E' sempre un'Italia a due velocità
L'Istat ha pubblicato la situazione del Pil nazionale per regioni: la Sicilia è sempre fanalino di coda
Vogliamo cominciare questo articolo ricordando, molto sinteticamente, che cos'è il Pil... Il Prodotto interno lordo (Pil) è il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l'anno) e destinati ad usi finali (consumi finali, investimenti, esportazioni nette); non viene quindi conteggiata la produzione destinata ai consumi intermedi, che rappresentano il valore dei beni e servizi consumati e trasformati nel processo produttivo per ottenere nuovi beni e servizi.
Bene, detto questo riportiamo di seguito la descrizione, altrettanto sintetica, che l'Istat ha fatto della situazione del Pil italiano nel 2007 per Regione: "Nel 2007 il Pil è cresciuto a livello nazionale dell'1,5% rispetto al 2006; nel Mezzogiorno è cresciuto dello +0,7%, mentre le altre ripartizioni evidenziano un risultato superiore alla media Italia: +1,6% nel Nord-Ovest, +1,9% nel Nord-Est e +1,7% nel Centro.
Il Pil ai prezzi di mercato per abitante, misurato dal rapporto tra Pil nominale e numero medio di residenti nell'anno, è aumentato del 3,0% a livello Italia. Tale andamento è il risultato di una dinamica differenziata tra le ripartizioni geografiche: la crescita è pari al 3,2% nel Nord-Ovest, al 3,3% nel Nord-Est, al 2,4% nel Centro e al 2,6% nel Mezzogiorno. I valori assoluti relativi alle ripartizioni centro-settentrionali risultano, comunque, più elevati di quelli del Mezzogiorno: 31.246 euro nel Nord-ovest, 30.765 euro nel Nord-Est e 28.574 euro nel Centro, contro i 17.552 euro del Mezzogiorno".
Questa la sintesi dei principali risultati nel 2007 del "Sistema Italia". A noi però interessa focalizzare l'attenzione sui risultati del regioni meridionali, è per questo che riportiamo adesso il paragrafo che l'Istat ha dedicato, appunto, al Mezzogiorno: "Nel 2007 il Mezzogiorno ha fatto registrare una dinamica del Pil più contenuta rispetto al resto del Paese (0,7% contro +1,7%). Nelle regioni della ripartizione si rilevano dinamiche differenziate, ma tutte inferiori alla media nazionale, fatta eccezione per la Puglia dove il Pil ha segnato un +1,8%. Anche a livello settoriale la crescita del valore aggiunto è sempre inferiore a quella del Centro-Nord (+0,7% nell'industria, contro +1,1% e +0,9% nei servizi, contro +2,2%), con l'eccezione del settore agricolo dove risulta in calo (-2,2%, contro +1,5% del Centro-Nord). La buona perfomance della Puglia è ascrivibile ad una fase espansiva dei servizi (+2,9%), cui si affianca il +0,7% del valore aggiunto dell'industria, in linea con il dato ripartizionale, mentre l'agricoltura registra un calo molto più marcato (-8,8%) rispetto alle altre regioni della ripartizione. Campania e Abruzzo si distinguono invece per la dinamica positiva del valore aggiunto dell'industria (rispettivamente +2,4%, +2,1%); all'opposto Molise, Calabria, Basilicata e Sicilia che mostrano variazioni negative nel medesimo comparto (rispettivamente -2,0%, -1,6%, -1,0%, -0,7%).
Il Pil ai prezzi di mercato per abitante evidenzia un ritmo di crescita meno vivace rispetto al resto del Paese (+2,6% contro+3,0%), con un conseguente allargamento del divario esistente: fatto uguale a 100 il Pil per abitante nazionale, il Mezzogiorno scende a 67,9 nel 2007 (68,2 nel 2006). In valore assoluto questo indicatore è pari a 17.552 euro nel Mezzogiorno, a fronte di 25.862 euro della media nazionale e di 30.301 euro del Centro-Nord. In Basilicata, Puglia e Molise il tasso di crescita è più robusto (rispettivamente +4,0%, +3,9%, +3,3%) mentre in Calabria scende all1,8%. La spesa delle famiglie per consumi finali (+0,6%) e le unità di lavoro (+0,1%) mettono a segno risultati positivi ma inferiori a quelli del Centro-Nord (rispettivamente +1,6% e +1,3%) mentre la produttività del lavoro risulta di poco superiore (+0,6% contro +0,5% del Centro-Nord). I redditi da lavoro dipendente pro-capite si incrementano del 2,4%, raggiungendo il valore di 32.186 euro, a fronte dei 36.222 euro del resto del Paese (+ 1,7% rispetto al 2006).
A livello regionale, l'andamento della spesa delle famiglie è crescente ovunque tranne che in Sardegna (0,0%) con risultati superiori alla media ripartizionale in Molise (+1,8%), Abruzzo (+1,4%) e Calabria (+1,1%).
La leggera crescita della domanda di lavoro nel Mezzogiorno, pari allo 0,1%, è la risultante delle dinamiche, inferiori alla media nazionale, registrate in Calabria (-1,8%), Sicilia (-0,6%), Campania (-0,2%), Basilicata (-0,1%), Sardegna (0,0%); solo in Puglia (+1,9%) la domanda di lavoro ha un'evoluzione superiore alla media nazionale. La produttività del lavoro è in calo solamente in Abruzzo (-0,2%), in Puglia è stazionaria mentre risulta crescente nelle altre regioni della ripartizione. Spiccano, al riguardo, gli incrementi della Calabria e della Basilicata (rispettivamente +2,1% e +1,6%); nelle rimanenti regioni si registrano valori pressoché in linea con la media ripartizionale (+0,6%)."
Insomma, è la stessa storia che si ripete tutti gli anni: l'Italia è divisa in due sotto il profilo della crescita economica, con il Sud che arranca e il Centro-Nord che corre il doppio. O se vogliamo: doppia velocità nella crescita dell'economia italiana, con il Sud che arranca e resta nettamente staccato dalle altre aree del Paese.
Anche quest'anno, purtroppo, i dati dell'Istat sul Pil delle regioni nel 2007 sono rappresentati da questa immagine "inflazionata". Se nel Mezzogiorno, infatti, il rialzo del prodotto interno lordo si è fermato allo 0,7% sul 2006, a Nord-Ovest la crescita è stata dell'1,6%, al Centro dell'1,7% e a Nord-Est, la macro area che ha mostrato la maggiore accelerazione, dell'1,9%. Il quadro trova sostanziale conferma anche negli altri dati resi noti dall'Istat, in particolare quelli sulle unità di lavoro e sui consumi finali delle famiglie. In realtà, entrando più nel dettaglio, la fotografia scattata dall'istituto di statistica mostra situazioni molto differenziate. A fianco di regioni come Umbria e Liguria, dove il Pil è cresciuto 2,3%, correndo ben più veloce rispetto alla media nazionale (+1,5%), ci sono territori con un tasso di crescita prossimo allo zero, come la Calabria (+0,2%) e la Sicilia (+0,1%), che giocano il ruolo del fanalino di coda.
Le reazioni della politica siciliana - Antonello Cracolici, presidente del gruppo Pd all'Ars, commentando i dati Istat sulla classifica del Pil riferita alle regioni italiane per il 2007, che vede la Sicilia all'ultimo posto, con crescita zero (0,1%). "Quella fornita dall'Istat è una fotografia agghiacciante e impietosa. Ed è il risultato di tanti anni di malgoverno del centrodestra in Sicilia". "Ma questo dato - aggiunge Cracolici - nasconde un ulteriore elemento di riflessione: nonostante i finanziamenti della Comunità Europea destinati alla Sicilia, la nostra regione non è riuscita ad andare avanti perché i fondi comunitari, che tra l'altro sono stati gli unici investimenti per lo sviluppo, sono stati spesi davvero male". "In questi anni il centrodestra ha progressivamente abbandonato la grande industria - ha osservato - e il caso della Fiat di Termini Imerese è emblematico, ma al tempo stesso non è stato incoraggiato il comparto dell'artigianato e della piccola e media impresa, che rappresenta il cuore dell¿economia siciliana". "Insomma - conclude Cracolici - il centrodestra non ha avuto, e continua a non avere, la capacità di mettere in campo una politica di sviluppo reale per la Sicilia, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti".
Per Salvino Caputo, presidente la commissione attività produttive dell'Ars, "i dati Istat pur certamente contestabili, fotografano una situazione politica ed economica che deve fare riflettere il governo, il parlamento e le forze politiche di maggioranza ed opposizione". "Negli ultimi anni - ha continuato Caputo - la Sicilia ha avuto una crescita pari 0,1 per cento posizionandosi l'ultima tra le regioni italiane e del mezzogiorno in particolare. E' chiaro che questo è il risultato di una politica di sviluppo certamente insufficiente e di una non corretta e efficace azione di spesa dei fondi comunitari". "Servono azioni forti e politiche economiche e occupazionali mirate,- dice Caputo - per evitare che la Sicilia possa diventare una Regione il fanalino di coda della economia nazionale". [La Siciliaweb.it]
[Informazioni tratte da www.istat.it e Ansa]
- Principali aggregati dei conti economici regionali 2007 (pdf)