È stato il figlio
Daniele Ciprì, nella sua prima regia senza Maresco, mette in scena una grottesca tragedia greca
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E’ STATO IL FIGLIO
di Daniele Ciprì
La storia della famiglia Ciraulo, che vive in povertà nel quartiere Zen di Palermo e che perde la figlia più piccola per un proiettile vagante durante una sparatoria criminale. Come risarcimento per la perdita, i Ciraulo ottengono dallo Stato una somma di denaro che investiranno in un'auto di lusso, una Mercedes, che per i Ciraulo diventerà più che il simbolo della ricchezza, il simbolo della Miseria della Ricchezza, strumento di sconfitta e di rovina...
Anno 2011
Nazione Italia, Francia
Produzione Alessandra Acciai, Giorgio Magliulo, Carlo Degli Esposti per Passione, Babe Films, in collaborazione con Rai Cinema, Palomar, in Associazione con Aleteia Communication, Faro Film
Distribuzione Fandango
Durata 90'
Tratto da romanzo omonimo di Roberto Alajmo (ed. Mondadori)
Regia Daniele Ciprì
Soggetto Roberto Alajmo, Massimo Gaudioso, Daniele Ciprì
Sceneggiatura Massimo Gaudioso, Daniele Ciprì, Miriam Rizzo (collaborazione)
Fotografia Daniele Ciprì, Mimmo Caiuli
Con Toni Servillo, Giselda Volodi, Alfredo Castro, Fabrizio Falco, Aurora Quattrocchi, Benedetto Raneli, Piero Misuraca, Giacomo Civiletti, Alessia Zammitti, Pier Giorgio Bellocchio
Genere Giallo
In collaborazione con Filmtrailer.com
La critica
"La commedia all’italiana è morta a metà degli anni 70, ferita da Brutti, sporchi e cattivi di Scola e sepolta da Il borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli. I “mostri” dello schermo erano diventati troppo mostri nella realtà per essere raccontati. O almeno per garantire una minima identificazione da parte degli spettatori. Il lavoro di Daniele Ciprì comincia dov’è finita la lezione dei maestri Risi e Monicelli, la riprende con la necessaria dote di necrofilia e la conduce alle conseguenze estreme.
La famiglia Ciraulo di E’ stato il figlio non è grazie al cielo «la famiglia che tutti potremmo essere», come sostiene l’autore, ma è di sicuro la famiglia che l’Italia di questi anni ha cercato di farci diventare. Un gruppo di “mostri” dominato dalla miseria, rischiarato da un unico e misterioso dono, la bellezza della piccola Serenella, che si perde quasi subito. La bimba viene uccisa da una pallottola vagante durante un regolamento di conti nella periferia di Palermo. Nel buio della disperazione, un vicino di casa fa balenare la scintilla avida di un risarcimento da parte dello Stato per le vittime di mafia. La sola promessa del danaro sconvolge la vita dei Ciraulo, li porta a indebitarsi prima coi commercianti e poi con gli strozzini, in attesa che si compia l’estenuante iter burocratico. Alla fine, quando i soldi arrivano davvero, sono diventati pochi per alimentare il sogno di miracolo economico. Bastano appena per coronarne una parvenza consumistica, l’acquisto di una fiammante Mercedes. L’auto di lusso restituisce a Nicola, che la tratta meglio della povera figlia, una paradossale fierezza paterna. Ma sarà la prevedibile fonte della definitiva tragedia.
E’ stato il figlio segna il ritorno di un talento prezioso, Daniele Ciprì. Oltre alla conferma, semmai ve ne fosse bisogno, della grandezza di Toni Servillo, un Nicola indimenticabile fin dalla prima camminata. A parte questo, pensando alle doti profetiche dell’autore, fa paura. Al principio degli anni ‘90 la “Cinico Tv” di Ciprì e Maresco pareva una galleria di mostri esasperati e si è rivelata invece l’annuncio della classe dirigente che avremmo trovato di lì a poco in Parlamento. Speriamo soltanto, per il bene della nazione, che stavolta Ciprì abbia esagerato con i suoi cieli plumbei sulle nostre disgrazie."
Curzio Maltese, "la Repubblica"
"Ciprì usa, diversamente dal romanzo, il tono del grottesco più spinto, nei costumi, negli scenari, negli inserti visivi, moltissimo nell’interpretazione di Servillo. Fa un’unica eccezione nella sequenza al rallenti che mostra il fatto dolorosissimo all’origine di tutta la storia: un proiettile vagante di uno scontro tra bande rivali colpisce a morte la piccola della famiglia, Serenella (Alessia Zammiti). Ma per i disperati Ciraulo si apre uno spiraglio – ecco il pragmatismo cinismo – quando vengono a sapere del risarcimento dello stato per le vittime della mafia. Il miraggio dell’ingente somma diventa l’inizio della fine della famiglia che comincia subito a spendere e spandere finendo anche nelle mani di un usuraio. Quando poi i soldi finalmente arrivano, il capofamiglia decide fra l’incredulità generale di acquistare una Mercedes di lusso."
Pedro Armocida, "il Giornale"
"E’ stato il figlio ha una trama da tragedia greca (…) ma a Ciprì non interessa minimamente raccontare una storia nel senso classico del termine: semmai una fiaba, in cui la violenza della tragedia si alterna alla dolcezza dei cantastorie (…)"
Alberto Crespi, "l'Unità"
"(…)le disavventure di questi poveracci, disperati, sottoproletari (…) colpiti da improvvisa (e rovinosa) ricchezza, sembrano ricominciare a ogni capitolo: come tappe di una dimostrazione che contiene scene, figure e trovate anche molto eloquenti, ma sigillate in una consapevolezza così estrema, in un controllo così esasperato di tutti i dettagli e le implicazioni di ogni elemento, da restare imprigionati in un perfezionismo (un determinismo) un poco raggelante."
Fabio Ferzetti, "Il Messaggero"
"Dietro una scelta volutamente farsesca (dove Toni Servillo riesce a raccontare lo squallore del suo personaggio senza cadere nella macchietta) sembra prendere forma il peggiore degli incubi pasoliniani, quello di un popolo che ha perso la sua identità e che si è arreso alle più squallide tentazioni del benessere (…)"
Paolo Mereghetti, "Il Corriere della Sera"
Realizzato con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali-Direzione Generale Cinema e con il sostegno dell'Apulia Film Commission - Premio per il miglior contributo tecnico, per la fotografia, a Daniele Ciprì, Premio Marcello Mastroianni a Fabrizio Falco (anche per "Bella addormentata" di Marco Bellocchio), segnalazione Cinema for Unicef alla 69ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2012). I giovani giurati del Vittorio Veneto Film Festival hanno assegnato a Toni Servillo, per la ssua interpretazione, un'edizione speciale del 'Premio 400Colpi'.