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E se al disinteresse di Fiat per Termini subentrasse l'interesse dei giapponesi?

Mentre il destino dello stabilimento di Termini Imerese continua ad essere sospeso, voci indiscrete parlano di un interesse della Toyota per la Sicilia

01 agosto 2009

Cgil, Cisl e Uil, assieme alle federazioni di categoria dei metalmeccanici hanno fatto oggi di nuovo il punto sulla vertenza della Fiat di Termini Imerese. "A Termini - dicono - la Fiat deve rimanere con un progetto di rilancio e il sindacato unitario si batterà, assieme alle popolazioni interessate, perché il futuro dello stabilimento sia quello di produrre auto che è l'unica produzione che può garantire occupazione sviluppo e presenza industriale in quell'area territoriale. Abbiamo l'impressione che il governo nazionale e quello regionale e le forze politiche che ci rappresentano non stiano facendo tutto ciò che sarebbe necessario e possibile per realizzare questa condizione di sviluppo. Forse qualcuno si è adagiato su ipotesi, lanciate strumentalmente dalla Fiat, di possibile riconversione industriale della produzione auto, che sono vuote e inconsistenti e che appaiono più come tentativi di buttare acqua sul fuoco, per evitare di scatenare una risposta popolare, che come progetti realizzabili".

Di Termini Imerese la Fiat si è disamorata. In arrivo la Toyota. Lentini (Mpa): "E che ne so io!"

di Ignazio Panzica (SiciliaInformazioni.com, 29 luglio 2009)

A Toyota interessa Termini Imerese? Parrebbe proprio di sì!
Contatti ufficiali ve ne sono già stati? No, non ve ne sono stati! Ma i giapponesi si sono informati, mandando addirittura in loco, riservatamente, dei loro "scout" francesi. E' il caso di aggiungere, subito, che alla Fiat dello stabilimento siciliano gli interessa, ormai, sino ad un certo punto. E non per malavolontà "politica". Ma perché si è già proiettata, per tempo, in altro tipo di pianificazione industriale, sul piano europeo e planetario. I soldi che doveva investire su Termini, li ha già spesi nello stabilimento che ha aperto in Serbia. In più Fiat, "teme"come il diavolo "l’inconcludenza" congenita dell’odierna classe dirigente siciliana, adesso, pure di marginale peso politico a Roma. Troppo tempo perso, troppe furbizie inutili, troppe chiacchiere. Ai torinesi, comunque, i loro interlocutori siculi gli appaiono gente inattendibile ed inaffidabile: destra e sinistra, sindacati e associazioni di categoria . La Fiat, di Termini, sarà disposta a fare, ciò che al momento opportuno gli sarà possibile, ancora, poter fare. Niente di più, niente di meno.
Nel frattempo, il mondo va avanti lo stesso. Così, all’orizzonte di Termini, si è affacciato, riservatamente, lo sguardo lungo di Toyota (filiale Europa). Primo produttore mondiale di automobili (circa 9 milioni nel 2008), da poco ex partner dell’americana GM. Persone serie, che guardano lontano e camminano nell’assoluta discrezione, con i piedi di piombo. La nostra primaria fonte d’informazione, parigina, però, ci avvisa: se scrivete di questo "interesse" giapponese per Termini – di cui è all’oscuro pure Herr Shrick, il capo Toyota in Italia - mettete nel conto, anche, una smentita ufficiale.
Memorizzato l’avvertimento. Perciò, possiamo procedere nel raccontarvi, lo stesso, di cosa si tratta.

Per ragioni sconosciute ed insondabili, il primo in Sicilia – e gliene va dato atto – che aveva subdorato la cosa è stato il deputato regionale palermitano dell’MPA Totò Lentini. L’aveva detto un mese fa, e tutti avevano pensato ad una boutade, semi goliardica. Ma pare proprio che non sia così.
Cosa potrebbe spingere Toyota a Termini? Ma è chiaro, i due obiettivi che la casa giapponese persegue di sti tempi: la guerra commerciale a sostegno della "iQ" (la nuova urban car, come la Smart, ma un poco più grande, molto più ecologica e risparmiosa nei consumi) contro l’annunciata aggressività internazionale della 500; e la nuova frontiera delle auto ad alimentazione "ibrida". Ossia metà a benzina e/o elettriche, e/o a gas metano, e/o addirittura ad idrogeno. Tecnologia che nel mondo dell’auto sta sperimentando, seriamente, solo loro ed il gruppo tedesco dellaVolkswagen .
Toyota ha un ossessione strategica: prevedere e precedere il futuro. Non a caso, all’inizio del 2009 ha cambiato il management, ridando lo scettro del comando, in Giappone, ad un membro della famiglia che l’ha fondata: Akìo Toyoda (con la D) di 53 anni. Un tipo molto filosofo, che in piena assemblea di tremila azionisti ti declama principi sconosciuti in Europa, e molto poco "liberisti". Ascoltate: "dobbiamo chiederci se l’auto che noi stiamo pensando riuscirà a rendere felice l’acquirente"; oppure, "dobbiamo uniformarci al cataloghi prezzi che è nella mente e nelle disponibilità materiali della gente"; comunque, "dobbiamo fregare la concorrenza con auto sempre più ecologiche, domani possibilmente anche ad inquinamento zero, perché prima o poi i popoli bruceranno le auto a vecchia concezione che vogliono avvelenare vecchi e bambini".
Capito di chi stiamo parlando? In siciliano il commento giusto sarebbe: "è unu ca ci stricanu".
Giustamente, il capo di Toyota in Europa non è meno in gamba: Tadashi Arashima. L'uomo che tiene in piedi la joint-venture con quei "permalosi" dei francesi di Stato, della PSA Peugeot/Citroen. Un manager, che coltiva tre principi operativi: stabilimenti "verdi" con l’ossessione della "qualità" e della sicurezza nella produzione; coinvolgere sempre un socio/partner locale nella proprietà degli stabilimenti fuori dal Giappone, naturalmente solo in qualità di soci finanziari o per sinergie tecnologiche; sfruttare qualsiasi occasione per implementare ricerca ed innovazione, adattandola alle necessità prioritarie del pubblico acquirente (meno consumi, più optionals di serie, più durata nel tempo della garanzia, alleggerimento dei listini prezzi,etc).

Onorevole Lentini ma che fa? inneggiando a Toyota vuole far scappare la Fiat?
"No grazie. Altri siciliani, prima di me, e più importanti di me, hanno già provveduto a raggiungere questo risultato."

Ma, allora, da dove parte il suo ragionamento?
"Dalla filosofia originaria a base dell’IRI. Quella che negli anni '60 e '70 tutto il resto del mondo ci ha invidiato, studiato ed imitato. Spesso con grande successo pure per loro. Una intuizione geniale, che noi italiani abbiamo poi abbandonato, scambiando il male delle tangenti ai partiti ed dei manager ladri e produci/debiti, per il fallimento di quel modello."

Ci faccia capire e si spieghi meglio?
"Termini, all’inizio, nel 1970, la fece Sicilfiat. Una società mista Regione e Fiata. Una joint-venture in cui eravamo azionisti al 45%. Per capirci quello che oggi accade con Telecom :una società privata che gestisce le reti di ferrea proprietà pubblica, o almeno così si spera ancora. Poi in nome della sciocchezza che la mano pubblica non può fare o promuovere impresa , nel 1973 abbiamo "regalato", semplicemente, le azioni in Sicilfiat alla Fiat. Una azione, sicuramente, lungimirante sul piano politico/economico e trasparente sul piano morale" (ndr: frase detta con ironia).

E quindi?
"Dico io, i 350 milioni di euro che si dovrebbero investire su Termini, usiamoli razionalmente, guardando al futuro, creando un insieme di infrastrutture integrate che disegnino il profilo operativo di un vero e proprio distretto industriale , quello dell’auto. Quando parlo di "futuro", voglio indicare l’orizzonte del mondo di domani che sarà già segnato dalle peculiarità della 'green economy' di Obama, che caratterizzerà certamente il XXImo secolo. Per non parlare dell’appetibilità del naturale protagonismo geografico della Sicilia, al centro del Mediterraneo, protesa sui mercati del Nord-Africa, nell’ottica commerciale del mercato unico euro mediterraneo che si sta per aprire."

Continuando sul filo di questo ragionamento, quale è un possibile progetto per Termini, accettabile pure dai giapponesi?
"La realizzazione delle precondizioni per dare vita ad un distretto industriale pari al suo nome, con al centro uno stabilimento dotato di tre linee produttive, nel senso dove si producono (e non assemblano solo) auto, come accade già nella sperduta Valenciennes (Nord della Francia). In più corredato, a latere, da un 'Centro internazionale di ricerca ed innovazione, tecnologica e di designer', sull’auto ed in genere sui mezzi di mobilità veicolare. Attorno - a questo punto - ha un senso puntare su un signor porto a Termini e sul raddoppio della ferrovia, sulle relative migliorie al tangente snodo autostradale. 'Riconvertendo' una vera fabbrica auto, secondo i criteri Toyota: utilizzare materiali di costruzione ecocompatibili, organizzare 'interni' solo muniti di certificazione di qualità, consumare energia solare autoprodotta, negando la produzione di qualsivoglia inquinamento derivato 'da rumore', che d’ogni altro tipo, dentro e fuori l’impianto. Principi che sull’ambiente ispirano già il governo Lombardo. Con l’onere di tutta la parte industriale di proprietà della società mista, come avviene in Francia, ma con l’onere di gestione in capo alla sola Toyota (che però potrebbe sfruttare le agevolazioni previste per le imprese al Sud ed in Sicilia), sotto l’occhio vigile di una ristretto comitato tecnico pubblico di vigilanza sui conti. Così non c’è spazio né per possibili interferenze clientelari dei soliti siciliani furbetti, né per eventuali ricatti aziendali con la minaccia di grandi crisi occupazionali. Dimenticavo,che con questo schema non dovremo difendere solo poco meno di tremila persone tra operai dipendenti e dell’indotto. Difesa legittima ma di retroguardia. Al contrario, ci ritroveremo in mano un risultato complessivo a consuntivo, con cifre occupazionali di ben altra portata: dalle 8/9 mila persone di partenza sino al possibile raddoppio nell’arco di 5 anni. E non parlo solo di operai ed dei classici impiegati amministrativi."

Si riferisce all’ipotesi del "Centro ricerche"?
"E certo! Che potrebbe marciare e crescere, pure, in sinergia con le tre maggiori università siciliane, proponendo terreni e protocolli di ricerca comuni, e con la lettera maiuscola. Potendo, poi. contare su uno sbocco/stimolo, professionale, scientifico e di produzione seriale di grande rilevo internazionale, quale è la realtà Toyota, che oltre alle auto si occupa di tante altre decine di settori produttivi a tecnologia avanzata, compresa le cd. tecnologie "dolci-non ogm" per l’agricoltura; tanto per dirne una."

On. Lentini, mi guardi negli occhi: come può finire sta cosa della Toyota a Termini?
"E che ne so io! Io sono uno scarso, i suoi colleghi giornalisti in modo mascalzone hanno deciso di affibbiarmi il soprannome di "stigghiolaro" (quella sera Lombardo non parlava di me) solo per sputtanarmi, per fare un favore a qualcun altro. Considerato, poi, che la classe politica siciliana - che i suoi colleghi incensano e frequentano - è affollata, tutta, da gente proveniente da Oxford, Harvard, o da decenni di residenza a Place Vendomme. Oppure, non è così!?"

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01 agosto 2009
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