E' record! (negativo)
In Italia è allarme disoccupazione giovanile: superato il 40%. Siamo al record storico
Io sto bene sto male / Io non so come stare / Io non so dove stare / non studio non lavoro non guardo la TV / Non vado al cinema non faccio sport / Io sto bene io sto male / io non so cosa fare / Non ho arte non ho parte / Non ho niente da insegnare…
Era il 1985 quando i CCCP (vero e, forse unico, gruppo punk italiano) cantava le strofe sopracitate nella canzone "Io sto bene" descrivendo, in maniera terribilmente iperrealista, la condizione della "provincia italiana" e tutto il senso di vuoto vissuto in quei luoghi negli anni Ottanta, anni nei quali le ideologie agonizzanti annunciavano con un filo di voce la propria imminente morte.
A quasi trent’anni da quella canzone-manifesto del disagio giovanile, senza più cattivi maestri cantori del malessere, i giovani, di un’Italia divenuta sempre più una sorta di unica e grande macroprovincia, continuano a stare bene/male, a non sapere come stare, ma soprattutto a non studiare e a non lavorare.
Infatti, oggi in Italia un giovane su quattro non lavora o studia. Un record storico che si legge perfettamente nelle percentuali: il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, ad agosto è stata pari al 40,1%, in aumento di 0,4 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,5 punti nel confronto tendenziale.
A rilevarlo è l'Istat che ha diffuso i dati provvisori di occupati e disoccupati.
Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 667 mila e rappresentano l'11,1% della popolazione in questa fascia d'età.
L'Istat rileva che ad agosto il tasso di disoccupazione si attesta al 12,2%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,5 punti nei dodici mesi. Ad agosto il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 127 mila, aumenta dell'1,4% rispetto al mese precedente (+42 mila) e del 14,5% su base annua (+395 mila).
Riguardo le differenze di genere, l'istituto di statistica rileva che ad agosto rispetto al mese precedente la disoccupazione cresce sia per la componente maschile (+1,7%) sia per quella femminile (+1,0%). Anche in termini tendenziali la disoccupazione cresce sia per gli uomini (+18,9%) sia per le donne (+9,4%).
Il tasso di disoccupazione maschile, pari all'11,7%, continua l'Istat, aumenta ad agosto di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,9 punti nei dodici mesi; quello femminile, pari al 12,9%, aumenta di 0,1 punti rispetto al mese precedente e di 0,9 punti su base annua.
Ad agosto gli occupati sono 22 milioni 498 mila, sostanzialmente invariati rispetto al mese precedente e in diminuzione dell'1,5% su base annua (-347 mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,8%, rimane invariato in termini congiunturali e diminuisce di 0,8 punti percentuali rispetto a dodici mesi prima.
Riguardo le differenze di genere, l'Istat rileva che ad agosto l'occupazione maschile diminuisce dello 0,4% in termini congiunturali e del 2,8% su base annua. L'occupazione femminile cresce dello 0,5% rispetto al mese precedente e dello 0,4% nei dodici mesi.
Il tasso di occupazione maschile, pari al 64,7%, diminuisce di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,9 punti su base annua. Quello femminile, pari al 47,1%, aumenta di 0,2 punti in termini congiunturali e di 0,3 punti percentuali rispetto a dodici mesi prima.
Ad agosto il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,3% rispetto al mese precedente (-42 mila unità) e dello 0,8% rispetto a dodici mesi prima (-113 mila). Il tasso di inattività si attesta al 36,3%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,2 punti su base annua.
Il numero di inattivi, rileva ancora l'Istat, diminuisce nel confronto congiunturale per effetto del calo della componente femminile (-0,7%), mentre aumenta quella maschile (+0,4%). Anche su base annua si osserva una crescita dell'inattività tra gli uomini (+1,7%) e un calo tra le donne (-2,1%).
Ritornando alla problematica più strettamente giovanile, secondo quanto rilevato dal rapporto del Cnel (Consiglio nazionale dell'Economia e del Lavoro) sul mercato del lavoro, si legge chiaramente come il fenomeno dei Neet (Not in employment, education or training) non tende minimamente ad arrestarsi: la quota di ragazzi che non hanno un'occupazione e al tempo stesso non sono a scuola o in formazione si attesta al 23,9% della popolazione giovanile, con punte di 35% nelle regioni del Mezzogiorno.
Più attivi sul mercato, ma più disoccupati o sottoinquadrati rispetto ai livelli di istruzione conseguiti, i giovani confermano ancora una volta il vuoto che esiste tra i risultati del sistema formativo e la domanda di lavoro e il progressivo incremento del fenomeno dell'over education.
I giovani, aggiunge lo studio del Cnel, sono inoltre più frequentemente working poor, lavoratori a basso salario, che accettano condizioni lavorative che li espongono al rischio di indigenza pur di entrare nel circuito produttivo. Peraltro, la maggiore disponibilità a prestazioni saltuarie e non inquadrate ha determinato la crescita del lavoro nero in tutto il paese. [Informazioni tratte da Adkronos/Ign, TMNews]