Ebola, il "paziente zero"
L'epidemia sarebbe cominciata lo scorso 6 dicembre. Nel 2015 la comunità internazionale disporrà del vaccino
Il 'paziente zero' nella epidemia di Ebola sarebbe un bambino di 2 anni morto il 6 dicembre scorso, pochi giorni dopo essersi ammalato in un villaggio nei pressi di Guéckédou, nella Guinea sudorientale. E' quanto sospettano i ricercatori, secondo quanto scrive il New York Times.
Tre team di esperti cinesi partono oggi per l'Africa occidentale per fornire il loro contributo contro la diffusione dell'epidemia di Ebola. Lo ha annunciato la Commissione nazionale cinese per la Salute e Pianificazione familiare, secondo quanto riporta l'agenzia Xinhua. Gli specialisti cinesi voleranno in Guinea, Sierra Leone e Liberia, portando con sé materiali e forniture sanitari. Ciascun team è composto da un epidemiologo e da due medici specialisti in disinfezione e protezione personale.
In Liberia, denuncia Medici senza frontiere, l'epidemia del virus ha completamente travolto il sistema sanitario che sta "cadendo a pezzi". La coordinatrice in Liberia di Msf, Lindis Hurum, ha detto alla Bbc che le cifre ufficiali fornite dalle autorità locali "sottostimano la realtà" della situazione. "Le nostre capacità sono tirate al limite", ha affermato Hurum, riferendo che nella capitale Monrovia cinque dei maggiori ospedali sono rimasti chiusi per oltre una settimana e "alcuni hanno iniziato a riaprire, ma ci sono altri ospedali in altre zone che vengono abbandonati dal personale". Finora, circa 1.000 persone sono morte e 1.800 sono rimaste infettate dal virus in Africa Occidentale.
Intanto, le autorità sanitarie nigeriane hanno registrato due nuovi casi di infezione dal virus, mentre altre 139 persone sospettate di avere contratto l'infezione sono state poste in quarantena. Lo ha riferito il ministro della Salute, Chukwu Onyebuchi.
Nel Paese, dove il presidente Goodluck Jonathan ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, sono finora 9 i casi di persone infettate dal virus, due delle quali sono decedute. Altri sei casi sospetti attendono di essere verificati dalle autorità sanitarie.
E sale l'allarme in Guinea che ha annunciato la chiusura delle frontiere con la Sierra Leone e la Liberia nel tentativo di fermare la diffusione dell'epidemia del virus Ebola che sta colpendo l'Africa Occidentale. Lo riporta l'emittente SkyNews.
In Guinea gli ultimi dati sull'epidemia del virus Ebola indicano che i casi sono saliti a 495, con 367 morti. Lo riferiscono fonti del ministero della Salute del Paese africano. Finora sono 94 i pazienti dimessi dai vari centro medici del Paese, mentre 19 persone rimangono ricoverate.
Nel corso dell'ultima settimana, nove casi di contagio sono stati registrati nella città meridionale di Gueckedou, la più colpita, mentre sette casi sono stati riportati nella capitale Conakry. Nessun nuovo caso è stato però registrato nelle sette regioni dell'interno finora colpite dall'epidemia.
In Italia il ministero della Salute ha riferito in una nota che "in queste ultime ore, le strutture del sistema sanitario nazionale, in collaborazione con gli uffici ministeriali e con l'Istituto nazionale per le malattie infettive 'Spallanzani', hanno gestito alcune segnalazioni di possibili casi di importazione di malattia di Ebola, poi non confermate dalle analisi svolte". Il ministero sottolinea che il falso allarme dimostra l'efficacia della vigilanza italiana.
Dal dicastero guidato dal ministro Beatrice Lorenzin si spiega che sono stati "applicati i protocolli stabiliti nelle circolari diramate a suo tempo dal ministero. Tutte le strutture sanitarie di frontiera e di ricovero continuano a vigilare costantemente, pur nella consapevolezza che la situazione, per quanto riguarda l'Italia e l'Europa, resta assolutamente sotto controllo".
SI LAVORA AL VACCINO - Jean-Marie Okwo Bélé, direttore del dipartimento vaccini e immunizzazioni dell'Organizzazione mondiale della Sanità, intervistato dalla radio francese Rfi, ha annunciato che test clinici su un vaccino preventivo contro il virus Ebola cominceranno già a settembre per arrivare sul mercato nel 2015. Il trattamento sarà messo a punto dai laboratori britannici di Gsk.
Il rappresentante dell'Oms ha precisato che i test saranno avviati inizialmente negli Stati Uniti e "certamente in un Paese africano, perché è là che ci sono i casi". Le prospettive di arrivare presto a risultati utili sono buone. "Entro la fine dell'anno dovremmo avere i risultati dei test clinici. E visto che si tratta di "un'urgenza, possono essere messe in atto procedure d'urgenza" in modo che, per il 2015 "si possa disporre di un vaccino", ha concluso. [Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Adnkronos Salute]