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E' tornata la calma ...

Dopo l'inaccettabile situazione che si è venuta a creare ieri, Lampedusa adesso vuole solo festeggiare la sua Santa Patrona

22 settembre 2011

Il sindaco asserragliato nel suo ufficio armato di mazza da baseball. Insegnati e alunni barricati dentro la scuola mentre il personale sta di guardia davanti gli accessi. Per strada, decine e decine di persone, tra immigrati, forze dell'ordine e lampedusani ad urlare esasperati, tirare pietre, minacciare di farsi saltare in aria, malmenare giornalisti, mentre ronde organizzate vanno a "caccia di tunisini". Decine i feriti. Nel cielo, le ultime nubi di fumo nero esalati dal centro di prima accoglienza a cui hanno dato fuoco.
Quanto accaduto ieri a Lampedusa è inaccettabile. Inaccettabile. Eppure in molti, in troppi l'hanno visto come il disastro annunciato, il dramma che ci si aspettava.
L'Unhcr, l'Alto commissariato Onu per i rifugiati e i richiedenti asilo e l'Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, avevano già da tempo denunciato una situazione di crescente tensione che, con molta probabilità, sarebbe potuta diventare esattamente quello che si è visto ieri.
Bernardino De Rubeis, il sindaco di Lampedusa, costretto a stare chiuso dentro il suo ufficio e armato per paura della collera dei suoi concittadini, in uno dei suoi tanti sfoghi di ieri, ha detto: "Avevano avvertito tutti su quello che poteva succedere ed è accaduto. E’ ora che il governo intervenga dopo tanto immobilismo. C’é una popolazione che non sopporta più, vuole scendere in piazza con i manganelli, perché vuole difendersi da sola, in quanto chi doveva tutelarla non l’ha fatto".
Anche secondo il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, la situazione da guerra civile vissuta nell'isola pelagica era qualcosa di ampiamente prevedibile. "Quanto successo a Lampedusa era largamente prevedibile e, purtroppo, non ci sorprende. Ci stupisce, invece, come questo non sia stato previsto dal ministero dell’Interno. Si tratta della cartina tornasole dell’incapacità di questo governo nell’affrontare le drammatiche questioni che pesano sul nostro Paese".

Nella serata, la situazione si è poi tranquillizzata. Nella notte sono cominciati i tresferimenti che dovrebbero continuare anche oggi per svuotare del tutto Lampedusa.
"Oggi sono più sereno, nella notte sono stati trasferiti da Lampedusa altri trecento immigrati tunisini ed oggi sono previsti altri voli per portare via tutti gli altri clandestini che ieri hanno messo a ferro e fuoco la mia isola", ha detto questa mattina il sindaco De Rubeis. "Ieri sera ho avuto un incontro cordiale con il Questore di Agrigento che è venuto a coordinare le operazioni mandato da Viminale - ha detto ancora De Rubeis - Sono stato molto preoccupato ma oggi la situazione è nettamente migliorata".
De Rubeis, che oggi tenterà di sentire il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha avuto parole di fuoco per tutti i rappresentati delle massime istituzioni, e in particolare per il presidente della Repubblica. Ieri sera, ai microfoni del Tg 5, il sindaco ha chiesto pubblicamente scusa al Capo dello Stato. "Chiedo scusa al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Adesso che gli animi si sono un po' placati, mi rendo conto d’aver usato parole inappropriate". "Sono mortificato - ha aggiunto De Rubeis - per le parole utilizzate, ma qui la situazione è davvero ingestibile e si perde il lume della ragione. Rinnovo però, con le dovute maniere, l’appello al presidente Napolitano che è bipartisan e il padre della nostra Italia. Valuti la possibilità di venire a Lampedusa signor presidente - ha concluso De Rubeis - e venga in difesa di quelli che sono i diritti di questa popolazione, ancora orgogliosa di essere italiana".
Oggi, De Rubeis tenterà di chiedere scusa personalmente al presidente Napolitano. "Vorrei chiedergli scusa a voce per le parole offensive che ho usato ieri. Ma era appena avvenuto uno scontro e anch'io ero stato aggredito verbalmente da un gruppo di lampedusani. Ero spaventato. Spero di riuscire a parlarci. Napolitano è una persona che stimo profondamente e mi dispiace quello che è accaduto".

Sempre oggi, quattro immigrati tunisini sono stati fermati con l'accusa di avere appiccato l'incendio che martedì ha parzialmente distrutto il centro di accoglienza di Contrada Imbriacola. La squadra mobile di Agrigento, oltre ai quattro tunisini, rinchiusi nel carcere di Petrusa, ha fermato altre sette persone: quattro sono ritenuti gli scafisti di uno sbarco avvenuto nei giorni scorsi, mentre gli altri tre erano destinatari di un provvedimento di espulsione. I provvedimenti sono stati firmati dal procuratore aggiunto di Agrigento Ignazio Fonzo che parla, in una nota della "particolare attenzione rivolta, con l'efficace cooperazione delle forze di polizia, al contrasto dello sfruttamento dell'immigrazione clandestina e ai gravi reati ad esso collegati".
Ieri il procuratore di Agrigento Renato Di Natale aveva confermato l'apertura di un'inchiesta sul rogo che ha semidistrutto due dei tre padiglioni, ipotizzando i reati di incendio e danneggiamento, spiegando, però, che "se le indagini delle forze dell'ordine dovessero appurare che, in effetti, la vita di molte persone è stata messa in serio rischio, si potrebbe anche configurare il reato di strage".

Oggi a Lampedusa sarà giorno di festa con la processione della Santa Patrona dell'isola, la Madonna di Porto Salvo, alla quale parteciperà il vescovo di Tunisi, monsignor Maroun Elias Lahham, arrivato nella tarda serata di ieri nell'isola. Il sindaco Bernardino De Rubeis ha infatti confermato che i festeggiamenti, che hanno rischiato di saltare per gli scontri di ieri, si terranno regolarmente.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Rainews24.it, ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]

- Un disastro annunciato (Guidasicilia.it, 21/09/11)

- Gravi scontri a Lampedusa (Guidasicilia.it, 21/09/11)

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22 settembre 2011
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