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Ecatombe d'inverno

Il numero dei profughi morti nel Canale di Sicilia è salito vertiginosamente: si parla di oltre 300 vittime

11 febbraio 2015

AGGIORNAMENTO - Un altro gommone con oltre cento profughi a bordo sarebbe affondato nel Canale di Sicilia. Salgono così a 330 i morti. L'imbarcazione era partita sabato dalla spiaggia di Tripoli con altri tre gommoni con a bordo almeno cento persone su ogni mezzo.
"Non volevamo partire, c'era brutto tempo - raccontano agli operatori di Save The Children, i nove malesi, tutti tra i venti e i trenta anni, soccorsi a bordo di un mercantile e portati all'alba di oggi a Lampedusa - Ma i trafficanti umani ci hanno costretti sotto la minaccia delle armi e non avevamo altra scelta. Siamo partiti a bordo di quattro gommoni in 460, ma uno dei gommoni, durante la traversata, è affondato e sono morti tutti i profughi a bordo. Tra loro c'erano anche tre bambini. Un altro gommone si è sgonfiato davanti e l'altro imbarcava acqua. E' stata una tragedia, non avrei mai immaginato di vivere un incubo del genere".
"Ci tenevano chiusi in un magazzino alla periferia di Tripoli - hanno raccontato ancora - e ci dicevano di aspettare prima di partire. Poi, sabato, senza preavviso, sono venuti. Erano tutti armati e ci hanno costretti a lasciare quel campo per raggiungere una spiaggetta di Tripoli". Hanno pagato tutti 800 dollari a testa.

203. A tanto è salito il numero dei profughi morti nel Canale di Sicilia. La tragica conferma è arrivata da Carlotta Sami, portavoce dell'Unhcr, che ha raccolto le testimonianze dei nove migranti soccorsi da un rimorchiatore a oltre cento miglia da Lampedusa e arrivati poche ore fa sull'isola.
"Complessivamente erano tre i gommoni con i migranti a bordo - ha spiegato Sami all'Adnkronos - su uno c'erano anche i 29 profughi poi morti assiderati e i 76 superstiti. Su altri due gommoni c'erano più di 210 persone. Di queste ne sono state tratte in salvo solo nove".
Secondo il racconto dei superstiti ai mediatori culturali su un gommone c'erano 105 immigrati e sull'altro 107. "Uno dei due gommoni è affondato - hanno raccontato tra le lacrime - e l'altro si è sgonfiato davanti provocando il panico a bordo". I nove superstiti sono stati tratti in salvo dal rimorchiatore che poi li ha trasportati a Lampedusa.

Intanto verranno trasferite oggi da Lampedusa a Porto Empedocle (Agrigento) le ventinove salme dei profughi morti assiderati dopo il soccorso a 110 miglia dall'isola che ha scatenato polemiche sulle dinamiche di salvataggio.
Il prefetto di Agrigento Nicola Diomede sta coordinando le operazioni per dare una sepoltura alle vittime. Sono quattordici i comuni dell'agrigentino che hanno dato la loro disponibilità per accogliere le salme. Due verranno sepolti ad Alessandria Della Rocca, due ad Aragona, due a Burgio, due a Cammarata, tre a Canicattì, quattro a Cianciana, uno a Favara, due a Grotte, due a Montallegro, due a Palma di Montechiaro, uno a Porto Empedocle, uno a Ribera, due a Santo Stefano di Quisquina e tre a Sciacca.

Gli uomini della Squadra mobile di Agrigento e della Polizia scientifica di Palermo hanno interrogato i migranti che si trovavano a bordo dell'imbarcazione soccorsa domenica scorsa. Dai primi racconti emerge che il gommone, dove erano stipati gli oltre cento profughi, è rimasto in mare per tre giorni e che quasi subito ha cominciato a imbarcare acqua. Il gommone - insieme ad un'altra imbarcazione - avrebbero fatto naufragio lunedì pomeriggio, tra le 15 e le 16, dopo essere stati capovolti dalle onde del mare forza 8. I superstiti sarebbero riusciti a salvarsi rimanendo aggrappati disperatamente ai tubolari prima di essere soccorsi da un rimorchiatore italiano.
Ai superstiti, originari del Mali e del Senegal, è stato chiesto di fare un elenco delle persone e dei compagni di viaggio per avere una lista completa dei nomi e cognomi. Uno solo dei cadaveri è stato identificato. Si tratta di un ivoriano di 31 anni. L'età media delle vittime è tra i 18 e i 25 anni.
La Guardia Costiera, che negli ultimi giorni ha partecipato con grande impegno e spirito di abnegazione alle operazioni di soccorso che si sono svolte al limite delle acque libiche, sta valutando il racconto dei nove superstiti.
La zona del naufragio, nonostante le proibitive condizioni meteo, è già stata perlustrata dalle unità intervenute sul posto e da un aereo Atr 42 alla ricerca degli oltre 200 dispersi sulla cui sorte non vi sarebbero purtroppo speranze.

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha subito manifestato "profondo cordoglio per quanto successo" e allo stesso tempo ha espresso "preoccupazione" per le modalità in cui sono avvenute queste morti. Se da un lato l’Unhcr "plaude allo sforzo di tutti i soggetti coinvolti nel soccorso - che ha avuto luogo in alto mare e con cattive condizioni meteorologiche, portando al salvataggio di 106 vite umane - d’altro lato l'incidente richiama alla memoria le ragioni per cui si è ritenuto importante dopo il disastro di Lampedusa avvenuto nell’ottobre 2013 rendere molto più efficace la capacità di soccorso nel Mediterraneo".

Nel 2015, benché le condizioni meteorologiche di gennaio e febbraio non fossero buone, si è già assistito a un numero significativamente elevato di rifugiati e migranti che hanno tentato la traversata del Mediterraneo, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Nel mese di gennaio sono stati registrati 3.528 arrivi solamente in Italia, rispetto ai 2.171 rilevati nel gennaio del 2014.
"Nel 2014 - ricorda l’Agenzia Onu - almeno 218.000 persone hanno attraversano il Mediterraneo e in più di 3.500 hanno perso la vita - un numero che sarebbe stato più elevato se non fosse stato per gli sforzi dell’operazione di salvataggio Mare Nostrum condotta dall’Italia, che attualmente non è più attiva. L’operazione Triton promossa dall'Europa e gestita dall'Agenzia europea di protezione delle frontiere Frontex ha un obiettivo diverso e non fornisce in modo adeguato la capacità di ricerca e soccorso. Se le operazioni di ricerca e soccorso non verranno condotte in modo idoneo, ci si dovranno aspettare altre tragedie di questo genere".

L'Unhcr ha ribadito quindi la richiesta che "l'UE garantisca questa capacità e fornisca all’Italia un sostegno adeguato di modo che possa far fronte agli arrivi di persone che attraversano irregolarmente il Mediterraneo. Questo mare è passato dall’essere una rotta prevalentemente frequentata da migranti al diventare un percorso importante per i rifugiati in fuga dai conflitti. Nel mese di gennaio, il principale gruppo di persone arrivate in Italia - circa il 22 per cento del totale - era rappresentato da cittadini siriani. Tra le altre persone che hanno intrapreso questo viaggio in molti provenivano da altri paesi noti per essere luoghi che producono rifugiati. L’aiuto all’Italia garantito dall'operazione di Frontex denominata Triton e dall’EASO (l’ufficio di supporto per l’asilo a livello europeo) non possono essere l'unica forma di solidarietà e di umanità che l’Europa è in grado di dimostrare".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Aise]

- Ma questa strage si poteva evitare (Guidasicilia.it, 10/02/15)

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11 febbraio 2015
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