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E se fosse un pretesto per dare una stretta sulle intercettazioni?

Per il procuratore antimafia Grasso "c'è in atto una destabilizzazione contro la magistratura e il Capo dello Stato", mentre il procuratore Messineo nutre un sospetto...

01 settembre 2012

Quello in corso è un attacco al presidente della Repubblica e alla magistratura che al procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, richiama le stragi mafiose di 20 anni fa. "Le stragi mafiose del '92 - ha detto il magistrato, intervenendo alla festa del Pd - si inserivano in una strategia più ampia che tendeva a mantenere l'esistente ed a fermare la spinta al cambiamento. Oggi assistiamo ad una ulteriore destabilizzazione fatta da menti raffinatissime contro la magistratura e contro il capo dello Stato".

Preoccupato della situazione anche il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, secondo il quale le indiscrezioni del settimanale Panorama "concorrono a quella logica politica di tensione, di ricerca di determinate soluzioni politiche, che c'è in questo momento". E aggiunge: "Da cittadino, ragionando secondo logica, potrei dire che lo scopo di queste propalazioni è quello di far salire la temperatura". Poi: "Le intercettazioni che coinvolgono il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sono irrilevanti e vanno distrutte". Il procuratore capo di Palermo afferma: "Che ci possa essere in qualcuno un desiderio, non dico di ricatto, ma di condizionamento, un tentativo di influenzare in qualche modo i più alti organi dello Stato, questo è possibile". Per il magistrato, "ha ragione il Presidente della Repubblica che ha respinto questo maldestro tentativo di ricatto, se tentativo di ricatto è stato".
Il caso, secondo Messineo, potrebbe anche "essere utilizzato, legittimamente, da coloro che chiedono una restrizione, un giro di vite sul piano delle intercettazioni. Ma se si ha una determinata posizione politica, altamente legittima e tutto sommato non c'è bisogno di pretesti, la si sostiene e si vede quello che capita con le altre forze politiche".
Sul ricorso alla Consulta, Messineo spiega: "Con il Quirinale c'è ovviamente una divergenza di vedute sulla normativa di diritto positivo che regola attualmente la distruzione delle intercettazioni, ma si tratta di una questione giuridica, non politica".

Si è sentito chiamato in causa nella polemica l'ex premier Silvio Berlusconi, che di Panorama è più o meno direttamente l'editore. "In questi mesi tormentati - ha dichiarato in un'intervista rilasciata al Foglio - il Quirinale è stato oggetto di attenzioni speciali e tentativi di condizionamento impropri, e brutali, ai quali sono completamente estraneo, dei quali sono un avversario deciso. La frittata non è rovesciabile. Non gioisco per il fatto che questo metodo è arrivato, per calcoli politici precisi e direi di bassa lega, a lambire la massima istituzione dello Stato". Berlusconi, che ribadisce il suo rapporto "leale e consolidato" con Napolitano, ritiene inoltre giusta la decisione di sollevare il conflitto di attribuzione presso la Corte costituzionale, che "non riguarda il settimanale mondadoriano, ma i comportamenti di una procura della Repubblica".

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, LiveSicilia.it, Lasiciliaweb.it, Repubblica.it]

- "Una torbida manovra destabilizzante" (Guidasicilia.it, 31/08/12)

 

 

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01 settembre 2012
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