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E' morto il Papa... di Cosa nostra. E' deceduto a 84 anni il boss Michele Greco. Stava scontando alcuni ergastoli

14 febbraio 2008

E' morto a Roma, il ''Papa'' di Cosa nostra, all'ospedale Sandro Pertini, dove era ricoverato da alcune settimane, e stroncato, da quanto si apprende, da un tumore ai polmoni. Michele Greco, 84 anni, era detenuto a Rebibbia, dove stava scontando diversi alcuni ergastoli definitivi.
Nella sua carriera di capomafia di Ciaculli, e ai vertici di Cosa nostra, è stato tra i mandanti di alcuni degli omicidi eccellenti che hanno insanguinato la Sicilia.
Soprannominato il "Papa", per la sua abilità nel mediare le dispute tra le diverse famiglie, era fratello di Salvatore Greco, detto "il senatore", che aveva rapporti con politici e banchieri.
Michele Greco fu arrestato il 26 febbraio dell'86 dopo quattro anni di latitanza in un casolare nelle campagne di Caccamo, a una cinquantina di chilometri da Palermo, dove si nascondeva sotto falso nome. Dopo la morte del padre Giuseppe, detto "Piddu u tinenti", Michele Greco prese il comando del mandamento di Croceverde-Giardini, divenendo erede della mafia antica.

Il suo nome fu associato a Cosa nostra per la prima volta dal cosiddetto rapporto dei "162", elaborato nel 1982 dal vice capo della mobile Ninni Cassarà e poi diventato atto fondamentale per la costruzione del primo maxiprocesso. Il dossier viene chiamato ufficiosamente "rapporto Michele Greco+161".
Nominato nel 1978 capo della commissione di Cosa nostra, dopo l'espulsione di Tano Badalamenti, non ostacolò l'avanzata dei corleonesi di Totò Riina e Bernardo Provenzano, dei quali divenne anzi alleato.
Insieme al fratello Salvatore, fu il mandante dell'omicidio del consigliere istruttore Rocco Chinnici, ucciso insieme alle sue due guardie e ad un civile, da un autobomba.
Nel marzo del 1991, in attesa dell'appello del maxiprocesso, Michele Greco e altri imputati furono scarcerati per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva da un provvedimento della Corte di cassazione. Un decreto del governo, ispirato da Giovanni Falcone, divenuto nel frattempo direttore degli Affari penali del ministero di Grazia e giustizia, ripristinò la detenzione per i boss scarcerati, tra cui anche il vecchio “Papa”.

Durante l'ultima udienza del maxiprocesso istruito da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nell'aula bunker dell'Ucciardone, con decine di imputati accusati di mafia dietro le sbarre, Michele Greco prese la parola, e rivolgendosi al presidente della Corte Alfonso Giordano disse una frase rimasta celebre: “Auguro a tutti voi la pace, perchè la pace è la tranquillità dello spirito e della coscienza, perchè per il compito che vi aspetta la serenità è la base per giudicare. Non sono parole mie, ma le parole che nostro signore disse a Mosè, le auguro ancora che questa pace vi accompagni per il resto della vostra vita”.
Raccogliendo tranquillamente l'invito di Greco, il giudice Giordano alla fine del maxiprocesso, condannò Michele Greco all'ergastolo.

- Il video di Michele Greco al maxiprocesso di Palermo

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14 febbraio 2008
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