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E si continua a tirare la cinghia...

A causa della crisi 6 famiglie su 10 posso permettersi solo la spesa al discount

23 aprile 2013

Le famiglie italiane tirano la cinghia, a causa della crisi, e si rivolgono sempre di più al discount riducendo quantità e qualità dei prodotti.
Lo afferma il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, nel corso dell'audizione delle commissioni speciali di Camera e Senato sul documento di economia e finanza.
Più di sei famiglie su dieci infatti, per la precisione il 62,3% nel 2012, (con un aumento di nove punti percentali sul 2011) fanno ormai stabilmente la spesa nei market 'low cost'. Sono state poi quasi eliminate le spese per visite mediche, analisi cliniche e radiografie, mantenendo quella incomprimibile per i medicinali.
Nonostante ciò, rivela l'Itituto di statistica, cresce la fiducia dei consumatori italiani che passa a 86,3 rispetto all'85,3 di marzo, posizionarsi al livello più alto dallo scorso luglio, ovvero da nove mesi. Nel dettaglio "in aprile aumenta la componente riferita al quadro economico (il relativo indice passa da 69,2 a 73,5), mentre diminuisce quella relativa al clima personale (da 91,4 a 90,5). Gli indicatori del clima futuro e corrente sono entrambi in aumento (rispettivamente da 80,3 a 80,8 e da 89,2 a 90,1)".

"I giudizi e le attese sulla situazione economica del paese migliorano: i rispettivi saldi passano da -147 a -137 e da -61 a -50 rispettivamente. Quanto alle attese sulla disoccupazione, le opinioni dei consumatori mostrano un aumento (da 104 a 109 il saldo) - continua l'Istat - .Le valutazioni sulla situazione economica della famiglia migliorano (il saldo passa da -75 a -73 per i giudizi e da -30 a -29 per le attese). Diminuisce il saldo dei giudizi sul bilancio familiare (da -23 a -28). Le opportunità attuali di risparmio e le attese sulle possibilità future sono in calo (da 132 a 121 e da -81 a -90 i rispettivi saldi). Le opinioni dei consumatori sull'opportunità di acquistare beni durevoli migliorano: il saldo passa da -114 a -102".
"Il saldo dei giudizi sull'evoluzione recente dei prezzi al consumo è in diminuzione (da 50 a 37). Le valutazioni sull'evoluzione dei prezzi nei prossimi dodici mesi indicano una attenuazione della dinamica inflazionistica (il saldo passa da 2 a -3). A livello territoriale, il clima di fiducia aumenta nel Nord-ovest nel Centro e nel Mezzogiorno, mentre diminuisce nel Nord-est", conclude la nota.

Per quanto riguarda la situazione economica del Paese, il prodotto interno lordo italiano "dovrebbe ridursi nel 2013 in una misura molto vicina a quella stimata dal governo nel def", che prevede una contrazione dell'1,3%. Per il 2014 "non si è ancora in grado di valutare l'effetto del provvedimento perché - spiega Giovannini - le previsioni dell'Istat verranno pubblicate a maggio".
Il presidente dell'Istat si è infine detto scettico sul ritorno dei consumi e degli investimenti a breve dopo il decreto sui debiti della P.A. E' "difficile" quantificare l'effetto del decreto legge, tuttavia l'attuale fase economica "non sembra supportare l'ipotesi di un effetto pieno e immediato" del provvedimento, ha affermato, spiegando che il motivo è dato dai "bassi livelli del tasso di risparmio e dal desiderio di ricostituzione di quest'ultimo per motivi precauzionali".
La disoccupazione "non si riassorbe con un pil che cresce dell'1%", afferma ancora  il presidente dell'Istat. "La crescita futura non si riassorbirà e non riassorbirà la disoccupazione creata, questo è il problema più ampio che abbiamo davanti come paese e come Europa", spiega il presidente. Nell'eurozona, ricorda il presidente, ci sono 25 milioni di disoccupati che "non si riassorbono con un pil che cresce dell'1%. Come spezzare questo circolo credo che sia il vero problema". L'attenzione va quindi concentrata su questo tema, anche a livello europeo. [Adnkronos]

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23 aprile 2013
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