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E queste sarebbero le priorità degli italiani?

Per il concorso esterno in associazione mafiosa le pene sarebbero da dimezzare e la reclusione da cancellare...

22 maggio 2013

Vogliamo fare polemica! Sì perché, dire che ci si senta presi in giro è veramente poca cosa, e pure se il motivo del contendere si è sgonfiato sul nascere, il solo fatto che ci sia stato qualcuno in Parlamento capace di presentare la legge di cui andremo subito a parlare è impressionante. Raccapricciante. Abominevole. Assurdo. Straniante. Offensivo. Deplorevole, etc.
Ieri il Pdl ha assegnato in commissione Giustizia del Senato una proposta di legge che prevede: condanna dimezzata per concorso esterno in associazione mafiosa (fino a cinque anni di reclusione, anziché i dodici previsti oggi dal codice penale), niente carcere e intercettazioni per chi svolge attività sotterranea di supporto ai componenti dell'associazione mafiosa. Si dovrà dimostrare che c'è un profitto.
Relatore del testo, Giacomo Caliendo. A depositarlo è stato invece Luigi Compagna
che ha spiegato: l’obiettivo di fondo è quello di 'tipizzare' una norma finora non prevista nell'ordinamento. Occorre quindi, ha detto Compagna, "restituire certezza" sulla rilevanza penale di determinate condotte; "evitare arresti ingiustificati e ingiuste impunità"; porre fine a polemiche "che danneggiano fortemente le riforme necessarie e urgenti" per una giustizia "efficiente e rispettosa delle garanzie individuali".

Nel testo, due nuovi articoli per il codice penale: il '379-ter' e il 379-quater'. Il primo, che riguarda il favoreggiamento di associazioni di tipo mafioso, stabilisce che chiunque, "fuori dei casi di partecipazione alle associazioni di cui all'articolo 416-bis, agevoli deliberatamente la sopravvivenza, il consolidamento o l'espansione di un'associazione di tipo mafioso, anche straniera", è punito con la reclusione da uno a 5 anni.
Il secondo, relativo all''assistenza agli associati', stabilisce che chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato o di favoreggiamento, "dia rifugio o fornisca vitto, ospitalità, mezzi di trasporto, strumenti di comunicazione a taluna delle persone che partecipino a un'associazione di tipo mafioso, anche straniera, al fine di trarne profitto", è punito con la reclusione da 3 mesi a 3 anni.
La proposta, inoltre, prevede l'abrogazione dell'articolo 418 del codice penale. E se il reato di concorso esterno dovesse uscire dall'orbita del 416-bis, questo comporterebbe anche uno stop alle intercettazioni, consentite in caso di reati per i quali sono previste condanne superiori ai 5 anni.
Per chi fornisce supporto ai componenti dell'associazione mafiosa, la pena fissata nel ddl va dai 3 mesi a 3 anni. Questo significa che chi commette questo reato non andrà in carcere, che scatta quando la pena prevista è di quattro anni. Infine, affinché chi dà supporto possa finire in carcere, occorrerà dimostrare che questi abbia tratto un profitto dalla sua attività.


Luigi Compagna con il ministro Beatrice Lorenzin (foto Daniele Scudieri - Corriere.it)

Tra i condannati eccellenti per concorso esterno in associazione mafiosa c'è anche Marcello Dell'Utri, esponente del Pdl e amico fraterno di Berlusconi. A conclusione del processo bis, la Corte d'appello di Palermo ha inflitto infatti a Dell'Utri una pena di 7 anni.
A bocciare, subito e con decisione, la proposta è stato Felice Casson, capogruppo Pd in commissione Giustizia. "Non siamo d'accordo con il ddl, anzi, c'è una nostra proposta che nella parte massima equipara il concorso esterno all'associazione mafiosa".
Alla domanda se il ddl del centrodestra sia finalizzato a 'salvare' Marcello Dell'Utri, Casson ha replicato: "I tempi saranno così lunghi che non salveranno assolutamente Dell'Utri".

La proposta di legge ha immediatamente scatenato una tempesta di polemiche. Per Francesco Forgione, responsabile giustizia della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Libertà, già Presidente della Commissione parlamentare Antimafia, "la proposta del Pdl di dimezzare la condanna, e di conseguenza impedire l'uso delle intercettazioni telefoniche nelle indagini per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, non è solo vergognosa ma, presentata alla vigilia della strage di Capaci, è immorale e rappresenta un'offesa a tutte le vittime della mafia e alla democrazia italiana". "Chi l'ha presentata - ha aggiunto Forgione - forse pensava ai suoi colleghi Marcello Dell'Utri, Nicola Cosentino e Antonio D'Alì sotto processo per questo reato".
Netta bocciatura anche dai magistrati: "Sono assolutamente contrario a dimezzare la pena per il concorso esterno in associazione mafiosa. Lo considero un passo indietro di proporzioni colossali - ha commentato all'Adnkronos il Procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari -. I concorrenti esterni sono quelli che permettono a Cosa nostra di raggiungere i loro risultati criminali". "Sono molto perplesso su questa proposta - ha aggiunto Lari - Immagino che chi la propone pensi a una tipizzazione del reato. Ritengo che il concorso esterno sia un reato gravissimo, non ritengo che ci sia una differenza tra la partecipazione e il concorso esterno".

Contrario anche il procuratore di Palermo Francesco Messineo. "Non sono d'accordo con la proposta del Pdl di dimezzare la pena del concorso esterno in associazione mafiosa. Con tutto il rispetto per l'autonomia del Parlamento che ha la facoltà di decidere come crede ritengo che la pena prevista dalla legge per il concorso esterno in associazione mafiosa sia adeguata alla gravità del reato". Non ha usato mezze parole infine il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi, che ha parlato di "proposta scandalosa". "Non si capisce a quale esigenza pubblica risponda questa idea. Certo, facendo un po' di conti, con questa legge i reati contestati a Dell'Utri sarebbero prescritti...".
"Dimezzare la pena del reato di concorso in associazione mafiosa sarebbe un clamoroso passo indietro nella lotta alla mafia", ha rilanciato Nino Di Matteo, pm nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Perché "per la mafia è molto più importante l'appoggio di un politico, di un imprenditore o di un esponente delle forze dell'ordine che quello di un associato mafioso".

In giornata, però, il capogruppo Pdl al Senato, Renato Schifani, è intervenuto imponendo una brusca retromarcia: "La proposta di legge sul concorso esterno in associazione mafiosa è stata presentata dal senatore Compagna a titolo personale - ha detto ai cronisti a Palazzo Madama - gli ho chiesto il ritiro tempestivo della proposta stessa ricevendone assicurazioni in tal senso".
E ha precisato che Compagna è comunque un componente del gruppo Gal (Gruppo Autonomie e Libertà) e non del Pdl.
La marcia indietro del senatore Compagna - che dopo la tirata d'orecchie di Schifani ha subito detto di non avere problemi nel fare un passo indietro -, è stata accolta con soddisfazione dai pubblici ministeri: un gesto "opportuno", ha detto sintetizzando gli umori della categoria, il presidente dall'Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli.

Fatto sta, come dicevamo all’inizio, il busillis resta e sgomenta. In tempi difficilissimi, in un Parlamento dove a governare c’è una "grande coalizione d’emergenza" perennemente in bilico, qualcuno ha pensato bene di presentare una proposta di legge che poco importa agli italiani, perché la maggior parte della popolazione non è stata condannata per concorso esterno in associazione mafiosa.
Senatore Luigi Compagna, se ne è ancora in grado, si vergogni.

Dell’Utri dice che non ne sapeva nulla...- "Per carità, che non si dica che questa è "la legge Dell'Utri": non ne sapevo niente e mi lascia persino perplesso". Così, l’ex senatore Pdl, in una intervista alla Stampa, commenta il ddl presentato (e poi ritirato) da Luigi Compagna per dimezzare le pene per il concorso esterno in associazione mafiosa, reato per il quale Dell’Utri è in attesa di giudizio della Cassazione.
L’ex senatore è al momento a Santo Domingo per "risolvere il problema della mia casa, visto che la Procura di Palermo, il solito Ingroia, ne aveva chiesto il sequestro dipingendomi come Al Capone". Ma "non scappo", assicura, "non farò il latitante a 72 anni. E non avrò neanche il beneficio dell'età perché non vale per i reati di mafia".
Ribadendo poi di non sapere assolutamente nulla della proposta, Dell'Utri spiega che "discutere della pena non è importante. A me sembra più istruttivo dire se questo reato c'è o non c'è. E visto che nel codice non c'è ma viene punito grazie a una sentenza della Cassazione che lo paragona a un reato edittale, sarebbe meglio tipicizzarlo".
"Berlusconi - dice in fine - è un amico. Lo sento, segue le mie vicissitudini ma anche le mie vicende famigliari. Comunque lo sento anche abbastanza preoccupato per il Paese ma al tempo stesso fiducioso. Viviamo tempi difficili".

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22 maggio 2013
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