l'operazione "Eldorado canyon" volevano eliminare il colonnello.

Giovanni Fragapane, 71 anni, professore di liceo in pensione, pittore per diletto, era sindaco di Lampedusa e Linosa in quegli anni di tensioni geopolitiche. Dice: "Siamo tutti un pò preoccupati per ciò che potrebbe accadere. Siamo, e lo sentiamo sulla nostra pelle, più vicini all'epicentro del problema. Una maggior responsabilità del governo non guasterebbe e poi dov'è l'Unione europea? A che serve questa unione solo per l'euro? Dov'è la solidarietà europea?".
L'attuale sindaco delle Pelagie, Bernardino De Rubeis, 42 anni, afferma: "C'è grande disperazione e preoccupazione. La bomba politico-sociale esplosa in Libia è devastante: si può riaprire il fronte dei migranti eritrei, nigeriani del centrafrica che si trovano lì, cui si possono aggiungere gli stessi libici, oltre ai tunisini che già stanno migrando. Nel 2008 furono in 36 mila a transitare da Lampedusa. Dal 1997 subiamo i ritmi delle fughe dei migranti: ma l'isola non può essere la piattaforma di persone che fuggono. Chiedo al governo che si attrezzi con l'Ue, devono mandare navi nel Mediterraneo per fronteggiare la marea umana e trasferire le persone subito". "Noi siamo sempre pronti - aggiunge - ad accogliere i disperati ma non possiamo collassare, non possiamo accogliere migliaia di persone ogni giorno con rischi di vario tipo a cominciare dalla salute pubblica. Noi non amiamo particolarmente il colonnello Gheddafi. Siamo in presenza di un dittatore che spara sulla testa dei suoi cittadini. È necessario l'intervento dell'Europa e del mondo intero". "Quale rappresentante dei cittadini di Lampedusa, chiedo al presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, maggiori poteri per poter gestire l'emergenza immigrati". "Il sindaco - ha spiegato De Rubeis - non può essere un semplice osservatore, ma deve poter agire con poteri straordinari. Ad esempio deve partecipare alle riunioni dei comitati di sicurezza. Non può essere tagliato fuori dalle strategie messe a punto dal Governo. Anche perchè - ha ripetuto concludendo - dopo la 'bomba Libia' Lampedusa rischia di dover fronteggiare un'emergenza sbarchi epocale".
Totò Martello, 54 anni, sindaco di Lampedusa dal '93 al 2002, è contento per la ventata di libertà positiva per il Mediterraneo che si respira. "Non si può convivere - spiega - coi Paesi rivieraschi avendo la consapevolezza che siano guidati da dittatori. Ciò che viene raccontato dal governo italiano su esodi biblici dimostra che c'è impreparazione, incompetenza e cattiva informazione. Una delle dimostrazioni è che la nostra intelligence, e quindi l'esecutivo, era impreparata all'arrivo di seimila persone in una settimana. Non era stato studiato alcun piano. Berlusconi e Maroni invece di dare solidarietà al territorio italiano al centro degli eventi, cioè Lampedusa, vanno a Catania dove c'è il business". "Non esiste - prosegue - un piano di accoglienza in Italia. Il Cie dell'isola era chiuso e il ministro dell'Interno diceva che non lo avrebbe riaperto mentre migliaia di clandestini camminavano per strada. L'attuale giunta comunale preso atto del fallimento della sua amministrazione vuole barattare l'emergenza con assunzioni e finanziamenti".

La portavoce in Italia dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), Laura Boldrini, commentando le dichiarazioni di ieri del ministro degli Esteri Franco Frattini, che ha parlato di "300 mila immigrati pronti a fuggire dalla Libia", ha detto: "È giusto prepararsi ad ogni scenario e predisporre tutte le strutture necessarie nel caso di arrivi massicci, ma è anche vero che non bisogna creare allarmismi nell'opinione pubblica affermando che c'è il rischio di trovarsi di fronte a una vera e propria invasione". "Non sappiamo - ha osservato - su quali fonti, diplomatiche o di intelligence, queste informazioni si basino. Ritengo tuttavia sia meglio evitare di alzare i toni e creare allarmismi". Boldrini ha osservato infine che, comunque qualunque sarà l'esito della crisi libica, "è prevedibile che, a differenza del passato, ci possa essere un flusso in uscita degli stessi libici in fuga dalla guerra civile".

Anche il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, a margine di un incontro con il ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto, è nuovamente tornato sul tema dell'immigrazione. "Il governo nazionale deve pensare bene a questa situazione. Se i numeri fossero quelli di un esodo biblico non potremmo sicuramente ospitare tutte queste persone. Teniamo conto che i tre quarti chiederanno asilo politico. Già lunedì ne parleremo con il ministro dell'Interno. Da lui vogliamo sapere quali saranno i presidi sanitari e di sicurezza per questa gente". Lombardo ha quindi chiesto che i migranti vengano sistemati "in un territorio e in un ambiente nel quale ci sono opportunità di lavoro come la Lombardia o il Veneto". "Penso che ci sono altre regioni italiane dove l'integrazione è più semplice. Se arrivassero 300 mila persone non basterebbe né il campo di Mineo né la tendopoli di Porto Empedocle".
Ipotesi che non è però piaciuta al leghista Luca Zaia che ha controbattuto: "Lombardo ha perso un’altra buona occasione per stare zitto. Dice che vanno sistemati dove ci sono più opportunità di lavoro ma a me non risulta che il Veneto abbia posti a disposizione e la Sicilia non li abbia. La posizione di Lombardo è quella di un federalismo di ritorno". "Dobbiamo essere assolutamente vicini al popolo libico - ha proseguito il presidente del Veneto ricordando tuttavia che lui stesso si era opposto all’arrivo trionfale in Italia del leader libico - ma non ho nessuna informazione che ci siano oggi siti in Veneto per un’eventuale accoglienza".

E intanto i deputati del Movimento per le Autonomie hanno presentato, primo firmatario il capogruppo Carmelo Lo Monte, un'interrogazione parlamentare al presidente del Consiglio dei Ministri sugli "sbarchi di migliaia di immigrati a Lampedusa e nella costa sud della Sicilia che stanno avvenendo in questi giorni".
Lo Monte ha chiesto a Berlusconi "quali iniziative intenda intraprendere per affrontare l'emergenza umanitaria derivante dagli sbarchi di migliaia di immigrati a Lampedusa e nella costa sud siciliana e se non ritenga opportuno operare affinchè, immediatamente dopo la prima accoglienza, gli immigrati vengano ospitati in strutture distribuite su tutto il territorio nazionale". I parlamentari hanno inoltre domandato, al presidente del Consiglio "se non ritenga fondamentale prevedere a favore della Regione Siciliana, che affronta gravi sacrifici nella presente crisi umanitaria derivante dagli sbarchi, un piano straordinario di interventi per il sostegno allo sviluppo economico con interventi in materia di infrastrutture nonchè in materia di fiscalità di vantaggio". "E se - ha concluso Lo Monte - non ritenga necessario convocare un Consiglio dei Ministri straordinario che veda la presenza del presidente della Regione Sicilia per affrontare in maniera coordinata l'emergenza profughi dal nord Africa".

[Informazioni tratte da Ansa, Lasiciliaweb.it, Adnkronos/Ing, Corriere del Mezzogiorno.it]

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24 febbraio 2011
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