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E se L'Aquila fosse ricostruita dai grandi architetti d'oggi?

Il sindaco del capoluogo abruzzase invita Fuksas, ma i ''nemici dell'attuale'' già alzano polemiche

18 maggio 2009

Il sindaco de l'Aquila, Massimo Cialente, ha invitato l'architetto di fama internazionale, Massimo Fuksas, a partecipare alla ricostruzione del capoluogo Abruzzese, distrutto dal sisma del 6 aprile scorso.
"Questo è un onore e sono questi i casi in cui si può capire quanto è utile il lavoro che facciamo. Accolgo l'invito del sindaco de L'Aquila, che, posso dire, ha anticipato i miei forti desideri". Insomma, questa la risposta dell'architetto che ha progettato la Nuova Fiera di Rho Pero a Milano e la Nuvola di Roma. Fuksas, parlando al telefono da Los Angeles con Labitalia, ha aggiunto: "Gli italiani, sono capaci di rimboccarsi le maniche e trasformare un dramma in qualcosa che guarda al futuro".
L'attenzione di Fuksas si appunta sul centro storico del capoluogo abruzzese. "E' giusto ricostruire la città nella città", osserva l'architetto che si augura un "bisogno ineluttabile di centri storici" perché "sono il cuore che pulsa in Europa e in Italia". Partire, dunque dai "centri storici per realizzare quartieri umani, che guardano alla storia e al futuro". "E chissà - ha concluso Fuksas- che da un male estremo non nascano dei fiori". [Adnkronos/Labitalia]

Ma c'è chi teme la partecipazione delle "Archistar" per la ricostruzione dei luoghi del sisma...

Archistar per ricostruire L'Aquila? E parte la polemica dei soliti noti

Non ha fatto neppure in tempo, l'ormai celeberrimo sindaco dell'Aquila Cialente, a dire - con nostro grande plauso - che era sua intenzione rilanciare il turismo e il ruolo della città abruzzese puntando sulle grandi firme dell'architettura contemporanea, che si è visto planare addosso lo stormo degli sciacalli dell'attuale, dei nemici del progresso, delle vestali del vecchio che interpretano ancor oggi purtroppo la maggioranza (per fortuna piuttosto silenziosa) di questo nostro paese.

Parlamentari (i soliti Marsilio e Rampelli, del Pdl, che odiano l'architettura di oggi ma adorano la fascia Eur senza aver compreso che l'Eur quando venne realizzata era essa stessa architettura contemporanea, firmata da architetti di grido per giunta), parolieri (Ripa di Meana) e freschi urbanisti (Leon Krier) si sono immediatamente scagliati in una ridda di agenzie di stampa contro l'ipotesi del povero sindaco, colpevole solo di aver proposto una chiave che sarebbe da sola la soluzione per il futuro della città. L'unico agglomerato urbano storico che, fiaccato da un sisma, risorge chiamando a raccolta tutti i più grandi visionari di oggi. La prefettura di Piano, la scuola di Herzog, le palestre di Kolhaas e la caserma dei vigili del fuoco ovviamente della Hadid. La piazza di Libeskind, il comune con gli interni di Isozaki e la chiesa di Fuksas. Tra venticinque anni L'Aquila si aggiungerebbe a Roma, Firenze e Venezia nel banale giro-turistico-irrinunciabile del paese. E invece no. "Bisogna costruire com'era e dov'era", dichiara facendoci semplicemente orrore Leon Krier invitando il sindaco del capoluogo abruzzese a passare per Dresda dove così si è fatto. Noi invitiamo Krier a passare per Catania, dove invece si è fatto l'opposto, dove il grande terremoto del 1693 fu l'occasione per ricostruire la città con il gusto dell'epoca, mica scimmiottando ciò che era crollato. Il risultato è una delle più formidabili città barocche del pianeta. Ma alla fine del Seicento Ripa di Meana (che con la consuete eleganza ha esternato "Poveri aquilani, dopo il terremoto pure le archistar") non c'era, e i risultati lo dimostrano. [m. t. - www.exibart.com]

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18 maggio 2009
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