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E sì, chi ha sbagliato pagherà...

Il ministro Lupi ancora sul viadotto crollato: "Come è stato possibile? Me lo sono chiesto anche io"

09 gennaio 2015

"Chi ha sbagliato pagherà". Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, intervenendo al programma televisivo del mattino "La telefonata" di Maurizio Belpietro, su Canale 5, in merito al cedimento del tratto di strada di accesso al viadotto "Scorciavacche" sulla Palermo-Agrigento.
"Come è stato possibile? Me lo sono chiesto anche io - ha aggiunto l'esponente dell'Ncd - ma nel nostro Paese molto spesso la realtà supera la fantasia. Ieri ho avuto una prima relazione e ci dovrebbe essere stato un difetto di progettazione da parte di un'azienda che peraltro è molto qualificata e opera in tutto il mondo".
Il riferimento è al colosso ravennate Cmc, che fa parte della galassia Legacoop e che, insieme con l'altra società ravennate Ccc e con l'azienda catanese Tecnis di Mimmo Costanzo fa parte del raggruppamento temporaneo di imprese Bolognetta cspa, contraente generale della variante della strada statale 121 "Catanese" lungo la quale è crollata la rampa del viadotto a una settimana dall'inaugurazione.

Intanto, la ditta costruttrice ha comunicato che il viadotto sarà ricostruito entro due mesi a spese a proprie spese. "L'esame dei tecnici della società Bolognetta - si legge nella nota - ha portato ad individuare la causa del fenomeno nel cedimento del terreno naturale sottostante che hanno fatto abbassare il manto stradale. Secondo la ditta, una volta dissequestrato il tratto interessato da parte dell'attività giudiziaria, saranno sufficienti due mesi per rifare i lavori. Il completamento dell'intero tratto appaltato invece è previsto nel 2017".

Sulla vicenda è intervenuta anche l’Ance Sicilia, l’associazione dei Costruttori edili siciliani: "Siamo stati e continuiamo ad essere convinti che sia da modificare la legge che regola il ricorso allo strumento del general contractor nella realizzazione delle opere pubbliche. Altri Paesi dell’Europa, soprattutto quelli di più recente ingresso nell’Unione, applicando i normali strumenti di appalto hanno saputo spendere bene e celermente tutte le risorse disponibili costruendo infrastrutture di trasporto perfette, bellissime ed efficienti, senza ricorrere a queste o ad altre scorciatoie di sorta che sono in contrasto con gli indirizzi europei. La legge va cambiata, ma nel frattempo, per evitare di danneggiare solo i cittadini e le piccole imprese, questo grossolano errore del legislatore va affrontato e gestito con senso di responsabilità da parte di tutti: tecnici, politici, pubblica amministrazione, associazioni di categoria e l’Anas con la disponibilità e la trasparenza, sempre dimostrata, del suo bagaglio d’esperienza".

"In questa specifica vicenda - sostiene l’Ance Sicilia - a nulla può servire tentare di stiracchiare i fatti - che, a distanza di qualche giorno, appaiono più chiari, probabilmente consistenti in un grave errore tecnico di realizzazione che comunque spetterà alla magistratura accertare - facendo ciò a servizio di questa o di quell’altra rivalsa di carattere corporativo, politico o addirittura personale".
E ancora: "Non serve alla Sicilia tentare di deformare i confini di un singolo evento avvenuto in fase di realizzazione di una nuova opera al fine di farli combaciare con quelli della carenza manutentiva della rete viaria siciliana o della inadeguatezza dei sistemi di gara, problemi che hanno altre origini e che vanno sicuramente affrontati, obiettivo per il quale siamo giornalmente impegnati. Bisogna quindi nettamente distinguere gli aspetti tecnici dalle interpretazioni "politiche". Su questo secondo fronte avvertiamo che il rischio maggiore è quello delle estreme e pericolose semplificazioni e generalizzazioni, che oggi possono produrre enormi danni alla Sicilia".

Secondo l’associazione regionale dei costruttori siciliani, "qualcuno potrebbe trarne l’alibi per tentare di fare perdere credibilità al sistema e bloccare il mercato degli appalti proprio nel momento in cui l’Isola ha maggiore bisogno di attivare investimenti pubblici che altrimenti verrebbero dirottati altrove. Si pensi, ad esempio, ai fondi europei in scadenza quest’anno". "In realtà - conclude l’Ance Sicilia - nulla può far passare in secondo piano il vero problema: l’incapacità di programmare, il ritardo nel progettare e la mancanza di coraggio. Occorre più coraggio da parte dei politici e dei burocrati nel mandare avanti e con trasparenza l’apertura dei cantieri esercitando tutti i poteri di controllo, e soprattutto nel cofinanziare gli investimenti di Stato e Regione anche a costo di violare il Patto di stabilità. Quando la gente entra nelle case altrui e per fame ruba il sale e la pasta, nessuno può più permettersi il lusso di non rischiare solo per continuare a restare attaccato alla propria poltrona".

[Informazioni tratte da ANSA, Repubblica/Palermo, Corriere del Mezzogiorno, Italpress - €conomiaSicilia.com]

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09 gennaio 2015
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