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È legittimo o no sospettare una regia per indebolire le istituzioni regionali?

L'affaire "spese pazze". Il discorso del presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, in difesa del Parlamento siciliano

25 gennaio 2014

Nei giorni scorsi il presidente dell'Assemblea siciliana, Giovanni Ardizzone, è intervenuto in aula in difesa del Parlamento e dei provvedimenti intrapresi, anche alla luce delle polemiche mediatiche sull'inchiesta della Procura di Palermo sulle cosiddette "spese pazze" dei gruppi parlamentari, con 32 deputati regionali in carica indagati.
"Al di là delle recenti vicende giudiziarie che avranno un loro naturale corso, è legittimo o no sospettare che il continui stillicidio di notizie contro le istituzioni siciliane rientri nella più ampia regia di indebolire l'intero sistema di Stato decentrato in cui le Regioni con le loro competenze legislative concorrono nell'interpretare i bisogni dei propri territori?". "La magistratura giustamente in presenza di sospetti abusi ha avviato nelle Regioni di tutta Italia. È triste constatare che alcuni della classe dirigente attuale della Sicilia, vecchia o nuova che sia non ha importanza, esasperino i toni della protesta. Dobbiamo superare quella forma di masochismo politico alimentato da vari ambienti e da ascari più o meno inconsapevoli che continuano ad avvelenare l'opinione pubblica".

Il presidente Ardizzone, all’indomani della notizia dell’inchiesta, aveva criticato il governatore Rosario Crocetta, parlando di "sciacallaggio" rispetto ad alcune affermazioni del presidente della Regione rigurado proprio l'inchiesta . Qualche giorno dopo il capogruppo del M5s, Giancarlo Cancelleri, aveva invitato i deputati indagati, tra cui anche Ardizzone, ad auto-sospendersi dagli incarichi apicali nell'ufficio di Presidenza e nelle commissioni parlamentari.
"Il sospetto non è l'anticamera della verità - ha aggiunto Adizzone -, può essere solo l'inizio di un'indagine. Una società dove non c'è differenza fra sospetto e condanna è una società incivile, che ha dimenticato oltre due millenni di quella civiltà giuridica di cui Roma rivendica il primato""Non può essere un precetto di convivenza civile la massima homo homini lupus - ha proseguito Ardizzone, anche lui indagato per una spesa contestata di poco più di 2 mila euro -. Personalmente, anche per esperienza professionale, ho grande rispetto per la magistratura che è chiamata a svolgere compiti difficili talvolta con mezzi insufficienti". E ha aggiunto: "Capisco anche la tentazione che in buona fede ci può essere di supplire a una politica dalle scelte talvolta confuse se non contraddittorie o inadeguate, ma solo il rispetto della propria missione può alla fine garantire tutti".

Mentre il presidente dell'Assemblea siciliana, parlava in aula dell'inchiesta, i banchi del governo erano vuoti. In aula era presente solo l'assessore all'Agricoltura Dario Cartabellotta, espressione dell'Udc nella giunta di Rosario Crocetta. Assente anche il governatore, nonostante che Ardizzone aveva annunciato il suo intervento davanti al Parlamento.
Rispetto all'inchiesta che coinvolge un terzo del Parlamento, Ardizzone ha invitato la magistratura "a fare presto", questo "nello spirito di leale collaborazione tra poteri". "Oggi non siamo a una semplice crisi della politica - ha detto ancora - Siamo a un passaggio epocale in cui è messo in discussione il ruolo stesso della politica. Non ci possiamo più permettere taluni stili di vita e tutto va rivisto alla luce dell'equilibrio fra costi e benefici".
Per Ardizzone "la Sicilia ha bisogno di responsabilità e di investire in verità, ha bisogno di archiviare la stagione delle bugie e delle promesse disattese, delle liti che ci stanno paralizzando e ci delegittimano davanti al Paese".

[Informazioni tratte da ANSA, GdS.it, Lasiciliaweb.it]

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25 gennaio 2014
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