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Ecatombe Mediterranea

''L'ultimo tragico esempio di un fenomeno che nasce da un'immane disperazione''

01 aprile 2009

Diventeranno cibo per i pesci. Oppure i loro corpi rimaranno impigliati nelle reti dei pescatori. A loro tutto l'orrore quando le alzeranno a bordo...
Un altro viaggio della speranza, affrontato da centinaia di disperati, si è trasformato in tragedia. Quante imbarcazioni sono affondate tra sabato e dominica scorsa? I dati sono ancora incerti e probabilmente non diventeranno mai sicuri. Di certo si sa che un peschereccio con a bordo 257 migranti (c'è chi ipotizza fossero 300), diretto verso l'Italia, è affondato a 30 chilometri dalla costa libica a causa dei forti venti e delle condizioni precarie dell'imbarcazione. Questo era salpato la notte tra sabato e domenica scorse dal porto di Sidi Bilal Janzur nei pressi di Tripoli e, dopo l'attraversata del Mediterraneo, sarebbe dovuto attraccare a Lampedusa.
Secondo il ministro dell'Interno libico, Abdulfatah Yunes El Abdei, tutti i migranti si trovavano in una sola "carretta", ma nemmeno questo è sicuro. "Tre imbarcazioni sono salpate dal porto. Una è affondata ma ignoriamo se le altre due siano arrivate o meno a destinazione". "Al momento 23 immigrati di nazionalità africana e araba sono stati tratti in salvo e 21 cadaveri sono stati recuperati", ha aggiunto El Abdei.
Queste cifre sono state confermate anche da Laurence Hart, responsabile per Tripoli dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Ma queste cifre sicuramente aumenteranno.

La ricostruzione di questa ennesima ecatombe mediterranea, si è fatta ancora più complicata quando sono giunte le notizie, in un primo momento confuse, su una quarta barca con 350 persone a bordo.
Quest'altra carretta era rimasta danneggiata al largo delle cose libiche poco dopo la partenza avvenuta domenica. Ma, individuata dalla guardia costiera libica, è stata trainata a riva dal rimorchiatore italiano Asso 22 che si trovava nei paraggi. "Non c'era uno spazio libero - ha racconta il comandante Francesco Barraco - ogni angolo era occupato da immigrati, sembrava una scena di quelle che si vedono soltanto in televisione... Eravamo in navigazione dalla piattaforma petrolifera a Tripoli quando la guardia costiera libica ci ha chiesto di dirigerci in una zona dove c'era un barcone in avaria. Quando siamo arrivati sono saliti a bordo tre ufficiali libici e noi abbiamo rimorchiato il peschereccio fino al porto di Tripoli, dove siamo arrivati alle 14 di domenica".
Secondo il comandante Barraco, i migranti erano in buone condizioni anche se il personale della nave non ha avuto contatto con i clandestini.

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), in una nota diramata ieri, ha espresso shock e profonda tristezza per le centinaia di persone disperse a largo delle coste libiche nel tentativo di raggiungere l'Europa. "Questo tragico incidente - hanno commentato dall'Unhcr - mette in luce, ancora una volta, i pericoli ai quali sono esposte le persone prese in flussi irregolari di migranti e rifugiati nel Mediterraneo ed altrove e che ogni anno costano migliaia di vittime".
L'Alto Commissario, António Guterres, ha espresso il suo "profondo dolore per la tragica perdita di vite umane". Guterres ha definito la sciagura come "l'ultimo tragico esempio di un fenomeno globale che vede gente disperata prendere decisioni disperate per sfuggire a conflitti, persecuzione e povertà alla ricerca di una vita migliore. E' un fenomeno presente in tutto il mondo, ma - ha aggiunto - la globalizzazione è stata asimmetrica. Il denaro si muove liberamente, le merci si muovono sempre più liberamente, ma gli ostacoli al movimento delle persone sono ancora presenti e in certi casi anche in aumento. Questo è un paradosso. Ci sono sempre più persone in movimento e sempre più barriere da superare, il risultato è che ci sono sempre più persone costrette ad attraversare i confini internazionali in maniera irregolare. E a fronte di movimenti irregolari della popolazione diventa sempre più difficile distinguere tra migranti economici e rifugiati o richiedenti asilo bisognosi di protezione". Secondo Guterres, inoltre, l'incidente sottolinea "la necessità di migliorare la cooperazione internazionale per i salvataggi in mare".

Dal segretario generale del Consiglio d'Europa, Tarry Davis, è invece arrivato un'appello alle coscienze dei governanti dell'Unione per fermare i viaggi della disperazione e le continue stragi del mare: "Queste vittine si aggiungono a una lunghissima lista di migliaia di disperati che ogni anno muoiono nel tentativo di raggiungere l'Europa. L'unico modo per risolvere il problema è di creare risorse nei Paesi da cui gli emigranti provengono".

Anche il CIR, il Consiglio Italiano per i Rifugiati, ha subito diramato una nota. "Siamo di fronte alla più grande tragedia consumatasi nel Mare Mediterraneo in questi anni. Ma è ormai non si può parlare di un 'grave incidente' ma di un continuo di tragedie che dal 2006 ad oggi ha visto 6.000 migranti e rifugiati morire durante il viaggio via mare per arrivare in Europa, e parliamo solo di quelli conosciuti". "Il CIR - ha ricordato il direttore Christopher Hein - ormai da anni combatte a livello italiano ed europeo per una politica che affronti l'oggettiva pressione migratoria e la fuga dei rifugiati in modo strategico, con un piano globale. Tale piano deve prevedere canali realistici di ingresso regolare e protetto. Non ha senso intervenire solo in una regione come ha fatto la Spagna senza considerare che i flussi si spostano". "E' più importante assistere i Paesi di transito negli sforzi per permettere ad un certo numero di migranti e rifugiati di rimanere legalmente in questi Paesi e di poter lavorare anziché investire solamente per il potenziamento dei controlli alle frontiere che - ha concluso il direttore del Cir - non hanno nessun altro effetto di dirottare il problema da un confine all'altro".

Il ministro dell'Interno italiano, Roberto Maroni, che ieri si trovava a Reggio Calabria, ha lanciato un appello alla solidarietà e alla compartecipazione internazionale dinanzi al dramma che si è consumato al largo delle coste libiche. Maroni ha messo in evidenza la necessità di un impegno comune per fronteggiare queste situazioni al di fuori della normalità. "Noi - ha detto - controlliamo e gestiamo quanti arrivano nelle acque di competenza italiana dando loro soccorso, sostegno e accoglienza e non possiamo che auspicare che lo stesso intervento venga fatto anche dalle altre autorità, in particolare dalla Libia, per evitare queste tragedie che addolorano e colpiscono tutti. Spesso andiamo con le nostre imbarcazioni anche al di fuori delle acque di competenza muovendoci quando vediamo che chi dovrebbe intervenire non lo fa. Ciò perchè anteponiamo a trattati e confini territoriali la vita umana". "Interveniamo anche e soprattutto - ha detto ancora Maroni - quando intercettiamo un'imbarcazione in difficoltà rendendoci conto che chi dovrebbe intervenire gira la testa dall'altra parte. Noi ci andiamo. L'abbiamo fatto spesso e continueremo a farlo perchè, lo ribadisco, prima di tutto c'è la vita umana".

Il ministro, nel corso dell'incontro con i giornalisti, non ha sottovalutato l'entità di quanto accaduto ai due barconi. "Purtroppo - ha sottolineato - quello che è successo è una tragedia immane che è al di fuori della nostra conoscenza e della minima nostra possibilità di intervento. Per quanto ci riguarda abbiamo intensificato i rapporti con la Libia. Nei prossimi giorni partirà il corso di aggiornamento per le unità di quello Stato che dovranno utilizzare i sei barconi per il pattugliamento che abbiamo donato loro. L'accordo è scritto e sottoscritto e dal 15 maggio riteniamo che il pattugliamento possa partire". Maroni ha detto di essere "attento alle situazioni dove esistono forti concentrazioni di immigrati come a Rosarno. Non chiudiamo gli occhi sul fenomeno, anzi li teniamo bene aperti. Ci sono concentrazioni di immigrati sulle quali stiamo già intervenendo. Vogliamo rimpatriare i clandestini e cerchiamo di aiutare tutti mettendo sempre al centro la dignità della persona".

Arrestati i due scafisti responsabili di sbarco domenica nel ragusano - Due extracomunitari responsabili dello sbarco di 150 clandestini di etnia tunisina, algerina, del Togo e del Ghana, sbarcati a Scoglitti (Ragusa) il 29 marzo scorso, sono stati arrestati dalla Squadra Mobile di Ragusa, in collaborazione con la Guardia di Finanza-Sezione Operativa Navale di Pozzallo. In manette sono finiti due egiziani, di 24 e 27 anni. Nei loro confronti l'accusa è di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. I militari erano intervenuti sulla spiaggia Sabbiedoro dove avevano individuato un'imbarcazione in legno con a bordo 150 clandestini che stavano cercando di abbandonare il natante. Gli immigrati, bloccati poco dopo dai militari, erano stati condotti a Pozzallo per la prescritta visita medica e le operazioni di identificazione. L'imbarcazione per raggiungere le coste italiane è stata sequestrata dal personale operante con la dotazione di bordo e altro materiale di rilevante interesse investigativo. L'altro ieri dopo attente e accurate indagini sono stati individuati i due stranieri che avevano organizzato e gestito la traversata. I due sono stati fermati e portati nella Casa Circondariale di Ragusa a disposizione del sostituto procuratore della Repubblica, Monica Monego.

[Informazioni tratte da Il Tempo, AISE, La Siciliaweb, Adnkronos/Ing]

- "Così ho soccorso il barcone dei disperati" di Francesco Viviano

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01 aprile 2009
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